Mercoledì, 24 Luglio 2019 19:27

Silvestri ai masterclassers: “Facendo le cose che amiamo troviamo la nostra strada”

Gino Castaldo, guru del giornalismo musicale italiano, lo dichiara subito: “Io di Daniele sono fan e amico, una cosa sempre un po’ complicata da gestire nel mio mestiere…”. E Daniele Silvestri rincara la dose nell'incontro con i Masterclassers Music&Radio di Giffoni 2019: “Abbiamo anche una cosa molto personale in comune: quando abbiamo iniziato, entrambi i nostri papà facevano gli autori per la tv. In comune abbiamo anche la fortuna, perché fare il lavoro per cui si ha passione è una delle fortune più grandi che ti possono capitare”. E la passione di Daniele per la musica è vecchissima se – come racconta lui stesso - è stata il primo gioco conosciuto da bambino. Nell’infanzia era un gioco individuale e continuo, poi nell’adolescenza è diventato socializzante. Ma ora ancora è tornato a divertirsi come da bambino, perché nella musica c’è qualcosa di istintivo, che va oltre il ragionamento, i contratti e le scadenze discografiche…

Daniele è sempre innamorato delle persone e del mondo, e il suo ultimo album, La terra sotto i piedi, ne è la testimonianza: se in Acrobati denunciava la sua età mettendosi a distanza e guardando, nei 3 anni da quell’uscita discografica il mondo – non solo quello musicale - è andato avanti e lui è risceso per terra per raccontare quello che vede. Anche attraverso i suoi due figli di 16 e 17 anni, con gli occhi del padre. “Perché il mondo, nel suo cambiare tantissimo, ci ha regalato tante cose affascinanti: le piattaforme su internet, il mondo chiuso nel palmo di una mano, quella roba lì ci dà delle possibilità che nessun altro ha avuto prima. Questi cambiamenti hanno modificato i nostri giorni e forse anche il nostro fisico (le mani si adeguano al pollicione spolliciante); cambia il modo di essere adulti, di essere insegnanti. Cambiamenti affascinanti ma arrivati tutti senza istruzioni per l’uso. E siamo noi che dobbiamo metterci dentro rispetto, dignità, gli ideali più vecchi e più forti di sempre per riuscire a scrivere quel libretto delle istruzioni”. Tutto questo era talmente importante, difficile da dire, che ha sentito l’urgenza di raccontarlo.

Non solo tematicamente, anche musicalmente Daniele non si riconosce né è riconducibile a uno stile preciso, a una scuola precisa. E questo che è il suo grande pregio ma anche il suo difetto, gli ha consentito negli anni di continuare a sperimentare, mettersi in discussione, anche fare errori… “Da ragazzino avevo questa grandissima passione – racconta lui stesso – e avevo l’ambizione di andare avanti nonostante non fossi bravissimo, quindi nell’ostinazione ho trovato un mio modo e forse anche delle innovazioni per tutti: non sono un grande interprete, così ho dovuto scrivere in una maniera diversa, per poterci cantare sopra. Il modo di far salire uno sul palco a ballare a Sanremo... Se siamo veri in ciò che facciamo, se ci mettiamo dentro le cose che davvero amiamo, che ci fanno alzare dal letto la mattina, troviamo un nostro percorso sincero e magari anche innovativo”.

E rispondendo a una domanda dei masterclassers sul come e dove nascano le sue canzoni, Silvestri regala anche un piccolo, importante ricordo personale (“Questa non l’ho mai detta neanche a te”, dice ridendo rivolto a Castaldo): “Quando ho iniziato c’era un luogo che mi piaceva tanto, un albero sul lungotevere delle Vittorie, dove andavo a scrivere. Uscivo di casa con la chitarra, prendevo l’auto e andavo lì. Dieci anni dopo ho scoperto che mio padre andava sotto lo stesso albero a scrivere”.

 
 

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