Monica Dugo
Attrice siciliana, ma anche ballerina e regista, Monica Dugo è un volto noto soprattutto della fiction italiana. Nel 2005 debutta al cinema in TI AMO IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO. Tra le tante interpretazioni ricordiamo quelle in QUESTO È IL MIO PAESE, UNA MAMMA IMPERFETTA, ROMANZO SICILIANO, BORIS GIULIANO - UN POLIZIOTTO A PALERMO e LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE. Nel 2016 ha diretto e sceneggiato con Marcello Nodo il corto DOMANI SMETTO. Nel 2022 ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia (Biennale College Cinema) COME LE TARTARUGHE.
Il mio film è partito con un’immagine: un armadio vuoto. Ho pensato se una donna, travolta da un dolore non sostenibile e inaspettato, avrebbe potuto ficcarcisi dentro. E ho sorriso.
Le immagini dentro l'armadio si sono subito delineate, le ante come occhi, cosa sarebbe filtrato dalle sue fessure. E al contrario cosa avrei mostrato del suo interno.
E questa è la parte “surreale” del mio film, con riprese non classiche, con un armadio costruito con pareti mobili, spiando la protagonista mentre nasconde il suo stato d’animo senza colore, attraverso camicette colorate. E la possibilità di soffermarsi su rumori, cigolii, tocchi all'armadio. L'armadio diventa un personaggio, assiste e accoglie, si illumina e si spegne, all’interno e all’esterno, una volta finita la sua missione, può anche morire.
Attorno all'armadio, la casa, e una storia da raccontare in maniera quanto più classica possibile, seppur in una unità di luogo. L'impianto teatrale è inevitabile. Oltre che legato alla mia esperienza di ballerina prima, e di attrice dopo, cercando di mettere a fuoco uno stile che dia valore alla composizione dell’inquadratura, in cui non ci sia troppo spazio per la ripresa improvvisata. Mi piace alternare immagini degli attori con immagini di cose materiali, soprammobili, la porta dell’armadio che diventa un confessionale. La camera a mano è usata per seguire i personaggi in movimento in corridoio o in strada, invece immagini ferme e quadrate nelle camere. Le inquadrature “teatrali” sono alternate a primi piani stretti in momenti particolari, scambi confidenziali, sguardi. Dal punto di vista visivo il film avrà un approccio realista al racconto, anche nei momenti più surreali.
In ogni caso, come sempre, la prima (e unica) regola che mi do è, fare le cose molto seriamente, ma senza prendersi mai troppo sul serio. Non vorrei indugiare mai troppo sul dolore, sul dramma. Farlo sentire e percepire, ma distogliere lo sguardo da esso un attimo prima piuttosto che un attimo dopo.