Sabato, 28 Luglio 2018 14:24

IL SALUTO DI GUBITOSI AI MASTERCLASSER: “SONO ENTUSIASTA DI VOI!”


“Ho seguito molti dei vostri interventi, ho ricevuto ogni giorno feedback positivi. Ragazzi, sono sempre più entusiasta della gioventù capace, brava, intensa che voi incarnate”. Claudio Gubitosi incontra i masterclasser per “guardarli negli occhi”. Nell’ultimo giorno della 48esima edizione, il direttore si siede di fronte ai giovani per ascoltarli, per sentire le loro impressioni, per prendere nota dei loro suggerimenti.

“C’è sicuramente una parte di giovani che la crisi ha messo ko, ma ce n’è un’altra – afferma il direttore del Giffoni Film Festival - che di sicuro non vorrebbe mai fare una cosa: andare all’estero per restarci. Al contrario, la parte di gioventù che voi rappresentate vuole andare all’estero per apprendere, ma poi vuole tornare in Italia”. Nella Sala Verde della Multimedia Valley si alternano aneddoti e suggerimenti.

Torna il ricordo della prima volta a Cannes, quando “dormivo in macchina – confida Gubitosi – perché soldi per l’albergo non ce n’erano”. E torna alla memoria anche il momento della “intuizione” sulla bellezza di Giffoni, non a dispetto ma anche grazie ai suoi palazzi con i panni stesi qua e là ad asciugare al sole. È una questione di approccio mentale, insomma. Un approccio sempre all’insegna della ragione e dell’apertura: “Non c’è una virgola a Giffoni – sottolinea il direttore - che non faccia parte di un discorso filosofico: ragionamento, ragionare”. E ancora: “Qui – dice – si può fare qualsiasi cosa che metta in relazione con i mondi esterni”.

L’entusiasmo dei ragazzi delle Masterclass Talk, Green, Music e Classic è tangibile: “Grazie direttore per questa opportunità: qui si cerca di costruire un senso civico, di partecipazione alla vita civile”. E ancora: “Negli incontri con i politici e le altre personalità abbiamo avuto la possibilità di conoscere le donne e gli uomini che si nascondo dietro i loro ruoli”. Non mancano neppure accenni di nostalgia e qualche lacrima: “Grazie, siamo stati una famiglia”.
Il direttore ascolta, annuisce, ringrazia e non rinuncia a un selfie di gruppo. E neppure a un “ci rivedremo presto” che trasforma l’incontro in un saluto. Un “arrivederci” carico di energie, aspettative e speranze.

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