Ben Lear
Ben Lear si laurea alla NYU nel 2010 in composizione musicale. Per il suo recital di fine corso, scrive ed esegue la sua opera folk, Lillian, con un’orchestra di venti elementi, sul tema dell’inquinamento da plastica. E, all’uscita dell'album, comincia a collaborare con la Plastic Pollution Coalition e Gyres per risvegliare le coscienze proprio su questo argomento. Questo lavoro lo ha portato ad esibirsi alle conferenze TED e alle Nazioni Unite. Nel 2016,Lear dirige il suo primo documentario, THEY CALL US MONSTERS.Risultato della realizzazione del film, è stata la partecipazione di Ben al comitato consultivo degli scrittori di InsideOut, la collaborazione coi membri dell’Anti Recidivism Coalition (per la quale dà lezioni settimanali di scrittura creativa all'interno del Compound) e il sostegno agli ex criminali perché possano rientrare nella società.
Dichiarazione del regista
"Il Compound è una prigione all'interno di una prigione, una struttura ad alta sicurezza nel mezzo della Sylmar Juvenile Hall. Fuori dai suoi cancelli, i ragazzi giocano a calcio su un campo erboso. Sono minori, giudicati come tali, per aver commesso crimini non violenti. Torneranno a casa entro qualche mese. All'interno del Compound, i ragazzi hanno lo stesso aspetto – sono quasi tutti ispanici e afroamericani, con le divise grigie della contea - solo che non possono giocare sull’erba. E non torneranno a casa presto. Sono i giovani violenti ad alto rischio della Contea di Los Angeles, giudicati come adulti per crimini violenti e condannati a decenni, se non centinaia di anni in una prigione per adulti. Quando sono entrato per la prima volta nel Compound all'inizio del 2013, mi aspettavo di trovare dei gangster spietati che mi avrebbero fissato, pronti ad aggredirmi alla prima occasione. O avevo dimenticato come sono gli adolescenti, o avevo visto troppe puntate di LOCKED'UP'RAW, ma non avrei potuto sbagliarmi di più. Contrariamente a quanto pensavo, ho incontrato una classe piena di ragazzi, eccitati e ansiosi di raccontare le loro storie. Andavano in giro per la stanza e condividevano con me i loro obiettivi. Martin di sedici anni mi disse: "Vorrei essere un architetto. O un artista. Ci sono tante cose che ancora non so. Ma ho tanta voglia di imparare! "Poi si fermò e aggiunse: “Spero solo di averne la possibilità". Ha avuto 100 anni per omicidio di primo grado. Per giorni non sono riuscito a smettere di pensare a questo mondo in cui mi ero imbattuto. In questo stretto spazio tra un'infanzia perduta e un'età adulta rubata, entro il quale questi ragazzi riescono a vivere, a ridere e a scoprire il loro potenziale. Quando ho scoperto che c’è una proposta al Senato della California per una legge che dia loro l’opportunità di una seconda occasione, ho capito che avevo un film da fare. Due anni e mezzo dopo, il risultato: THEY CALL US MONSTERS, un racconto di formazione ambientato dietro le sbarre".