Lunedì, 24 Luglio 2023 17:13

Pino Maddaloni: un incontro d’Oro. “Siate degli esempi, vincere significa voler sempre migliorare”

Sono passati 23 anni da quando Pino Maddaloni ha vinto l’Oro alle Olimpiadi di Sydney, ma la sensazione è che le sue più grandi vittorie le abbia portate a casa soltanto dopo.

Cinquanta minuti densi per raccontarsi e confrontarsi con i ragazzi di Impact, nel corso della quinta giornata del #Giffoni53. Cinquanta minuti per mettere sul tavolo sacrifici, limiti, lezioni preziose che la vita gli ha regalato nei suoi quarant’anni da judoka. Grazie al Gruppo Sportivo della Polizia di Stato Fiamme Oro sono tanti i momenti di condivisione e di confronto vissuti nel tempo.

Sono cresciuto sul tatami, aspettavo mio padre che finiva tardi di allenarsi. Mi piaceva l’ambiente che percepivo, anche se all’inizio agli incontri perdevo quasi sempre. Anche più avanti negli anni non ho mai pensato di portare a casa un risultato così grande, per me vincere ha sempre significato migliorarmi, crescere, avere degli amici, conoscere la lealtà. In qualsiasi ambiente non puoi guardare al risultato, proprio come quando risolvi un’espressione algebrica. Non puoi pensare al risultato, devi affrontare man mano i singoli passaggi. Io non volevo vincere, volevo diventare bravo, più bravo”.

Nato e cresciuto nella periferia di Napoli, a Scampia, in un momento storico in cui lì non c’erano palestre, pochissimi mezzi di trasporto ed opportunità.

Con lo sport si può crescere e cambiare il proprio futuro, io ne sono una dimostrazione. Tanti miei amici d’infanzia si sono persi e si trovavano in carcere quando io ho vinto l’Oro. La mia qualità è stata non arrendermi, ho preso tante botte perché volevo diventare un poliziotto e andavo ad allenarmi invece che stare in mezzo alla strada. Non venivo ammirato, ma deriso”.

Una storia di successo ma anche di consapevolezza e di disciplina. “Il judo è prima una disciplina che uno sport, nelle occasioni in cui non ho vinto non ho mai pensato che fosse colpa d’altri. Ho vinto quando sono stato il più bravo e non ho vinto quando ho incontrato atleti più bravi di me. Il judo ti insegna < nessun alibi e combatti >, che significa reagire, dare il massimo di sé, essere sincero e accettare quello che non va. Spesso ciò che ci manca può diventare un punto di forza. Dopo aver vinto le Olimpiadi c’è voluto tempo per credere fosse vero. Dopo un risultato così, ottenuto dall’Italia che non aveva nessuna storia nel judo, ho sentito subito la responsabilità di cominciare ad incontrare i ragazzi, di andare nelle scuole e di condividere quanto avevo vissuto”.

Al ritorno a mani vuote dalle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, per il judoka Pino Maddaloni è cominciato un periodo difficile, ma è lì che è ha preso il via un nuovo ed entusiasmante capitolo della sua vita e della sua professione.

Finita la mia carriera sportiva volevo allenare la prima squadra delle Fiamme Oro, volevo continuare a sentire il profumo olimpico. Invece, il mio dirigente mi ha detto che sarei dovuto tornare a Napoli e allenare i bambini. Mi è sembrata una punizione, ero concentrato su di me, sui risultati. Poi si sono rivelati degli anni importantissimi, nulla succede per caso. Lì ho capito che volevo diventare padre, da lì sono partite tante altre esperienze, progetti ed emozioni di grande importanza per me. Il regalo più bello che puoi fare a un bambino o a un ragazzo è dedicargli il tuo tempo. Io non canto, non ballo, non faccio reality ma so vincere e le nuove generazioni hanno bisogno di esempi. Tutti voi potete essere esempi. Io sono un’atleta che è dovuto partire da lontano, in tutti i sensi, che ha dovuto imparare tanto ed oggi sono qui con voi”.

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