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GIFFONI EXPERIENCE 2014 - 18.27 luglio

Sezioni e Film

THE NIGHTINGALE

Category: Edizione 2014

Sinossi

Zhigen, un anziano contadino cinese, ha vissuto da solo a Pechino per più di vent’anni, dopo essersi trasferito per consentire al figlio Chongyi di studiare all’università. Un giorno, Zhigen decide di intraprendere il lungo viaggio da Pechino a Yangshuo, per onorare la promessa fatta alla moglie di riportare a casa l’uccello che per tanti anni è stato la sua unica compagnia in città. La moglie di suo figlio, Qianing, una bella e ricca donna in carriera, gli chiede di portare con sé sua nipote, Renxin, figlia unica, una bambina cresciuta nel lusso. Mentre il nonno e la nipote compiono il loro cammino – l’uno viaggiando a ritroso nel tempo, l’altra scoprendo le proprie radici – Chongyi e Qianing si ritrovano a riflettere sul significato di una vita spesa a inseguire affannosamente successo e denaro.

Titolo Originale LE PROMENEUR D’OISEAU
Categoria In concorso
Sezione Elements +10
Tipologia Lungometraggio
Anno di Produzione 2013
Durata 100'
Nazionalità Francia
Regia di Philippe Muyl
Sceneggiatura Philippe Muyl
Fotografia Sun Ming
Montaggio Kako Kelber, Manu de Sousa
Scenografia Li Wen Bo, Nikos Meletopoulos
Costumi Tania Shebabo-Cohen
Suono Yves Osmu
Musiche Armand Amar
Interpreti principali Li Bao Tian (Zhigen, il nonno/the grandfather)
Yang Xin Yi (Renxin, la nipote/the granddaughter)
Li Xiao Ran (Qianing, la madre/the mother)
Qin Hao (Chongyi, il padre/the father)
Prodotto da Paul Delbecq, Ning Ning, Steve René

Philippe MuylPhilippe Muyl

Nato nel 1953 a Lilla, in Francia. Dopo essersi laureato in filosofia, studia arti grafiche in Belgio e poi frequenta la scuola superiore di pubblicità a Parigi. In seguito lavora nel settore pubblicitario come art director e copywriter. Negli anni ’70 dirige film industriali e spot. Nel 1980 gira il suo primo cortometraggio, L’ECOLE DES CHEFS, e nel 1985 firma il suo primo lungometraggio, L’ARBRE SOUS LA MER. Tra gli altri suoi film, ricordiamo CUISINE ET DÉPENDANCES (1993), scritto e interpretato da Jean-Pierre Bacri e Agnès Jaoui, TOUT DOIT DISPARAÎTRE (1997), LA VACHE ET LE PRÉSIDENT (2000), e IL MIRACOLO DELLA FARFALLA (LE PAPILLON, 2002), in concorso al GFF 2003.

 

 

 

