Alessandro Cassigoli
Regista e sceneggiatore, ha iniziato la sua esperienza nel mondo del cinema a Roma, lavorando come assistente alla regia. Dopo alcuni anni si è spostato a Berlino dove ha realizzato tre documentari con i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti in festival internazionali tra cui Full Frame (USA) e Dok Leipzig (Germania). Nello stesso periodo ha collaborato con il canale televisivo franco-tedesco Arte per il quale ha diretto sei documentari. Nel 2015 è tornato in Italia per realizzare con Casey Kauffman il suo primo lungometraggio, THE THINGS WE KEEP, che ha ottenuto il premio del pubblico al Biografilm 2018. Sempre nel 2018, Alessandro ha diretto il film BUTTERFLY (sempre con Kauffman). CALIFORNIE è il loro terzo lungometraggio.
Casey Kauffman
Casey Kauffman è un regista e giornalista americano, che ha lavorato in più di 30 paesi per Al Jazeera, the World Food Programme, Sky Italia, e APTN. Ha ricevuto il prestigioso premio CONCENTRA per il videogiornalismo per un reportage realizzato a Gaza; ed il premio CINE Golden Eagle per un documentario sul Sudan meridionale. Dopo nove anni trascorsi in Medio Oriente, Casey è tornato in Italia per realizzare il suo primo lungometraggio THE THINGS WE KEEP che ha ottenuto il premio del pubblico al Biografilm 2018. Nel 2018, Casey ha diretto il film BUTTERFLY (sempre con Cassigoli). CALIFORNIE è il loro terzo lungometraggio.
Dichiarazione dei registi
“Un giorno, durante le riprese di BUTTERFLY, una ragazzina di nove anni aveva "incrociato" le nostre videocamere, poi era sparita. Ci aveva donato degli sguardi intensi e una scena nella quale esprimeva, con forza e determinazione il suo desiderio di diventare una campionessa di pugilato. [...] Dentro a quello sguardo c'era un mondo, una tensione, un mistero e, ne eravamo già convinti, una storia da raccontare [...]. Quando abbiamo capito che era in grado di sostenere il peso di un film, abbiamo iniziato a lavorare a una storia che le si confacesse, che intrecciasse temi del suo vissuto ma che non fosse esattamente la sua, lasciandoci così la libertà dell'invenzione drammaturgica”.