Mercoledì, 28 Luglio 2021 18:43

I ragazzi del Cinema America protagonisti a #Giffoni50Plus

«Veniamo dalle periferie, dove mancava un luogo dove riunirsi. Abbiamo occupato un cinema, pensavamo di starci due, tre giorni ci siamo rimasti un anno e sei mesi». Lo racconta Giulia Flor Buraschi di Associazione Piccolo America ai ragazzi di IMPACT!, rievocando la storia dell’esperienza culturale nata a Roma, dalla periferia al centro. «Per noi era uno spazio da riempire anche per crescere, fare laboratori, studiare». Il luogo-cinema è diventato modo di proiettare film ma anche partite, occasioni d’incontro. «Dopo lo sgombero abbiamo lottato per evitare la demolizione per salvarlo, definitivamente, con dei vincoli posti dal ministro dei beni culturali grazie alla regione Lazio. Contemporaneamente abbiamo portato avanti iniziative di cinema all’aperto, ritornando alle periferie, che ci avevano portato a Piazza San Cosimato, nel luogo dov’era il Cinema America».

Quest’anno è partita una nuova iniziativa di periferia, e poi ancora “Schermi pirata”: «Ci mancava lo schermo e abbiamo proiettato il Rocky horror a Castel Sant’Angelo» spiega Valerio Carocci, presidente e fondatore di “Il piccolo cinema America”, «invitammo il Papa ma non venne, era il momento di massima esposizione. Occupammo il giardino degli aranci, abbiamo fatto “Il giovane favoloso”, poi siamo stati al Coni, Malagò era preoccupato, pensiamo di fare i “Blues brothers” in uno stadio». Il parallelo con Giffoni non è remoto: «I cinema hanno una funzione pubblica, danno servizi nei territori», spiega Carocci, «a Roma ci sono decine di sale storiche abbandonate. Una volta incontrato il “Cinema America” abbiamo scoperto Giffoni e altre esperienze, viaggiando per tutte le sale indipendenti d’Italia, ma forse il bagaglio che avevamo nelle attività estive era quello di “Un’estate romana”, degli anni dei miei nonni. Noi abbiamo subito lo sgombero, forse se fossimo rimasti lì l’esperienza sarebbe morta, invece ci confrontiamo con le imprese no-profit, quello a cui puntiamo, dai ragazzi che hanno occupato il cinema a quelli che occupano il cinema fino agli spazi pubblici aperti. Grazie, a voi che state qua, di cuore».

A Carocci fu assegnata la scorta, dopo un’aggressione violenta di matrice politica, con l’estrema destra contro il pubblico del cinema, con una successiva vicenda di violenza da parte di ex militanti di estrema sinistra: «È stata l’esperienza più brutta della mia vita, non la auguro a nessuno, c’è bisogno di libertà e io chiesi la revoca, ottenendola. Noi volevamo uscire da quella contrapposizione politica, alla fine in assemblea abbiamo deciso che qualunque cosa accada, dobbiamo puntare su cultura, programma, bellezza. La cronaca porta attenzione, ma perde la positività di un evento, gli sforzi per raggiungere l’obiettivo». Il mondo da uno schermo, con uno schermo, diventa un’occasione sociale, come un rito attraverso i luoghi. Da Roma ai posti remoti d’Italia, dove una sala o uno spazio diventa “America”

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