Film Edizione 2023

UCCELLACCI E UCCELLINI

Il viaggio picaresco di un padre e un figlio (la splendida, inattesa coppia Totò-Ninetto Davoli), accompagnati da un corvo parlante, lungo le strade dell'Italia del boom economico e della Nuova Preistoria. Incontrano artisti girovaghi, bidonisti, ingegneri padronali, miseri contadini, fiorenti prostitute e Dantisti dentisti. Pasolini racconta la crisi dell'ideologia marxista in chiave fiabesca e valorizza l'aggressività e la dolcezza lunare della maschera di Totò. (Roberto Chiesi)
Restaurato in 4K nel 2020 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Compass Film e Istituto Luce-Cinecittà presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, con il sostegno del Ministero della cultura. Grading supervisionato da Luca Bigazzi

Categoria Fuori concorso
Sezione Rassegna "Scritto e diretto da Pier Paolo"
Tipologia Lungometraggio
Anno di Produzione 1966
Durata 89'
Nazionalità Italia
Regia di Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura Pier Paolo Pasolini
Fotografia Mario Bernardo, Tonino Delli Colli
Montaggio Nino Baragli
Musiche Ennio Morricone
Interpreti principali Totò,
Ninetto Davoli,
Femi Benussi
Prodotto da Alfredo Bini
Produzione Arco Film

 

PIER PAOLO PASOLINIPier Paolo Pasolini

A poco più di 100 anni dalla sua nascita, avvenuta il 5 marzo 1922, celebriamo il poeta-regista attraverso una selezione dei suoi capolavori in versione restaurata. 
“Pasolini ha avuto la forza di trovare, fin dalla prima inquadratura della sua opera prima, una propria lingua cinematografica, la sperimentazione come metodo di lavoro continuo, la necessità di rimettersi costantemente in discussione. Accattone sembra distare quattro decenni da Salò; in mezzo ci sono le borgate romane, la riscrittura del documentario, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, i film sulla borghesia, la reinvenzione della classicità, la Trilogia della vita… La scoperta di Citti e di Davoli, e poi Totò, Magnani e Mangano, a cui offre ruoli unici e inediti, un nuovo modo di usare la musica, luoghi che il cinema non aveva mai saputo guardare, da Matera a Sana’a ai resti della classicità, un cinema di poesia che è anche, sempre, un cinema politico, civile, che affronta i grandi nodi della modernità. Un cineasta condannato, insultato, imbrattato dal primo all’ultimo film, oggi unanimemente riconosciuto come l’artista che ha capito, con decenni d’anticipo, il genocidio culturale che si stava realizzando davanti al silenzio di tutti.” (Gian Luca Farinelli)

Non ho mai «messo al mondo» un film così disarmato, vulnerabile, fragile e delicato come Uccellacci e uccellini. Non solo non assomiglia ai miei film precedenti, ma non assomiglia ad alcun altro film. Non parlo della sua originalità — sarebbe stupidamente presuntuoso — ma della sua formula che è quella della favola col suo senso nascosto. Un racconto che come tutti i racconti consiste in una serie di prove che gli eroi devono superare. Ma contrariamente al solite essi non ricevono ricompensa alcuna per averle superate: né regno, né principessa. Non restano loro, dopo, che altre prove da superare. Nessuna favola propriamente detta finisce così. Inoltre, dal punto di vista dell’ambiente e dei personaggi il mio è un «racconto picaresco»: le esperienze a livello della strada di due poveri cristi.”
(da «Cahiers du cinéma, n. 179, giugno 1966, p.39)