Mercoledì, 26 Agosto 2020 16:23

Carrada e Bayer raccontano a Giffoni Impact il futuro dell'agricoltura

Il futuro dell’agricoltura e il suo impatto sul pianeta, tra digital farming, innovazione ed ecosostenibilità. Il Festival festeggia quest’anno un compleanno speciale con un’edizione dedicata alla “Terra”, che si lega alla visione del Gruppo Bayer: “Health for all, Hunger for none”, visione verso il futuro e obiettivo che si pone nel sostenere e promuovere le proprie attività. L’obiettivo è di accompagnare i giovani verso un futuro sostenibile e di migliorare le condizioni di vita del pianeta. Bayer porta al dibattito del Festival temi dell’agricoltura sostenibile, con la partecipazione diretta e testimonianze di prestigio a favore della conoscenza e delle opinioni dei giovani talenti. Due i gruppi del Dream Team formati da giovani che si occupano di innovazione e comunicazione e che si sono cimentati nella ideazione di progetti legati al mondo dell’agricoltura digitale. Il legame Bayer-Giffoni nasce sotto l’insegna del Giffoni Innovation Hub-Next Generation 2020. Creatività e imprenditoria a dimensione di giovani. Anzi di “dreamers”, i giovani sognatori under30 che puntano a un futuro sostenibile in cui le competenze digitali possano spianare loro la strada in un nuovo tipo di economia.


È l’unico settore in cui l’evoluzione tecnologica non è percepita come un valore. Quando pensiamo al cibo, all’agricoltura, immaginiamo che quello di prima sia stato migliore, più buono, più sano e più in armonia con la natura. Quindi vorremmo tornare indietro verso un passato mitologico, ma è un pensiero nostalgico”. Destruttura la platea della Impact di #Giffoni50 il giornalista scientifico, autore di SuperQuark e documentarista Giovanni Carrada, tracciando un’idea divergente che anima il lungo dibattito con i giffoner e il Dream Team. Una proposta rivoluzionaria, quasi utopistica, sulla fine di un’agricoltura industriale verso una su misura, in un nuovo concept di Italia ambientale, che sfrutta sempre meno terreni e arricchisce la biodiversità, prevenendo il riscaldamento globale. “È possibile solo innovando”, insiste Carrada.

Apre nuovi scenari anche Fabio Minoli, responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Bayer, che fonda la sua storia sull’avanguardia nel settore della salute e dell’agricoltura. “Science For A Better Life”, ovvero scienza per garantire benessere ed una vita migliore. “Ogni processo industriale di innovazione e ricerca aiuta anche a migliorare l’ambiente – esordisce il manager - Tecnologie per produrre beni, senza inquinamento, risparmiando prodotto nel rispetto della natura. La nostra multinazionale si ispira ai valori della Life Science, lavorando sulla territorialità. Il futuro dell'agricoltura racchiude in sé sfide e sogni”. Trasformazione digitale dell’agricoltura, con dati da raccogliere all’interno dei campi per ottimizzare il lavoro degli agricoltori. Difesa delle piante, innovazione genetica, intensificazione delle produzioni e, allo stesso tempo, un impatto più leggero su terra e pianeta. Soluzioni su misura, con piattaforma tecnologica elaborata verso un'agricoltura sostenibile. Big data e innovazione tecnologica diventano, così, strumenti per incentivare la biodiversità. Genomica ed ingegneria generica, e di contro le domande incalzanti dei giffoners sulla “deriva etica degli Ogm”.

Il primo impatto sulla natura è l’uso del territorio, campi strappati agli alberi dalla nostra competizione per conquistare terra, che ci serve per procurarci il cibo che mangiamo”, insiste Carrada. Anche alla presenza di Fabio Roverso, Field product lead EMEA di Bayer Italia sala viene proiettato il documentario “Hungry ad Foolish – La grande avventura del cibo”: un anno intorno al mondo tra Tanzania, Etiopia, Savana, per poi spostarsi a sud della Cina, a confine con il Vietnam, in Pennsylvania tra gli Hamish, sulle tracce dell’Eden, dalle prime forme di agricoltura di 10mila anni fa, tra cultura paleolitica e neolitica, fino all’industrializzazione, all’ invenzione dell’aratro, all’espansione demografica lenta dell’umanità, alla chimica del suolo e alle fertilizzazioni.

“Quanto costa l’agricoltura industriale? Dai dati dell’impatto emerge che i fertilizzanti consumano l’8% dell’energia e inquinano acqua interne e costiere. L’irrigazione consuma il 70% dell’acqua dolce disponibile, i mezzi meccanici rendono possibile usare terre sottratte alla natura con perdita di biodiversità (38% delle terre emerse). Nel frattempo la popolazione è aumentata - continua il giornalista – Oggi, però, con agricoltura intensiva riusciamo a produrre di più con meno terra (38% terre emerse verso l’86%). È un cambiamento epocale dell’uso del territorio, con un impatto climatico importante, nuove foreste e 3omila ettari di bosco che potranno assorbire carbonio per combattere il riscaldamento del pianeta. Il tema dell’agricoltura è poco presente nel dibattito ambientale dell’agenda politica, rispetto alle energie rinnovabile, invece è essenziale”.

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