Sabato, 23 Luglio 2022 16:36

Edith, una ballerina all’inferno: una storia di coraggio e passione

Grande successo per il debutto di Edith, una ballerina all’inferno una produzione Violet Moon, scritto da Emanuele Turelli, con la regia di Marco Zulin e la partecipazione di Marco Cortesi e Mara Moschini. Tratto di una storia vera, il progetto narra le vicende di Edith Eva Eger, psicologa, ballerina, ebrea ungherese, sopravvissuta ai lager nazisti.

Separata dai genitori all’arrivo ad Auschwitz, Edith, e la sorella Magda, riusciranno a sopravvivere agli orrori del campo di sterminio nazista grazie all’immaginazione, determinazione e resilienza. Il loro esempio ci dimostra come spetti a noi scegliere come affrontare le difficoltà che la vita ci pone.

Con oltre due anni di ricerche storiografiche e preparazione, il film Edith, una ballerina all’inferno si propone di raccontare e ricordare le vicende della Shoa, ma anche lanciare un messaggio di speranza. Il progetto, nato durante il lockdown, riesce a trasmettere a pieno la necessità e la capacità dell’arte di dare forza anche nei momenti più bui. Realizzato per i giovani da giovani, Edith, ha visto sul set i ragazzi del corpo di Ballo del Liceo Coreutico Tito Livio di Miliano. Mossi da una forte passione, gli studenti sono riusciti a trasmettere, nonostante le condizioni estreme, delicatezza ed eleganza, facendo trasparire umanità anche in un contesto così atroce.

La produzione è firmata Violet Moon, associazione culturale che si occupa di produrre e promuovere momenti artistici di riflessione e crescita. La sceneggiatura è guidata dalla penna di Emanuele Turello, storyteller e scrittore specializzato nella ricerca storica e nella restituzione delle vicende più importanti del Secolo scorso.  Magistrale la colonna sonora composta da Daniele Gozzetti che ricostruisce quella che era la musica dei bandelli di deportati, anche noti come orchestra di Auschwitz, e ci accompagna in quell’atmosfera colma di brutalità e barbarie ma anche determinazione e amore per la vita.

Grazie al supporto delle amministrazioni locali è stato possibile utilizzare per le riprese lo storico Teatro Sociale di Salò, luogo suggestivo di cui la storia si intreccia con le dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale. Tramite un eccezionale team di scenografi gli spazi, che un tempo furono utilizzati dal ministro Buffarini Guidi per firmare l’ordinanza che tolse la cittadinanza agli Ebrei e ne decretò l’arresto, si sono trasformati in un perfetto set cinematografico e teatrale.

I linguaggio artistico di Edith è ibrido: unicum nel suo genere, unisce narrazione, danza e fiction cinematografica con un risultato dal forte impatto emotivo. La scelta audace di utilizzare una forma così complessa, non è mossa da una voglia di originalità ma è frutto di una grande ricerca su un linguaggio che possa aiutare i giovani a ragionare e comprendere il presente, osservando il passato. La danza è utilizzata per andare oltre, dove le parole non riescono ad arrivare, al fine di raggiungere l’animo degli spettatori.

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