Venerdì, 30 Luglio 2021 19:35

Don Luigi Ciotti a #Giffoni50Plus: "Vangelo e Costituzione, guida per me prete di strada"

Novanta minuti appassionati. Don Luigi Ciotti costruisce una intensa partita delle emozioni con i ragazzi di #Giffoni50Plus. Le sue battaglie per la difesa degli emarginati, degli ultimi, di chi bussa alla porta chiedendo aiuto, contro le mafie e i soprusi di ogni rango per "liberare la libertà" prendono vita nella Cittadella del Cinema con una narrazione che vibra come una corda di Rostropovic. Di una potenza, e di una credibilità, senza pari. La presenza al Festival del fondatore del gruppo Abele e dell'associazione Libera è un manifesto incarnato di buona vita.

"Il mondo, per splendere, ha bisogno dei ragazzi. I ragazzi, però, hanno bisogno di trovare riferimenti veri e credibili -spiega in apertura del suo intervento-. Le giovani generazioni sono titolari di positività e fragilità. Possiedono lo sguardo dell'oggi ma anche la sensibilità per il presente e la volontà di cambiare rotta per un futuro migliore. È importante farli parlare, non solo parlare rivolgendosi a loro. Giffoni è un esempio di questo dialogo aperto e reciproco da cinquantuno anno". Sul palco della Sala Blu, davanti alla sezione IMPACT!, don Luigi riceve il premio 'Giffoni Special Award' direttamente dalle mani del direttore Claudio Gubitosi e la 'mattonella d'autore' da quelle della presidente della fondazione Aura, Alfonsina Novellino. Ha la voce ferma, solida come la terra. Il cuore rivolto verso l'alto, al cielo. Per lui esiste "la guida del Vangelo come della Costituzione". Per lui, "prete di strada".

Attivista di prima linea. Militante di quel necessario verbo dell'altro, da sé, a cui volgere lo sguardo dell'anima e l'opera quotidiana. "Con il monologo dell'io -sottolinea- non si va da nessuna parte. Diffidate da chi pratica gli assoli. La strada è il Noi. Unendo le energie si può costruire quella forza culturale, sociale, politica nel senso più alto, di cui c'è tanto bisogno". Giustizia, amore e solidarietà sono scolpiti nella carne viva della sua esistenza che mai ha occupato le retrovie dell'impegno. Finanche nell'aspetto del pensiero. "Non si può essere cittadini a corrente alternata -ammonisce-. Il bene comune non può essere delegato. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi. L'attività politica è una delle strade possibili. Per Papa Paolo VI, oggi santo, la politica andava intesa come la più alta forma di carità. La carità è amore per gli altri. Servizio per il bene comune, per il bene di tutti. La politica resta l'etica della comunità". L'asticella è alta. Il campo d'azione ben definito e la battaglia, per certi versi, corpo a corpo. "La cosa più inquietante -denuncia Ciotti- è la normalizzazione di certi temi come il traffico di droga, l'ecomafia, l'usura, il gioco d'azzardo e il riciclaggio. La mafia, complice anche il minore spargimento di sangue, ha abbandonato le forme tradizionali, che pure esistono ancora sui territori. Oggi è globalizzata, intelligente, tecnologica. Ha costruito rete e una imponente ricchezza. È impegnata a Piazza Affari non per strada a sparare. La riflessione deve superare i confini di un tempo".

Esiste un oltre. E questo oltre è divenire da esplorare ma anche passato da custodire. C'è nostalgia del futuro: "Don Luigi Sturzo disse che la mafia aveva i piedi in Sicilia ma la testa a Roma. Aggiungendo, inoltre, che sarebbe risalita verso il nord del Paese per varcare le Alpi -ricorda il fondatore di Libera-. Ormai questo passaggio è compiuto. Occorre agire di conseguenza mettendo a disposizione dei giovani gli strumenti per il cambiamento. La cultura è fondamentale. La cultura dà la sveglia alle coscienze. Bisogna investire sulla formazione e sulla scuola garantendo il lavoro. La politica europea, non solo quella italiana, sia più forte e coraggiosa. Ci vuole un forte impegno per la vita. Dobbiamo liberare la libertà nel nostro paese e nel mondo". La bussola delle istituzioni pubbliche deve puntare alla comunità. Illuminata dal faro della fede, guidata dalla sapienza del fare. "Padre Antonio Bello, vescovo, mio prezioso amico che mi ha lasciato in dono la sua stola sacerdotale - conclude don Luigi Ciotti- affermava una cosa bellissima. 'Non mi interessa sapere chi sia Dio, mi basta sapere da che parte sta'. Bene. Giustizia, libertà, dignità delle persone. Sta da questa parte".

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