Manca meno di un mese all'inizio del campionato di calcio ed i giffoners, che seguono anche lo sport più amato dagli italiani, fanno il tifo da stadio quando sul grande schermo vedono il pallone, i dribbling del campionato, giocatori imprendibili. Anzi, giocatrici. THE LIONESS, titolo italiano Leeuwin, regia Raymond Grimbergen, è il lungometraggio in concorso per Elements +10. In sala Sordi, i giurati accompagnano con gli "olé" le prodezze della campionessa Rosi, originaria del Suriname come Gullit che fece grande il Milan ai tempi d'oro. Rosi, la protagonista, è una ragazzina di 14 anni; ha più talento calcistico che fiducia in se stessa. Quando si trasferisce in Olanda, niente è più come prima. Fa fatica ad inserirsi ma il pallone è il suo "sponsor" nel gruppo dei pari, le facilita le cose, le fa acquisire rapidamente la stima dell'allenatrice. Però i suoi successi suscitano l'invidia delle altre giocatrici e mettono a rischio l'amicizia nata da poco con Jitte. Rosi non ha paura di sbagliare un calcio di rigore. Quando devi calciarlo nella vita - tu da solo davanti ad una porta che all'improvviso diventa piccolissima - il pallone pesa un macigno, più di un rigore durante la partita, che vale il titolo e che lei prima sbaglierà in finale e poi realizzerà. Ma Rosi non ha paura: è una campionessa anche nella vita, non mette nell'angolo le amicizie e, anzi, va in pressing su Jitte perché tiene alla loro amicizia e il fatto che sia scivolata tra le riserve le dispiace molto. "La mia passione per il cinema e il calcio si ritrovano in una storia universale sull'insicurezza, l'amore, la pressione dei coetanei e la fiducia in sé - spiega il regista Raymond Grimbergen che ha partecipato al dibattito insieme a Rosi, l'attrice protagonista - Lioness racconta i giovani di oggi. Si mischia tutto: i social, gli amici e il primo amore, i genitori non ti capiscono, capita di litigare con la migliore amica e di innamorarsi del ragazzo sbagliato. Rosi, però, non perde se stessa. Ecco il messaggio: perseverare e avere coraggio sono le armi per andare lontano". Rosi ha il il numero 15 sulle spalle, fa gol a raffica ma sa che il calcio è un gioco di squadra. Metafora della vita: da soli si fa poca strada. Così il rigore - quello in partita - lo lascia a Jitte, crede in lei. La riserva diventa protagonista, ritrova il sorriso. La loro amicizia riprende quota e la loro squadra scala posizioni fino alla finale. Chi alza la mano per battere il rigore che vale la gloria? Rosi alza la mano: per il bene di tutti, tocca a lei il pallone. Non c'è solo l'aria al suo interno: contiene le paure da bambina, il sogno di giocare un giorno in Nazionale.