Sabato, 29 Luglio 2023 10:43

“Quello che si fa nel mondo virtuale ha conseguenze nel reale. La rete non dimentica”

È un incubo e non so come uscirne, vorrei solo sparire per sempre”: con queste parole inizia “Senza Rete”, il docufilm contro il cyberbullismo di Marco Speroni, proiettato a #Giffoni53, nato dalla collaborazione tra la Polizia di Stato, Rai Documentari e Ministero dell’istruzione del Merito.

In sala un lungo applauso per i genitori di Alessandro Cascone, il giovane di Gragnano vittima di bullismo, morto suicida a 13 anni: a lui è dedicato il documentario, nato dall'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico lo scorso 16 settembre. Proprio ricordando il dramma di Alessandro, il Presidente ha sollecitato un maggior impegno al contrasto del cyberbullismo da parte dell’intera società, sottolineando il valore della scuola.

In platea, ad assistere alla proiezione insieme ai Giffoner anche Ivano Gabrielli, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, il Questore di Salerno, Giancarlo Conticchio e le forze di Polizia in aiuto di chi in quella “rete rimane impigliato, vittima di cyber bulli ed haters”.

«Giffoni ci offre l’occasione di incontrare i giovani mentre sono sereni, disponibili, in un momento in cui hanno tempo per potersi confrontare, parlare e affrontare i temi del loro sviluppo cognitivo, sentimentale, emotivo. Un’occasione estremamente favorevole per tramettere gli aspetti della sicurezza che vedono i ragazzi alle prese con un mondo che è cambiato, senza punti di riferimento, perché anche i genitori sono spiazzati da questa nuova realtà che galoppa, incombe e ha trasformato la nostra realtà quotidiana – esordisce il Direttore Gabrielli - La proiezione è una raccolta di storie vissute. Non ci sono attori, ma ragazzi reali e poliziotti. La Polizia Postale si occupa di tutte le minacce cyber, di terrorismo, di pedopornografia che rappresenta lo sfruttamento più brutale. Il rapporto con i ragazzi è centrale e mettiamo il massimo dell'impegno. La storia di Alessandro è una testimonianza viva, come quella di Andrea, di Francesco, di Valeria. Attraverso questo storie prepariamo i giovani alla realtà, con una prevenzione instancabile nelle scuole».

Il docufilm racconta la vergogna, la paura per questo mostro oscuro che si cela nelle rete, ma anche il coraggio e la fiducia per ritrovare la luce in fondo al buio, con l’aiuto di psicologi, docenti ed esperti della Polizia Postale.

«Ringrazio i genitori di Alessandro per il coraggio di parlare di questo fenomeno – afferma Pietro Rinaldi, Presidente Ente Autonomo Giffoni Experience - Ognuno di noi porterà Alessandro nel suo cuore. Noi adulti dobbiamo accompagnare i giovani in un percorso di vita difficile. Abbiamo una grande responsabilità. Qui a Giffoni i giovani sono gli attori principali. Diamo la possibilità a tutti di essere protagonisti, di confrontarsi con il mondo intero. Il nostro messaggio è riflettere su ciò che facciamo. Grazie per questa opportunità e alle autorità civili e militari per questo impegno costante a tutela dei nostri ragazzi».

Lancia un appello alle mamme e ai papà il Questore di Salerno, Giancarlo Conticchio a recuperare il “ruolo di genitore” e diventare punti di riferimento familiare: “Avete lo smarphone? – domanda ai Giffoner – Questo strumento può essere pericoloso. Attenzione a quello che fate quando inviate fotografie e video. Non svelate la vostra identità, perché dietro l'immagine del computer può nascondersi un orco».

Si consolida sempre di più la partnership tra Giffoni e Polizia Postale, a tutela dei Giffoner, a fronte di fenomeni emergenti di grooming, di adescamento sessuale online, in cui il confine tra reale e virtuale diventa sempre più evanescente.

«I ragazzi vivono il mondo in una doppia dimensione costante. Non esiste un evento, o momento istituzionale, ricreativo, di apprendimento che non abbia un’estensione virtuale – afferma Ivano GabrielliÈ essenziale far capire loro che non è tutto così banale, immateriale o irreale: quello che si fa nel virtuale ha conseguenze nel mondo reale. Bisogna imparare a riconoscere i rischi, comprenderli, saperli gestire ed essere prudenti. Saper dare i giusti strumenti ai ragazzi in un mondo che è cambiato».

Strettamente collegati alle dinamiche di cybersecurity o cyberbullismo anche la protezione dei dati personali, la privacy e il diritto all’oblio.

«La rete non dimentica, si impossessa delle nostre identità, delle nostre immagini, le ripropone e può sempre riproporle. C’è uno sforzo importante in ambito europeo in ambito normativo. L’Ue ha una tradizione di diritti e libertà civili che può accompagnarci nell’approccio a questi nuovi temi. Si sta lavorando molto in sede di Unione per disciplinare la conservazione dei dati, la loro cancellazione, verso una nuova dimensione di “diritti digitali”. È importante la tradizione giuridica che ci appartiene, ma anche noi dobbiamo essere capaci di consapevolezza. C’è una grande battaglia sull’age verification, affinchè i ragazzi siano in rete soltanto a partire dai 13 anni, età considerata dirimente. Si sta lavorando ad una legge sullo sfruttamento dei minori, portando le piattaforme a una partecipazione strutturata per tenere pulita la rete rispetto a fenomeni di adescamento e diffusione di materiale pornografico e pedopornografico».

Una minaccia che si amplia anche al Web terrorismo internazionale. La geopolitica offre, secondo Gabrielli, uno spaccato già immaginato, con la proposizione della minaccia ibrida: «Un mondo in cui criminali e stati trovano accordi, appoggi, si tutelano con attività che destabilizzano e creano problemi ad altri Paesi e ad assetti di infrastrutture critiche. Dall’inizio del conflitto abbiamo avuto un incremento di attacchi informatici in Italia di oltre il 120%, nella stessa morfologia che incontravamo prima: c’è una certa criminalità che sta appoggiando un evento bellico. La rete non ha confini e quello che si genera in un ambito porta conseguenze in un altro. I mondi e le azioni sono interconnessi, anche gli attacchi si diffondono e interessano anche il nostro Paese. Ai Giffoner oggi cercheremo di far capire quanto sia importante la gestione della loro sicurezza e quanto questa passi attraverso il loro smartphone, che utilizzano con facilità. A volte è indispensabile prendersi un po’ più di tempo per essere più prudenti».

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