Lunedì, 24 Luglio 2023 17:44

Diversi sotto lo stesso tetto: figlia e genitori imparano a rispettarsi di nuovo. La prima storia del Bangladesh per GexDoc

C'è un "prima" e un "dopo" nel rapporto tra Humaira e la sua famiglia. La sottile linea di confine, che segna il cambiamento, è un pellegrinaggio musulmano della madre a La Mecca. Il suo film, THINGS I COULD NEVER TELL MY MOTHER, proiettato in Sala Galileo per la categoria GexDoc, è la storia di una difficile convivenza sotto lo stesso tetto a Dhaka, in Bangladesh. La regista Humaira Bilkis cresce in un fiorire di arte, poesia, teatro, stimoli culturali di ogni genere: la madre per molto tempo mia madre è stata un'artista appassionata. "Ma da quando ha fatto l'Hajj, il grande pellegrinaggio musulmano alla Mecca, nel 2002, è profondamente cambiata. Ora vive rinchiusa nel nostro appartamento, seguendo i precetti della sharia, rifiutando la ricchezza della sua vita precedente. Continua a esortarmi affinché mi sposi e a smettere di fare film, poiché l'Islam vieta qualsiasi rappresentazione umana". Humaira si sforza di comprendere: "Perché hai così paura? Quando hai scelto di cambiare?". Poi si sfoga al telefono con amici e colleghi: "Non vogliono neppure che entri in casa il mio tirocinante". "Non condividono quello che fai, non sopportano il tuo lavoro", è la risposta. La madre la invita ad intraprendere l'Hajj. "Lo farò - dice - per risolvere le divergenze e per annunciarle che ho una relazione con un uomo indù". Si può essere legati nella distanza e divisi da posizioni e convinzioni, pur vivendo sotto lo stesso tetto. Bilkis dopo aver studiato in India è ritornata in Bangladesh, ha rafforzato il legame con la propria terra ma ha anche osservato diversità che si accentuano. A partire da casa sua, dalla propria famiglia. THINGS I COULD NEVER TELL MY MOTHER parla, dunque, dell'obiettivo/esigenza e voglia di ritrovarsi. C'è bisogno di una ripartenza: divise dalle proprie convinzioni, madre e figlia devono imparare a capirsi e rispettarsi di nuovo. È il primo film del Bangladesh in concorso a Giffoni in 53 anni di storia. "Si rompono i legami nel corso del tempo e si fa grande fatica a ricostruirli - dice la regista - è un film che resta stretto al mio cuore, perché mio padre è venuto a mancare alla fine della produzione. C'è stata una riconnessione di mia madre a quello che era da giovane e ho rivisto anche me stessa quando negli album fotografici vedevo lei da giovane".

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