Lunedì, 26 Luglio 2021 20:38

Diodato a IMPACT!: “La pandemia ci ha insegnato a riscoprire la bellezza nelle piccole cose”

Sorrisi, emozioni e pure qualche lacrima. Nella Sala Blu, Diodato rivive con i giffoner della sezione IMPACT! l’anno della pandemia con tutto il suo carico di emotività. Dal simbolo di speranza che è diventata “Fai rumore” al silenzio intriso di storia e di presenze dell’esibizione solitaria all’Arena di Verona, dalla stesura di “Che vita meravigliosa” all’incontro con Roberto Baggio: il cantautore, nell’incontro organizzato in collaborazione con Radio 105, non nasconde il suo sentire più profondo.

Sono metà pugliese e metà campano, perché mio padre è di ‘Saliern’”, esordisce Diodato pronunciando Salerno nel dialetto locale. Ma la gag lascia subito spazio alla riflessione. Al centro, la sua “Fai rumore”, simbolo di un anno che lo ha visto protagonista: “Pensavo di aver raggiunto l’apice emotivo con la vittoria al Festival di Sanremo. Mai avrei immaginato quello che stava per arrivare per tutti noi. Poi – dice - vedere diventare quella canzone altro, perché tu le canzoni le scrivi e loro se ne vanno per la loro strada, hanno una vita tutta loro, mi ha fatto provare da una parte dolore e dall’altra felicità. È diventata un grido di liberazione”. E ancora: “Vedere tanta gente scegliere quella canzone per manifestare la propria presenza e umanità in quel tempo così strano mi ha fatto sentire parte di una storia comune”.

Eppure, la sua istantanea del 2020 è un’altra: “Cantare all’Arena di Verona” per l’Eurovision. “Mi sono sentito parte di flusso comune – racconta Diodato - Ero solo ma non mi sentivo solo. Ho sentito di avere il privilegio, con la mia voce, di rappresentare quell’urlo che tutti noi abbiamo provato a far sentire in quei giorni lì. Quelli sono luoghi in cui per migliaia di anni si sono accumulate le emozioni di milioni di persone. E questa cosa la senti. Ecco – spiega - è come se avessi fatto un viaggio nella storia temporale umana. Io mi sentivo con milioni di persone intorno”. E aggiunge: “All’Arena di Verona ci torno il 19 settembre. Stavolta non da solo. Sarà una festa – esclama - Vorrei che fosse una festa dell’anima, una festa luminosa, un ritrovarsi. Vorrei che tutti provassimo emozioni forti per scambiarcele”. Perché, osserva, “non credo che la musica debba essere solo svago. Credo che la musica debba aiutare ad attraversare il buio. Spero che alla fine i miei concerti facciano uscire più consapevoli e più leggeri. Perché la musica è magica”.

Il viaggio nelle emozioni tocca il tema della bellezza. E Diodato inizia con una premessa: “Uso tanto la parola vita perché credo sia il centro della mia ricerca. Le mie canzoni altro non sono che il tentativo di racchiudere in tre minuti qualcosa di troppo grande da descrivere. La bellezza è il vissuto – spiega - Ed è forse il motivo per cui riesco a vederla anche nelle cose drammatiche che ho vissuto. Cerco sempre di trovarci un insegnamento. Questo periodo, che ha posto per tutti noi un muro sulla parola futuro che si tocca con mano, quante cose ci ha fatto capire?”. Ed esclama: “Quanta bellezza stiamo riscoprendo in quelle cose che davamo per scontate! C’è bellezza nelle piccole cose, bisogna stare attenti a riconoscerla. Questa esperienza ci aiuta a capire quali sono le cose fondamentali della vita e capire dove sta la bellezza”.

Diodato non si esime dal rispondere alle curiosità dei giffoner sui suoi film preferiti. La scelta è difficile, ma la spuntano “Matrimonio all’italiana, che ho vissuto tanto con la mia famiglia. Melancholia, un film fantastico e molto incisivo. E poi I soliti sospetti, perché mi lasciò alla fine con la bocca aperta”. L’artista non si tira indietro neppure nell’indicare i suoi tre cantautori di riferimento: “Lucio Battisti, Fabrizio De André e Domenico Modugno. Però ci sono canzoni di tanti altri che amo profondamente”. I miti di Diodato, infatti, non si fermano alla musica. “Che emozione conoscere Roberto Baggio! Quando mi hanno chiesto di scrivere la canzone per il film Il divin codino temevo di non riuscirci. Era una grande responsabilità. Lui fa parte del DNA degli italiani e ancora oggi riceve migliaia di lettere al mese da tutto il mondo. Ci ho lavorato per mesi, poi ho capito che dovevo raccontare le emozioni che mi aveva fatto provare”. E racconta dell’incontro con il campione e della scena girata giocando a biliardino: “Ha vinto lui di poco. Tipo 10 a 1”, ironizza. E racconta: “Baggio è una persona di cui si percepisce l’inquietudine e anche tutto il lavoro che ha fatto in questi anni. È una persona molto profonda ma anche con delle radici molto forti. Si percepisce l’energia che ha”. E ancora: “Mi ha fatto sentire subito a casa. Mi ha detto che si è emozionato tanto per la canzone e ha pianto come un bambino. Là – confessa - è come se mi avessero dato il Pallone d’oro”.

A differenza de Il divin codino, Diodato ammette di non aver visto prima il film di Ferzan Özpetek “La Dea Fortuna” del quale la sua “Che vita meravigliosa” è una delle canzoni simbolo. “Non ho scritto una colonna sonora, ho scritto una canzone”. E narra come tutto è nato: “Il seme iniziale della canzone è nato in albergo, alle tre di notte, di ritorno da un concerto. C’erano dei paninari vicino al palco che facevano panini buonissimi. Abbiamo mangiato un panino con la band e alcuni fan: è stato un momento magico. Sono tornato in albergo ed ero talmente felice che quando mi sono ritrovato in quella solitudine ho pensato che nonostante le montagne russe che vivo con questo lavoro, le porte in faccia, le delusioni, è proprio una vita meravigliosa”. Solo dopo è arrivata la collaborazione con il regista: “Quando mi hanno detto che Özpetek stava girando quel film e il mio editore gli ha proposto di ascoltare una mia canzone, ho pensato a quel seme lì. Così mi ci sono messo a lavorare. Ecco – conclude - come consiglio direi di non vedere il film prima, perché condiziona tantissimo”.

È sulle note di “Che vita meravigliosa” accennate con l’ukulele che Diodato saluta i ragazzi. La intona con Lau, una giffoner che così realizza un sogno. Aggiungendo emozioni su emozioni.

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