A Giffoni il rintocco dell’ultimo giorno arriva puntuale come ogni anno, ma in sala verde c’è ancora tempo per un altro super ospite di questa edizione 54 del festival, arricchita da numerosi workshop destinati ai giffoner +18. Al loro cospetto è arrivato Vince Tempera, noto direttore d’orchestra che in carriera vanta un importante numero di composizioni musicali per film e serie tv – impossibile non citare il brano inserito nella colonna sonora di Kill Bill: Volume 1 di Quentin Tarantino – ma anche sigle televisive e per anime di grande successo.

Milioni di copie vendute per le sue composizioni: indimenticabile il successo della sigla Ufo robot, datata 1978 e rimasta saldamente nell’immaginario collettivo. È con queste note che Tempera è stato accolto in sala verde per l’incontro con i ragazzi e le ragazze di #Giffoni54. “Negli anni cosa rimane di un film se non la musica?” afferma il direttore d’orchestra – più volte visto anche al Festival di Sanremo – aggiungendo poi, entrando nello specifico del mondo cinematografico sposato a quello musicale: “Il regista è il primo e unico proprietario del film. È lui che sceglie tutto, anche la musica da utilizzare. I registi di oggi conoscono molta tecnica ma poco di regia, anche per questo i film italiani non arrivano all’estero. All’epoca molti registi venivano già con le idee chiare sulla musica da inserire in un film e uscivano dei grandi temi sui film, come in quelli di Alberto Sordi e Federico Fellini”.

Un viaggio nei ricordi del Maestro Vince Tempera, fatto di curiosità, suggestioni e – ovviamente – note, come quelle suonate ad una tastiera che ha fatto capolino per l’occasione in sala verde. “Tante volte quando finivamo un mixaggio di una canzone, facevamo la cassetta e andavamo in macchina. Capivamo se fosse un buon mixaggio con il suono del motore e del traffico. Eravamo maghi che dal cappello dovevano tirare fuori una melodia”.

Il Maestro non s’è sottratto ad alcuna domanda giunta dalla platea, una in particolare aveva a che fare proprio con la celebre sigla che l’ha accolto in sala verde: “Ufo robot? La vita è un caso, lo fu anche la nascita di quella sigla. Mi trovavo alla Fonit Cetra per provinare un cantante in ritardo di due ore. Arrivò una chiamata da Milano che ci segnalava un nastro di un cartone animato giapponese arrivato dagli Stati Uniti, di cui non esisteva una versione né in italiano né in inglese. ‘Andiamo in onda su Rai 2 tra un mese’ ci dissero. Ero con Luigi Albertelli e lavorammo a questa sigla, pensando ad una canzone per adulti e non per bambini”. Spazio anche a ricordi sanremesi: “Il primo anno che andai a Sanremo portai ‘Zingara’, interpretata da Bobby Solo e Iva Zanicchi. Ero a provare con l’orchestra mentre i discografici giocavano tutto il giorno a poker. Io ero gasatissimo, mentre a loro non fregava nulla. Il successo di una canzone è lo stesso, si investe poco e se va bene si incassano milioni. Proprio come al casinò”.

Voleva studiare astronomia, ha confessato il Maestro ai ragazzi e alle ragazze, prima di passare alla musica, dove ha lasciato un solco indelebile. “I giovani di oggi e quelli della mia generazione? La curiosità è la stessa. Quello che suggerisco ai ragazzi è non pensare a quanti soldi si faranno o quanti dischi si venderanno. Lavorate sempre con il massimo delle vostre potenzialità, ricordando che la fortuna è basilare in questo mestiere”.

Al Maestro Vince Tempera, sulle note di Ufo Robot, il Giffoni Award per la sua straordinaria carriera, con saluto sul palco anche da parte del fondatore di Giffoni Film Festival Claudio Gubitosi. È così, con la musica del Maestro, che si spengono le luci della sala verde per questa 54esima edizione.