Markus Imboden
Born 1955, Interlaken (Switzerland). He studied German and History at the University of Zurich. From 1981 to 1986 he was director’s assistant at Theater An der Winkelwiese in Zürich, Schauspielhaus Zürich and Schauspielhaus Köln. Afterwards he directed several TV series, TV movies, and theatrical feature films such as KATZENDIEBE (1996) and COMEDIAN (KOMIKER, 2000).
Markus Imboden
Nato nel 1955 a Interlaken (Svizzera). Ha studiato Tedesco e Storia all’Università di Zurigo. Dal 1981 al 1986 ha lavorato come assistente alla regia per i teatri An der Winkelwiese di Zurigo, Schauspielhaus di Zurigo e Schauspielhaus di Colonia. In seguito ha diretto serie televisive, film per la tv, e lungometraggi per il cinema come KATZENDIEBE (1996) e COMEDIAN (KOMIKER, 2000).
Director’s statement
THE FOSTER BOY is a simple, no-frills story. It takes a position, challenges injustice, takes a stand for culture and civilization and a stand against treating people like livestock. The story illustrates the dishonesty hiding under the cloak of traditions – holding tight onto traditions in order to hold tight onto one’s prejudices. The camera does not historicize. A distance is not created. We observe the people in a modern and relaxed manner. Without betraying the tragedy, the film is also light and easygoing. It strives to follow the path of happiness as much as it strives to follow the path of unhappiness. A clear story with distinct images and well-defined characters. Nothing is meant to denounce them. Everyone has their problems, everyone has their own view of things. Everyone is right, in their own way. The film is not dark, it’s colorful (in Emmental the meadows are lush and green, nature is abundant, the sky is blue, the thunderclouds majestic). The landscape plays a role in the film, one of the lead roles. Over and over again, we see this intact nature. It lends a beautiful quality to the film. Max comes alive in these natural surroundings, he discovers meaning and a sense of duty in farming. He likes to work in the fields, he tries hard, and he receives recognition and satisfaction through physical work. THE FOSTER BOY is, of course, a drama: At one point things take their relentless course, like in a Greek tragedy. This shouldn't be shown in a dark manner, only in a serious manner.
Dichiarazioni del regista
THE FOSTER BOY è una storia semplice e austera, che attacca le ingiustizie, prende posizione a favore della cultura e della civilizzazione e contro il maltrattamento delle persone. La storia mostra la falsità che si nasconde dietro la maschera della tradizione, dietro l’ancorarsi alla tradizione al fine di mantenere i propri pregiudizi. La macchina da presa non storicizza. Non crea distanza. Osserva le persone in modo moderno e disinvolto. Pur rispettando gli schemi della tragedia, il film è anche lieve e spiritoso, cerca di seguire la traiettoria della felicità e al contempo quella dell’infelicità. È una storia pura, con immagini terse e personaggi ben definiti. Nessuno è condannato. Ognuno ha i suoi problemi, la sua visione delle cose. Ognuno ha le sue ragioni. Il film non è cupo, ma ricco di colori (nell’Emmental i prati sono verdi e rigogliosi, la natura è florida, il cielo è blu, le nuvole sono maestose). Il paesaggio è uno dei protagonisti del film. La natura incontaminata viene mostrata ripetutamente, è un valore estetico aggiunto. In questi ambienti naturali Max si ravviva, nella vita rurale scopre il significato e il senso del dovere. Gli piace lavorare nei campi, ce la mette tutta, e dal lavoro fisico riceve appagamento e soddisfazione. THE FOSTER BOY è sicuramente un film drammatico: a un certo punto le cose prendono il loro corso implacabile, come in una tragedia greca. Tuttavia, ciò non viene mostrato in modo cupo, ma in un modo serio, rigoroso.