Martedì, 25 Luglio 2023 13:04

Gli adolescenti, la scoperta della sessualità e le trasformazioni economiche: LE MIE RAGAZZE DI CARTA è un ritratto degli anni Settanta in chiave moderna

  LE MIE RAGAZZE DI CARTA, il titolo del lungometraggio fuori concorso per la sezione Parental Experience, è un riferimento anche alle ragazze delle riviste.
Le micro storie di ragazzi nel periodo della pubertà e dell'adolescenza si intrecciano con le grandi storie, quelle del cambiamento socio-economico. Siamo alla fine degli anni Settanta, precisamente nel 1978, e la rapida espansione delle città travolge in provincia di Treviso anche la famiglia Bottacin, composta da Primo, Anna e Tiberio. Quest'ultimo è il più giovane, molto scosso dal cambiamento che si sviluppa proprio in una fase particolare della sua vita. LE MIE RAGAZZE DI CARTA, il titolo del lungometraggio fuori concorso per la sezione Parental Experience, è un riferimento anche alle ragazze delle riviste. "Più cercavo di non pensarci, più lei mi chiamava. Se uno pensa tanto a una persona, in una qualche maniera questo pensiero può arrivare all'altra, anche se è lontana?". Sono alcuni stralci, alcune frasi di Tiberio. Poi Don Marcello: "Guarda, guarda, guarda che occhi sbattuti. So io che problema avete". Un ragazzo scopre la propria sessualità attraverso i film a luci rosse e le riviste. I film a luci rosse, che impattano sulla sua vita cambiata dopo il trasferimento da un contesto contadino a un altro più urbano e caotico, sono invece la conseguenza delle grandi trasformazioni sociali ed economiche: pure le sale cinematografiche, luoghi tipici di fruizione comunitaria, dovettero ripiegare verso una programmazione alternativa per evitare il fallimento.
 
Tiberio perde la testa per la pornostar, il padre Primo trova un'amica, sua madre sogna la televisione a colori. La loro quotidianità si intreccia con le vicissitudini del prete e la precarietà che deve affrontare il proprietario della sala cinematografica. 

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