Isaki Lacuesta
Isaki Lacuesta (1975) ha diretto 8 film, tra cui: THE LEGEND OF TIME, THE CONDEMNED e LOS PASOS DOBLES. I suoi film sono stati proiettati in centri artistici quali il MOMA, la National Gallery a Washington e l'Anthology Film Archives. Ha fatto parte del gruppo di artisti che ha lavorato per il padiglione della Catalogna alla Biennale di Venezia del 2016. La sua natura di artista meticcio lo ha portato a collaborare anche con coreografi (ha co-diretto lo spettacolo di danza contemporanea “Tranç” con Cesc Gelabert e La Veronal), musicisti (Pau Riba, Kiko Veneno, Albert Pla, El Teatre Magnètic) e pittori (Miquel Barceló, Frederic Amat, Perejaume), e ad innumerevoli collaborazioni con diversi media.
Isa Campo
Isa Campo (1975), sceneggiatrice e produttrice, insegna regia all'Università Pompeu Fabra di Barcellona. Ha scritto i film LOS CONDENADOS (FIPRESCI Award a San Sebastian Festival, 2009) e LOS PASOS DOBLES (Golden Shell a San Sebastián Festival, 2011), ma anche documentari come LA NOCHE QUE NO ACABA e EL CUADERNO DE BARRO, entrambi diretti da Isaki Lacuesta, e GAME OVER (Premio Gaudi 2016) di Alba Sotorra. Ha diretto alcune installazioni video, tra cui “Lugares que no existen, Google Earth 1.0”, "Mapell", "Luz Azul", "Mullada Llum" e "El retablo de las adivinaciones". LA PRÓXIMA PIEL è il suo primo film da regista.
Dichiarazione dei registi
“Abbiamo scritto questa storia per Emma Suárez nel 2005 e gliel’abbiamo proposta nel 2006. Da allora per noi è sempre stata Ana, la madre di “La próxima piel”. Invece non avevamo ancora il figlio adolescente. Ci sono voluti otto anni perché il piccolo Àlex Monner crescesse e potesse incarnare il nostro protagonista. Curiosamente, il suo personaggio nel film sparisce proprio per otto anni. In questo tempo siamo tutti cambiati molto, abbiamo fatto film, abbiamo avuto figli. Alcuni dei temi che ci affascinavano allora li ritroviamo nel film: l’autoinganno, gli incerti legami familiari, la necessità di essere amati incondizionatamente, la fragilità sulla quale si basa la nostra identità e il desiderio di trasformarci in altre persone. A questi si sono aggiunti nuovi temi che prima non avremmo immaginato ci potessero interessare. Dopo 8 anni, quello che volevamo, era aprire nuove strade per il nostro cinema, lavorare sul thriller psicologico e la suspense e mantenere la massima vicinanza, fisica, epidermica ai personaggi. Non volevamo un film basato sul tema ma sui personaggi, incentrato su un gruppo di persone che vivono in maniera estrema i sentimenti più comuni, quelli con i quali tutti possiamo identificarci. E soprattutto ci affascinava e ci attraeva la relazione madre-figlio, l’immenso bisogno d’amore che entrambi hanno e che li porta a costruire una relazione familiare, ricordando, dimenticando o ricreando un passato per loro conveniente, perché non possono rinunciare al legame che si è creato tra loro”.