Lunedì, 21 Dicembre 2020 14:45

Parola d'ordine sostenibilità, Giffoni e Bayer uniscono le forze

Interessante masterclass guidata dallo scrittore e giornalista Pascale che racconta il passare dei secoli e i diversi modi di fare agricoltura: oggi abbiamo una nuova cassetta degli attrezzi per superare la fame ed assicurare benessere

Da Pinocchio a Masterchef” è una metafora suggestiva ed evocativa. Non narra una contrapposizione, ma traccia una linea di continuità, un’evoluzione nella storia dell’umanità che racconta il superamento della fame e l’approdo in un paese dell’abbondanza, un paese- o meglio un mondo - che necessita oggi di trovare un nuovo equilibrio chiamato sostenibilità. E’ stato questo il tema dell’interessante masterclass, promossa nell'ambito di #Giffoni50 - Winter edition e realizzata in collaborazione con Bayer. Protagonista il giornalista e scrittore Antonio Pascale, autore e voce narrante che ha condotto i partecipanti in un lungo e coinvolgente excursus con l’obiettivo di approcciare alla divulgazione scientifica attraverso il registro dello storytelling.

Pascale ha all'attivo ha diversi titoli di narrativa e di saggistica, tutti pubblicati da Einaudi. Autore televisivo e teatrale, ispettore agrario presso il Mipaf, collabora con il Corriere della Sera, il Foglio, il Mattino, Mind e Le Scienze. Si occupa di divulgazione scientifica.

Giffoni e Bayer ancora una volta uniscono le proprie forze e le proprie energie per sensibilizzare in particolare i più giovani sulla sostenibilità ambientale.

Il tentativo portato avanti da Antonio Pascale è stato quello di narrare la lunga storia del mondo e dell'agricoltura in pochi minuti. L’esito senza dubbio felice perché quello che è emerso è un messaggio di speranza e di positività.

Si parte perciò da Pinocchio, una storia antichissima. Quella della fame, dell’aspettativa di vita a 35 anni, quella del rendimento del frumento sempre uguale, stabile nei secoli. Per Antonio Pascale testimonial del paese di Pinocchio è suo nonno. Di cui porta il nome: «Se mio nonno – ha detto -  fosse stato trasportato nel 1300 poco sarebbe cambiato per lui. Avrebbe fatto il contadino come ha fatto a fine Ottocento». 

L’agricoltura dai tempi dei romani al XIX secolo, perciò, è cambiata poco. E portava con sé la difficoltà di approvvigionarsi, di avere risorse sufficienti per sfamare le popolazioni. Ma per Pascale il nonno Antonio, con l’arrivo del Novecento, è stato anche il primo testimone di un cambiamento radicale e velocissimo.  La scala di misurazione è sempre la stessa, il rendimento del frumento per ettaro: raddoppia nei primi anni del XX secolo. Cosa è cambiato? Ecco che avanza il paese di Masterchef. Cambiano i metodi di coltura. Crescono studio e ricerca. L’agricoltura si trasforma.

«Robert William Fogel – ha continuato Pascale – premio Nobel per l’economia nel ’93 dice che il Novecento è stato un secolo notevole, meraviglioso. In effettianno è il secolo in cui sono state sconfitte fame, carestia e malattia. Grazie anche alla buona alimentazione. Aumenta in questi anni la qualità e la diversità degli alimenti.  Migliorano le pratiche igieniche. Si scoprono gli antibiotici».

L’innalzamento degli standard qualitativi sono tutti testimoniati dalla crescita demografica e Pascale questo lo spiega ricorrendo ad un efficace gioco con le tazze da caffè. Aumenta l’aspettativa di vita che balza fino ad 82 anni. E poi c’è un altro parametro interessantissimo, il numero di figli per donna. Un indice che è correlato al benessere. E anche al cambio dei costumi. «In India i dati – ha spiegato Pascale - ci dicono che in quegli anni l’indice medio di figli per donna era di 2,5. In netto calo. Come ce lo si spiega? Per l’arrivo della lavatrice che ha liberato le donne dalla schiavitù del bucato a mano. Le donne così ebbero tempo libero, possibilità di studiare ed è così che si è innestata una rivoluzione culturale».

Migliora la qualità della vita e diminuisce di tanto la mortalità per parto, fino a sparire in tanti angoli di mondo.  Così come a calare è la mortalità infantile. Tutto questo porterà ad una crescita demografica esponenziale. Così ha spiegato il giornalista e scrittore Pascale.  Tutto bene? Sicuramente no. C’è una parte di mondo dove la fame resta un grave problema: «Dobbiamo portare – ha spiegato – queste persone fuori dalla fame. Perciò non dobbiamo alzare i muri. Questo mondo lo dobbiamo conoscere. Abbiamo, grazie all'innovazione tecnologica, una nuova cassetta per gli attrezzi che ê la sostenibilità. Gli strumenti sono l’agricoltura di precisione e le biotecnologie sostenibili che ci consentono di conoscere il Dna della pianta e di agire di conseguenza».

Ce la possiamo fare? Pascale è ottimista: «Penso di sì, lo dobbiamo anche alla memoria di mio nonno e dei nostri nonni. Miglioriamo ancora il mondo portando avanti il testimone di chi ci ha preceduto. Con competenza e con capacità di spiegare cosa accade nel mondo della scienza così come vedo fare a tanti giovani ed innovativi divulgatori. Se lo faremo i nostri nonni ne saranno felici. Lo dovremmo fare per i nostri nipoti con l'obiettivo di avere sì un Masterchef, un paese dell’abbondanza, ma soprattutto un paese sostenibile».

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