Venerdì, 18 Luglio 2014 10:48

Al via i workshop con "L’arte, le sue dinamiche, le sue conseguenze"

 

“L’arte, le sue dinamiche, le sue conseguenze”. Si apre così, nell’Antica Ramiera, il Giffoni Innovation Hub il nuovo dipartimento di Giffoni Experience che unisce tecnologia e creatività in uno spazio di ricerca e sviluppo per progetti innovativi, startup e imprese culturali e digitali.

 

In una sala gremita da tanti giovani, come solo a Giffoni Valle Piana capita, Francesco Cascino presidente di  Arteprima e Paola Perna docente alla Cattolica di Milano hanno inaugurato il primo workshop dedicato ai giovani artisti in un luogo reale e virtuale di condivisione e networking per know how, conoscenze, idee e culture differenti. A presentare il primo workshop Francesca Fasolino, editrice di Piùeconomia. Un tema, quello dell’arte, che mai come oggi appare strategico dal punto di vista economico.

 

«L’arte deve ritornare a occuparsi dei reali bisogni dell’uomo perché un secolo di marketing corrisponde a un secolo di manipolazione - esordisce Francesco Cascino -. Nel tempo ci hanno distanziato dalla percezione del reale, l’arte invece ci riporta al vero, ai nostri sentimenti. L’arte riempie dei vuoti sviluppando ragionamenti per immagini. Crediamo nella formula di Giffoni, nell’esperienza che soltanto insieme si può fare. L’arte è una scienza ed è legata alla fruizione mentale dei concetti. Chi vuole fare l’artista deve diventare uno scienziato. E rivolgendosi ai giovani presenti in aula spiega: «Tutte le volte che indagate la realtà avete la responsabilità diretta di dialogare con i neuroni e il subconscio di chi guarda».

 

Il presidente di Artprima illustra poi  attraverso le immagini il valore dell’arte attraverso i secoli, arrivando ai giorni d’oggi.  «La relazione tra l’arte, l’industria e la finanza è strategica – dice -. Senza gli artisti non c’è business, non c’è prodotto, non c’è processo. Dovrebbero mettere gli artisti a fare i sindaci, mettere l’arte al potere. Le start up nascono da un’operazione culturale non dal marketing. È questo il compito vero di chi pretende di generare cultura. La bellezza non è un elemento legato all’arte perché è modaiolo, nasce e muore subito. L’emozione è data dalla scoperta. Non ci si può emozionare davanti alla bellezza perché la trovi fuori nella natura, non c’è bisogno che qualcuno te la segnali. L’arte pubblica sviluppa la sensibilità di un popolo intero. È sull’arte pubblica che ci giochiamo il futuro».

 

A portare la sua esperienza di consulente aziendale è Paola Perna che oltre ad insegnare all’Università Cattolica collabora con molte imprese. «Tutto ciò che accade nelle organizzazioni aziendali – afferma - è autoreferenziale. Il profitto è importante ma occorre offrire un servizio. Cercare di capire la differenza tra fare le cose bene e su chi non lo fa o lo fanno i livelli operativi delle aziende mentre i vertici sono del tutto ignari. Viviamo in un momento storico in cui le informazioni sono disponibili a tutti, anche i segreti industriali saranno sempre più accessibili. Bisogna quindi imparare a parlare alle persone, solo in questo modo si può riconnettere la vita economica con la vita delle persone altrimenti non faremo mai sviluppo. Occorre ritrovare un collegamento con le generazioni: la vecchia con le sue colpe, la nuova con i suoi problemi. Fare sviluppo: cose buone che producono valore, profitto».

 

Ma quali sono le conseguenze sulla vita economica? Quanto vale oggi l’arte? Secondo gli ultimi dati è di oltre 47 miliardi il fatturato dell’arte nel mondo nel 2013 con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente, mentre tutti gli altri settori regrediscono. «La cultura in Italia genera ricchezza, ma potrebbe fare molto di più – sostengono Cascino e Perna -. Dobbiamo colmare dei vuoti perché la ricchezza senza futuro e senza sostanza non è nulla. Il giro di affari annuale della cultura in Italia è di 214 miliardi di euro il pari al 15,3% del PIL, 5 volte più grande del settore dell’automobile. C’è un 35% di crescita dell’export. Non sono i ricchi a guadagnarci ma i trasportatori ad esempio. È la forza lavoro che potrebbe guadagnarci. 1,5 milioni di persone lavorano nel sistema produttivo culturale pari al 6,2% del totale degli occupati in Italia. A fronte di una fiscalità adeguata noi saremmo tutti più ricchi».

 

Perché l’arte produce ricchezza con valore ed esperienza.

 

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