Mercoledì, 21 Luglio 2021 19:15

Greta Esposito: “Emozionante il ritorno a Giffoni dove ho imparato l'ascolto dell'altro”

Sono emozionatissima: è così strano vivere il Festival da protagonista e non da giurata. Però è anche molto divertente, in fondo qui sono a casa”. Sneaker colorate e tailleur di cotone color crema. Gli occhi color del mare e un sorriso radioso. Greta Esposito, classe 2001, è arrivata a Giffoni in compagnia della mamma per riabbracciare le amiche e gli amici che per dodici anni sono stati la sua famiglia. Juror dall'età di sei anni, è oggi una promessa del cinema italiano e a soli vent'anni vanta un curriculum più che brillante. Da poco ha abbandonato il set di Delta, il film di Michele Vannucci con Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi. E a breve sarà sul grande schermo, nel ruolo di Maria Scarpetta, in Qui rido io di Mario Martone, al fianco di Toni Servillo. “L'attore è il curioso per eccellenza. E l'esperienza a Giffoni, con tutti gli occhi visti e le parole ascoltate, ha incrementato questa mia propensione a scoprire gli altri. Più volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo se non avessi fatto questa esperienza straordinaria – ha raccontato ai giffoner di IMPACT! e sono certa che qualcosa sarebbe andata diversamente, perché in queste sale si impara lo scambio, la condivisione e così si cresce e si cementa il proprio senso critico. Dicono che la regola numero uno nel mio mestiere sia quella di ascoltare l'altro: non c'è posto migliore di Giffoni per imparare a farlo”. Tantissime le domande che le hanno rivolto i suoi coetanei: “Ho deciso di continuare a studiare, perché la storia collettiva è fatta di storie individuali e di sensibilità – ha detto Greta – Non credo che ci si possa improvvisare. La mia professione è nata nell'antica Grecia per curare le persone. E non puoi prenderti cura di qualcuno senza studiare”.

Cura è un concetto sul quale la giovane attrice napoletana si è concentrata molto. In particolare rispondendo alle curiosità dei giffoner sulla serie Mental: “Non è la storia di quattro ragazzi in una clinica psichiatrica, ma quella di quattro ragazzi che decidono di salvarsi insieme. Il medicinale non è il farmaco, ma la relazione con l'altro, una cosa della quale sono fermamente convinta. Non a caso è uno dei progetti a cui sono più legata”. Da schizofrenica a tetraplegica, da ragazza madre a letterata dell'Ottocento, Greta non ha mai interpretato ruoli scontati, è questo è forse uno dei suoi punti di forza. “Ho imparato sulla mia pelle che ognuno di noi è diverso dall'altro e che la diversità fa crescere e ci rende emotivamente più ricchi. Ai giffoner dico: qui trovate l'evoluzione, mi auguro che possiate riscoprire dentro di voi la forza per una ri-evoluzione che vi porti a raggiungere tutti i vostri obiettivi e a rendere concreti i vostri sogni”. Di sogni lei nei ha coronati già diversi. “Quando mi hanno proposto di lavorare con Mario Martone ero sinceramente spaventata, perché lui è un mostro sacro. Poi ho scoperto una persona lungimirante, che ti accoglie e ti guida. Lo stesso vale per un mito come Toni Servillo, è un professionista che non ti fa pesare mai il suo successo e ti aiuta a costruire la scena”. Di Luigi Lo Cascio, conosciuto sul set di Delta, insieme ad Alessandro Borghi, dice: “È come un fratello maggiore”.

L'ultima esperienza le è rimasta decisamente nel cuore: “Non ero mai stata sul Delta del Po: il film è ispirato a una storia vera e prima di girare ho impiegato un mese per prepararmi a questo ruolo. Ho conosciuto persone che hanno una cultura diversa dalla mia, sono entrata nelle loro case, ho mangiato e pescato con loro per sentire il dolore. E pur essendo partita da un contesto che non era il mio, mi sono sentita compresa, perché ho immediatamente capito che quella gente aveva la necessità di raccontarsi ed io di ascoltarla. Ecco, credo che non ci sia uno scambio più bello di questo”. La sua musa è Frances McDormand, con le emozioni ha imparato a convivere e a farci i conti, piegandole all'occorrenza per incanalarle nel ruolo da interpretare. E finora, ha ribadito alla platea di giovani che l'ha applaudita, ha capito una cosa fondamentale: “Inutile guardarsi in cagnesco ai provini o provare a farsi le scarpe. Se ti muovi da solo puoi anche correre veloce, ma difficilmente arrivi lontano. Insieme, invece, si va sempre da qualche parte”.

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