Germinal Roaux

Nato nel 1975 a Losanna, in Svizzera. Studia alla Scuola Rudolf Steiner di Losanna. Nel 1994 realizza come saggio di diploma il documentario UNE PLUIE ET DES HOMMES. Lavora poi come fotografo per le riviste L’ILLUSTRÉ, L’HEBDO, EDELWEISS, TYPE. Nel 2003 gira il cortometraggio documentario DES TAS DE CHOSES. Nel 2007 dirige un altro cortometraggio, ICEBERGS, che vince il Premio Action Light per la miglior speranza svizzera al festival di Locarno 2007 e viene presentato al Tribeca Film Festival 2008. Nel 2009, su richiesta dell’attrice Jeanne Moreau, Roaux realizza il trailer per la 21a edizione del Festival du Film Premiers Plans di Angers. LEFT FOOT RIGHT FOOT è il suo primo lungometraggio.

Dichiarazioni del regista

“Poema iniziatico, LEFT FOOT RIGHT FOOT tenta di traversare le turbolenti acque dell’adolescenza per ritrarre questo momento cruciale in cui si deve scegliere e mettere un piede davanti all’altro per andare avanti. Dalla cancellazione del legame fino alla sua riconquista, questa è la storia di una coppia, di un’età, di un’epoca. Una coppia, il cui rapporto, nonostante la sua acerbezza, è già bloccato in una sorta di routine. Due esistenze solitarie legate dalla paura del vuoto, che hanno bisogno l’una dell’altra per stare al caldo in un mondo ghiacciato dalle apparenze. Un’età sulla soglia della vita adulta, dove si cercano la propria identità, il proprio posto nella società e i propri punti di riferimento nel mondo adulto. Un’epoca caratterizzata dall’illusione del consumo, dalla reificazione del corpo, e dalla banalizzazione della prostituzione, nella quale il potere del denaro equivale a una promessa di libertà”.
“Il modo insidioso in cui Marie scivola nella prostituzione, riflette la sua mancanza di discernimento sulle conseguenze del passaggio dalle parole ai fatti. La ragazza si ritrova presa nella trappola del proprio candore, costretta con la forza in una spirale da cui non uscirà intatta. L’intensificazione dell’esistenza attraverso la tragedia è un elemento centrale nella riflessione del film”.
“Ho voluto mostrare questo singolo momento di una possibile presa di coscienza, questo momento unico nella vita di ognuno, quando tutto cambia per sempre, quando le idee preconcette vengono spazzate via, e quando la scintilla di un nuovo inizio può nascere. Ho voluto evocare questa sete di vicinanza dei personaggi con se stessi, il loro bisogno di confrontarsi con le proprie ombre per fare esperienza della verità”.
“Dal rumore degli skateboard ai ritmi dei locali notturni, la musica del film è come la musica di questa generazione: persistente e continua. È come un velo posato sul mondo, un velo accecante che mostra la realtà degli adolescenti invasa in modo permanente dai suoni”.
“L’adolescenza, l’età dei contrasti, quando tutto è nero o bianco. Il mezzo adeguato per ritrarre questa transizione da una realtà a un’altra poteva essere solo il bianco e nero, che ha la peculiare capacità di mostrare i nostri aspetti più reconditi tenendoci, al contempo, lontani dalla realtà percepita. Il bianco e nero cancella l’aneddoto per far emergere l’universale. Permette di catturare l’essenza senza assorbirci totalmente. Spinge lo spettatore a trasformarsi in una sorta di co-autore del film. Un film può così diventare un mezzo per rivelare la nostra interiorità”.