Lunedì, 20 Luglio 2015 14:31

"Biagio" di Pasquale Scimeca, un'esperienza rivoluzionaria

La vita come ricerca e poi l’approdo spirituale che diventa testimonianza ed esperienza esistenziale: è questo il filo narrativo di “Biagio”, ultimo lavoro cinematografico di Pasquale Scimeca, presentato al Giffoni Film Festival nell’ambito della sezione Eventi Speciali Cinema. Il film racconta la storia di Biagio Conte, nato a Palermo nel 1963 da una famiglia benestante. A venti anni Biagio lascia tutto e si rifugia nei boschi di una Sicilia inedita e selvaggia. E’ così che inizia la sua “conversione” e che prende avvio quella ricerca esistenziale che lo porterà a trovare il senso vero della vita nel rapporto, intenso e duro, con la natura. E’ la Sicilia degli anni ’80 a fare da sfondo alla storia di Biagio, epoca di consumismo sfrenato, anni di sangue e violenza.

"Per la prima volta – racconta il regista Pasquale Scimeca alla sua terza presenza al Giffoni Film Festival con Rosso Malpelo e Convitto Falcone - affronto questo tipo di tematiche in un film, quelle del rapporto con Dio o, più in generale, con la spiritualità. Ciò che viene da chiedersi è perché un ragazzo di venti anni, figlio di una famiglia agiata, decide di lasciare tutto per andare alla ricerca di un nuovo equilibrio. E’ un disagio inconscio, un dolore a spingerlo verso un cambiamento così radicale, un disagio che diventa insopportabile e che lo porta a ritirarsi nei boschi".

Biagio instaura un rapporto totale e totalizzante con la natura che lo circonda, un rapporto fatto di fatica e di sacrifici: "È la natura – dice ancora il regista siciliano – a dettare i ritmi della vita di Biagio che per la prima volta avverte come la sua vita abbia finalmente un senso». E’ immediato il passaggio dalla ricerca di un rapporto esclusivo con la natura all’esigenza di dare una dimensione spirituale alla sua esistenza grazie alla mediazione di San Francesco d’Assisi. La ricerca è assimilabile all’idea di viaggio e Biagio si mette sulla strada che porta ad Assisi. A questo punto la rivoluzione si compie e Biagio scopre i poveri, scopre coloro che restano sempre ai margini di una società che si afferma nel consumo esasperato, scopre gli ultimi.

"Biagio – racconta ancora Scimeca – incontra così Dio. E la sua scelta non è dogmatica, ma è concreta ed è una scelta di libertà. Biagio decide di dedicare la sua vita a questa nuova dimensione. Fonda così la Missione di Speranza e Carità che oggi una delle realtà più belle perché vive grazie all’impegno di chi condivide questa esperienza, non ha finanziamenti pubblici e attua una sinergia straordinaria tra le persone, mettendo in pratica ciò che Papa Francesco scrive nell’Enciclica “Laudato si’”. L’intuizione più bella è quella di aver compreso come il povero non ha bisogno solo di un aiuto materiale, il povero ha bisogno di dignità e questa è, a mio avviso, la grandezza della testimonianza di Biagio che oggi vive la sua vita con gioia, avendo maturato una serenità incredibile".

“Biagio” non è un film per ragazzi, ma parla anche ai ragazzi: "Abbiamo fatto tante proiezioni – dichiara ancora Scimeca – e registro come si resti colpiti da questa esperienza rivoluzionaria. Oggi la nostra società ha bisogno di una rivoluzione se vuole sopravvivere, una rivoluzione che ci serve in quanto individui, ma anche in quanto comunità". La tappa al Giffoni Film Festival rientra in questo percorso: "Il Giffoni – conclude Scimeca – è importante perché non è semplicemente una rassegna per ragazzi, ma fatta dai ragazzi che diventano comunità, un’esperienza così non c’è da nessun’altra parte".

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