Samuele Rossi
Samuele Rossi ha studiato Discipline delle Arti e dello Spettacolo all’Università di Pisa, Regia Cinematografica e Televisiva alla European Rosebud Film School a Roma, Screen Writing alla York Film Academy e Filologia Moderna alla Facoltà di Lettere a La Sapienza di Roma.
Esordisce alla regia di lungometraggio nel 2011 con dal titolo LA STRADA VERSO CASA, partecipando a numerosi festival in tutto il mondo (Festival Internazionale del Cinema di Roma, Mostra Internazionale del Cinema di San Paolo) e vincendo diversi premi nazionali. L’anno successivo fonda la società di Produzione Cinematografica Echivisivi.
Nel 2014 esce il suo primo film documentario LA MEMORIA DEGLI ULTIMI, presentato in Anteprima al BIFEST 2014, il film ottiene un ottimo riscontro di critica e pubblico. Nel 2016 realizza il documentario evento INDRO, L’UOMO CHE SCRIVEVA SULL’ACQUA, in collaborazione con Sky Arte e con il supporto del Mibact. Il film è stato tra i finalisti ai Nastri D'Argento Doc 2017. Nello stesso anno esce documentario BIOGRAFIA DI UN AMORE, un film che continua a lavorare sul tema della “memoria” e della perdita. Nel 2018 è produttore di SE DI TUTTO RESTA UN POCO. SULLE TRACCE DI ANTONIO TABUCCHI, film documentario che racconta la vita del grande scrittore italiano e nel 2019, scrive e dirige FUOCO SACRO, Format Tv, produzione originale laEffe, sulla letteratura italiana del ‘900. GLASSBOY è il suo ultimo lavoro. Attualmente è Docente di Regia di Accademia Cinema Toscana e parte del Direttivo del Festival Internazionale dei Popoli.
Dichiarazione regista
“Quando ho cominciato a lavorare a “Glassboy” avevo in mente da un lato alcuni riferimenti ormai
leggendari della cinematografia di genere, in particolare del cinema per ragazzi quali “Stand by me”, “E.T.” o i “Goonies”, dall’altro opere appartenenti al mio background cinematografico europeo, più attento alla forma e alle tematiche sociali. La sfida era davvero nel connubio di questi due mondi: raccontare il mondo ad altezza bambino e al contempo farlo attraverso uno specifico linguaggio di genere, riportandolo in modo netto al centro delle mie intenzioni creative e lavorando prevalentemente nella direzione della fiaba e del realismo magico. Tutto è cominciato quando fra le mie ricerche mi sono imbattuto nel libro di Fabrizio Silei, Il bambino di vetro, a fine 2014.
L’innamoramento è stato immediato. Da quel momento, un lavoro di approfondimento, scrittura e
adattamento con l’obiettivo di calare la dimensione narrativa dell’opera ai giorni d’oggi, modificandone ampiamente personaggi e drammaturgia ma senza volerne tradire i presupposti principali. Ecco perché la storia di Pino mi è rimasta sulla pelle: l’avventura di un bambino di undici anni con una malattia limitante che cerca disperatamente il proprio posto nel mondo. La sua voglia di vivere è così intensa che nemmeno la minaccia della morte può trattenerlo dallo spingersi oltre i propri limiti. Pino, nella prima parte del film, è spesso ripreso dietro qualcosa: uno schermo, la fotocamera del suo telefono, un casco, la fessura di una porta, una tenda, la finestra di una macchina. C'è sempre qualcosa che impedisce a Pino di partecipare a ciò che avviene nel mondo.
All’opposto di questo meccanismo la passione di Pino per i supereroi e per i fumetti, unico veicolo attraverso il quale il bambino, disegnando, cerca di evadere dalla sua realtà per sentirsi parte del mondo esterno. L’immaginazione e la fantasia diventano quindi gli unici modi attraverso cui proiettarsi altrove. In questa oscillazione iniziale si racconta in definitiva il tentativo di Pino di abbattere tutto ciò che lo separa dalla realtà (la finestra, metafora della malattia) per trasformare quello che fino a quel momento ha soltanto immaginato con i fumetti in realtà.
Il fumetto iniziale e finale, a segnare il rapporto tra fantasia e realtà, immaginazione e vita vera, apre e chiude il racconto combinando e mescolando in modo duplice la lettura della storia, dichiarando che quanto visto nel film sia la storia così come Pino stesso l’ha vissuta e raccontata attraverso un fumetto da lui realizzato dove finalmente per la prima volta vita e immaginazione si sovrappongono.
GLASSBOY è diventata quindi anno dopo anno l’occasione di poter raccontare una storia universale, capace di rendere i bambini protagonisti, senza compromessi, e al contempo di coinvolgere il mondo degli adulti in uno straordinario viaggio a ritroso al tempo della propria infanzia, il luogo delle meraviglie perdute, segni indelebili del nostro viaggio nel mondo.