Sabato, 22 Agosto 2020 15:20

I Generator +16 e +18 scelgono le opere vincitrici di #Giffoni50: un viaggio tra emozioni, fragilità e coraggio

Oltre i confini, con gli occhi della passione: quelli dei juror brillano sempre, scrutano e accolgono. Spettatori attenti e conoscitori impazienti di nuove storie, come quelle di #Giffoni50 che vibrano forte e danno forma e sostanza a emozioni pronte a divenire preziose memorie. È la voglia di scoprire, sapere, crescere, è quel messaggio racchiuso in una nuova trama. È quello che ti aspetti, puntualmente, da un Festival che respira cinema e lo fa con libertà. “Tutto torna a posto, noi torniamo nel nostro posto” e non ci sono parole per descrivere meglio quello che il Festival necessario e i suoi ragazzi compiono da ben cinquant’anni. Sotto lo stesso cielo, difronte allo stesso film, per scegliere quello più intenso, capace di rimanere lì dove il cuore batte ad un ritmo incalzante. Una selezione appassionata quella che, in questa prima parte, ha messo a confronto le opere in concorso tra lungometraggi e documentari scelti tra 4500 produzioni provenienti da tutta l’Europa ma anche da Giappone, Corea del Sud, Iran, Canada e Stati Uniti.

È la fragilità di Frieder in AUERHOUSE (Germania) di Neele Leana Vollmar (nel 2014 aveva presentato a Giffoni THE PASTA DETECTIVES) ad aver emozionato e convinto i Generator +18. Quattro giovani amici - Höppner, Frieder, Vera e Cácilia - hanno trovato, sotto lo sguardo scettico dei vicini, un appartamento da condividere e che loro chiamano Auerhaus. I quattro pensano sia terribile che le loro vite sembrino così pianificate. E vogliono aiutare Frieder, che sta pensando al suicidio. Dopo poco Pauline, una piromane conosciuta da Frieder durante una terapia, si unisce al gruppo. Una storia forte, tra fragilità e coraggio, che punta i riflettori sul malessere dell’anima: “Ci ha raccontato un mondo troppo spesso emarginato – ha commentato il giffoner Giosuè -. La nostra società vuole inquadrare in canoni prestabiliti le persone che si trovano a fare i conti con la depressione, dimenticandoli. Questo film è per loro, non sono soli”. Nella categoria cortometraggi, i Generator + 18 hanno invece fatto trionfare REFLECTION (Spagna) di Juan Carlos Mostaza: la storia di Clara, una bambina di 9 anni esigente e perfezionista. Nonostante i suoi sforzi e le tante rinunce, ottiene un voto negativo in Educazione Fisica. Intraprende così un percorso di ossessioni e autoinganno che la condurrà a cadere in una fossa senza fondo: l’anoressia.

A conquistare i Generator + 16 la storia di OUR LADY OF THE NILE (Francia, Belgio, Ruanda) di Atiq Rahimi, integrazione e adolescenza nel viaggio di sentimenti ambientato a Ruanda: le ragazze vengono mandate a studiare al Nostra Signora del Nilo, un prestigioso collegio cattolico arroccato su una collina, dove viene loro insegnato a diventare la futura élite ruandese. Con il diploma all'orizzonte, le giovani condividono lo stesso dormitorio, gli stessi sogni e le stesse preoccupazioni adolescenziali. Ma in tutto il paese e all'interno della scuola, il radicato antagonismo tra gruppi etnici diventa sempre più evidente. “Non esistono diversità – ha sottolineato la giurata Simona -. Questo racconto per immagini e emozioni è un’opera davvero speciale. I valori e le persone vanno rispettate sempre, ad ogni costo”. Nella categoria cortometraggi, i Generator + 16 hanno incoronato vincitore WILMA (Islanda) di Haukur Björgvinsson: un ragazzo incontra per la prima volta suo padre, l’uomo vive in un campo caravan e non sa che il figlio si sente una ragazza e si fa chiamare Wilma.

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