Dichiarazioni del regista

“Non sono stato io ad avere l’idea di partenza. Il mio film IL MIRACOLO DELLA FARFALLA (LE PAPILLON), che ho girato nel 2002, ha avuto un enorme successo in Cina, così come la canzone cha faceva da tema al film: il compositore Nicolas Errera mi ha raccontato che ha anche sorpreso Jackie Chan a canticchiarla! Non ero a conoscenza di questa inaudita popolarità. Ne ho sentito parlare solo dopo aver frequentato il Panorama del Cinema Francese a Pechino nel 2009. Lì ho incontrato Steve René, un francese appassionato di cinema e sposato con una donna cinese, che mi ha domandato se sarei stato disposto a imbarcarmi in un’avventura cinematografica in Cina. Ho risposto che era una domanda strana, poiché non sapevo nulla di quella cultura. E poi l’idea ha preso piede, ho incontrato la moglie di Steve, Ning Ning, che era stata una attrice e presentatrice televisiva, e abbiamo cominciato a parlare a distanza di questo progetto. Inizialmente abbiamo immaginato un remake de IL MIRACOLO DELLA FARFALLA, ma mi sono reso conto che era una cattiva idea. Anzitutto non avevo nessuna voglia di realizzare un remake, e poi sapevo che le farfalle non hanno un grande significato simbolico in Cina. Così ho optato per una sceneggiatura originale, anche se questo significava dovermi immergere in una cultura che non conoscevo”.
“Quando mi è stato proposto questo progetto, e mi sono detto che avrei diretto in una lingua che non conoscevo, razionalmente avrei dovuto rifiutare. Ma desideravo davvero vivere una avventura umana per me completamente nuova. Così ho seguito corsi intensivi di Cinese, ho letto molto e ho passato del tempo sul posto, per farmi totalmente impregnare dal Paese. Perché non è un film basato su idee preconcette: l’unico approccio che sembrava possibile era quello di diventare una spugna e di trarre ispirazione dalla filosofia del judo! In altre parole, nei miei incontri, ho cercato non di farmi strada forzatamente, ma di usare l’energia che i miei interlocutori mi donavano. Oggi, mi rendo conto che pensavo di scalare una montagna, ma che in realtà stavo facendo un grande salto nel vuoto”.
“Steve mi ha fatto da ‘guida’: è stato una eccellente porta d’ingresso per tentare di decifrare la società cinese. Sono stato dapprima colpito dal forte contrasto tra l’esibizione di ricchezza e di denaro da parte di alcune persone, e le privazioni di coloro che non hanno nulla. Ma ciò che mi ha più sorpreso è la sbalorditiva accelerazione temporale. In meno di 30 anni, la società cinese ha compiuto uno spettacolare balzo in avanti. Questo è ciò che viene mostrato nel film attraverso due generazioni: mentre il nonno era un contadino che ha vissuto la Rivoluzione Culturale, suo figlio è diventato un architetto di grande successo. E la nipote, che incarna la terza generazione, è una viziata tecnologizzata. È quindi un concentrato di Storia che si estende per 100 anni nella rivoluzione industriale della civiltà occidentale, ma che ha una durata di meno di tre decenni in Cina!”.
“Il nonno, interpretato da un attore che ho incontrato prima di scrivere la sceneggiatura, è un ex contadino originario di un piccolo villaggio della Cina meridionale. Nel film, è arrivato a Pechino per accompagnare suo figlio e offrirgli delle opportunità, ma, come la maggior parte delle persone che vivono nelle zone rurali vicine alla capitale, ha dovuto lavorare in fabbrica e sacrificare la sua vita affinché suo figlio ricevesse un buona educazione. Per un uomo come il nonno, è fondamentale che la generazione successiva alla sua abbia accesso a una vita migliore. Suo figlio compie un grande salto sociale senza scrupoli. È una persona brillante che ha beneficiato dello sviluppo del Paese; famoso e talentuoso, fa un lavoro che lo porta a viaggiare in tutto il mondo. È sposato con una bella donna che fa il suo stesso mestiere. La coppia è quindi fortemente impegnata in una frenetica corsa che rappresenta perfettamente i tipici eccessi di questa classe sociale estremamente fortunata e altolocata. Non meraviglia il fatto che vivano in un appartamento del valore di oltre € 2.500.000, situato in un prestigioso quartiere della capitale. Ma per me il personaggio più emblematico di questa evoluzione della società cinese è la bambina. Contrariamente a suo padre e suo nonno, non conosce la sua storia più ed è, per così dire, acculturata”.
“Si tratta di un viaggio verso le radici: il nonno rivive il proprio passato, mentre la nipote scopre le proprie origini. C’è quindi una certa introspezione lungo il viaggio, che ha un carattere iniziatico: la bambina scopre la sua identità più profonda, che la cambierà per sempre. Per me, la caratteristica di un viaggio iniziatico è riportarci nella profondità del nostro essere”.
“Quando il figlio ravviva il suo rapporto con il padre, la tensione che sentiva nei confronti della moglie scompare. In questo modo, il film diventa molto cinese, perché i cinesi sono legati all’idea di armonia e all’idea che la famiglia sia emblematica dell’armonia. La bambina non solo scopre le sue radici, ma diventa una mediatrice attraverso la quale la famiglia si riunisce”.
“La realtà ha sempre tante facce. Non c’è dubbio che la Cina di Jia Zhang-ke sia reale, ma la Cina che io mostro, con un altro sguardo, è altrettanto reale. La coppia è reale, le scene sono reali, e i rapporti con la bambina sono reali. Così questi personaggi sono di una grande precisione: non sono né fantastici, né caricaturali, ma direttamente ispirati a una realtà con la quale mi sono confrontato. I registi cinesi, da parte loro, vogliono dipingere un ritratto critico della loro società, qualcosa che non mi sarei permesso di fare”.
“Sono lieto di avere avuto la possibilità di incontrare i quattro attori principali, perché il film deve molto alla qualità delle loro interpretazioni. Non solo sapevano di lavorare con un regista che non parlava la loro lingua, ma si sono anche adattati all’approccio francese alla recitazione nell’essere un po’ più controllati, perché gli attori cinesi hanno talvolta la tendenza a gonfiare il pathos. Il nonno è interpretato da Li Bao Tian, un attore molto popolare in Cina, che ha recitato nei film di Zhang Yimou e che lavora molto per la televisione. Per la parte della madre, ho scelto Li Xiao Ran, che non ha la notorietà degli altri attori, perché mi piaceva la sua spontaneità e la sua bella semplicità. Riesco infatti a lavorare solo con persone con cui mi trovo bene sul piano umano. Per quanto riguarda Qin Hao, che interpreta il ruolo del padre, lo avevo scoperto nel film MYSTERY, di Lou Ye. L’ho incontrato all’inizio dei provini, prima di vedere altri attori più famosi, e poi sono tornato da lui. Per quanto concerne la nipote, ho intervistato molti bambini e poi ho avuto l’occasione di scoprire questa bambina, che ha soddisfatto tutte le mie aspettative. Nella vita reale, è adorabile, solerte e intelligente. E, soprattutto, lei e Li Bao Tian si sono intesi a meraviglia. Infine, ho chiamato una decina di attori non professionisti, che ho trovato anche dieci giorni prima delle riprese, come nel caso dell’anziano senza denti che il nonno ritrova al villaggio. Ho preso dei rischi, perché non sono abituato a lavorare con non professionisti. Ma non erano affatto inibiti; al contrario, hanno recitato con grande cura e attenzione”.

 

produzione/production

Pan Eurasia Films
Envision Films

distribuzione internazionale/world sales

UGC Distribution
24, avenue Charles-de-Gaulle, 92522 Neuilly-sur-Seine - France
phone +33 146404689
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