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GIFFONI FILM FESTIVAL 1983 - 30 luglio.7 agosto

Sezioni e Film

QUERELLE DE BREST

Category: Edizione 1983

Sinossi
Il marinaio francese Querelle arriva a Brest e inizia a frequentare uno strano bordello. Scopre che suo fratello Robert è l'amante della padrona di casa, Lysiane. Qui puoi giocare a dadi con Nono, il marito di Lysiane: se vinci, ti è permesso fare l'amore con Lysiane, se perdi, devi fare l'amore con Nono ... Querelle perde di proposito ...

Titolo Originale Querelle
Titolo Italiano Querelle de Brest
Categoria Fuori concorso
Sezione Rassegna 'I Problemi dei Giovani nella Cinematografia Contemporanea'
Tipologia Lungometraggio
Anno di Produzione 1982
Durata 108'
Nazionalità Francia, Germania Ovest
Regia di Rainer Werner Fassbinder
Sceneggiatura Rainer Werner Fassbinder
Interpreti principali Brad Davis, Franco Nero, Jeanne Moreau

 regista rainer werner fassbinderRAINER WERNER FASSBINDER

Un tedesco che sapeva parlare della Germania nazista e post-nazista con così tanta sensibilità non s'era mai visto fino ad allora. Rainer Werner Fassbinder, in effetti, fu al di sopra di ogni aspettativa di critica e pubblico e, con una libertà artistica che si era conquistato negli anni, non si limitò alla dimensione cinematografica, dove già spopolava, ma diventò una delle icone teatrali per eccellenza come esponente dell'Anti-Teatro, imponendosi inoltre come commediografo, scrittore, attore, produttore e intellettuale attivissimo e prolifico del suo tempo. Un Pasolini obeso, sofferente, omosessuale, drogato, senza Dio e senza speranza. In continua lotta con le mille facce di se stesso. Niente poteva salvarlo dall'autodistruzione. L'amore è una parola impastata nella saliva, troppo complicata da spiegarsi, a volte si confonde persino con la solitudine. La vita è un cielo grigio sul punto di piovere, che potrebbe benissimo scatenare una tempesta anche in una stanza. La sodomia è violenza e affetto. La morte è un rifugio silenzioso, in bianco e nero, senza sorrisi.
È balzato in testa ai botteghini con ritratti di donne che arrancano nella miseria, le cui vite sono intrise di dolore. Paradossalmente, non poteva andargli meglio! Con molti sacrifici, ancora oggi viene considerato una prova tangibile che se si possiede talento, il mondo intero è pronto a riconoscerlo e a rispettarlo. La sua vita, in particolare, fu fatta di incredibili coincidenze.
Figlio di un medico e di una traduttrice che divorziarono quando era ancora molto piccolo, Rainer visse con la madre, la quale si servì del cinema come di un asilo in cui lasciarlo per poter lavorare indisturbata. Il grande schermo diventò così un ossessione per il piccolo che arrivava a vedere dai tre ai quattro film al giorno. Annoiato dagli studi scolastici, soffrì di crisi depressive che disturbarono la sua istruzione. Ma non fu solo la noia e la forte apatia a svilire il giovane. Rainer era omosessuale e viveva la sua omosessualità come una malattia inaccettabile. All'età di 15 anni però, Fassbinder dichiarò la sua omosessualità e presto, lasciò la scuola, mettendosi in cerca di un lavoro. Ma non voleva un lavoro qualsiasi, anche perché si sentiva fortemente spinto nel campo artistico. Nel 1965, fece domanda di ammissione per la scuola superiore di cinema di Berlino, ma venne respinta, così seguì alcuni corsi di recitazione ed entrò nell'avanguardia dell'Action Theater di Monaco, dove conobbe colei che divenne la sua migliore amica, l'attrice Hanna Schygulla. Con lei, studiò teatro per tutta la metà degli anni Sessanta al Fridl-Leonhard Studio di Monaco, dando luogo all'Anti-Teatro nel 1967.
Già dal 1966, cominciò a utilizzare la macchina da presa firmando e interpretando cortometraggi come "Il vagabondo" (1966) e "Il piccolo caos" (1966), lasciandosi dirigere a sua volta nella pellicola Mit Eichenlaub und Feigenblatt (1968) di Franz-Josef Spieker. Diversamente da altri autori della New Wave del cinema tedesco (Schlöndorff, Herzog e Wenders), non appena Fassbinder cominciò a fare dei film, mise mano a ogni particolare delle sue opere in ogni fase della loro produzione: dalla sceneggiatura alla scenografia, dalla direzione degli attori fino ai costumi, portando quello che era il metodo di gestione teatrale nella creazione di un film. Questa versatilità gli rese più facile ogni cosa: compositore, operatore cinematografico e disegnatore, grazie agli anni passati sul palcoscenico, sviluppò intorno a lui una sorta di piccolo entourage (sua madre, le sue amiche e i vari amanti) che lo coadiuvarono nelle diverse tappe. Il tutto gli permise di produrre rapidamente i suoi film, con costi estremamente bassi. Così nacque la Tango-Film, la sua casa di produzione.
Ventitré sono i film con la Schygulla, ventiquattro quelli con Irm Hermann, numerosi sono invece quelli dove appare anche solo per pochissimi secondi, nel puro stile Hitchcock. Nonostante il primo bellissimo film, L'amore è più freddo della morte (1969), per Fassbinder il successo non arrivò subito. Arrivò invece il matrimonio (inspiegabile) fra lui e l'attrice Ingrid Caven che durò solo due anni (dal 1970 al 1972) per ovvi motivi.
Attenzione alla puttana santa (1971) e Le lacrime amare di Petra von Kant (1972) lo mettono in luce come "un autore tedesco che fa film tedeschi per un pubblico tedesco" (così egli come amava definirsi) e lo fanno interagire con altri esponenti connazionali di quel periodo come Volker Schlöndorff che lo dirigerà ne "L'improvvisa ricchezza della povera gente di Kombach", film tv del 1971. La paura mangia l'anima (1973) gli fa vincere il Premio FIPRESCI a Cannes. Ampiamente censurato e bloccato da una controversia legale sui diritti del romanzo da cui era tratto ("For the Rest of Her Life" di Cornell Woolrich) è il film tv Martha (1973), storia di una donna che sposa un sadico, dal quale tenterà più volte una via di fuga.
Dopo aver diretto la pellicola drammatica Effi Briest (1974), entra a far parte della Giuria del Festival Internazionale di Berlino nel 1977, e, instancabile, si presenta l'anno dopo con Il matrimonio di Maria Braun, da molti decantato come il suo più grande capolavoro e primo mattone di una quadrilogia sulla Germania post-nazista. Lo stesso anno, dolorosamente ispirato al suicidio del suo amico e amante Armin Meier, esce Un anno con 13 lune. Il cinema di Fassbinder comincia a parlare di quei delicati equilibri delle donne che lui descrive con testardaggine e senza alcuna diplomazia. L'universo femminile si spoglia con grande umiltà, mostrando le sue fragilità, i suoi dubbi e timori, la dolcezza, la sensibilità e l'umanità.
Vincitore del Luchino Visconti Award, avrà la fortuna di essere diretto da colui che lui giudica il suo ispiratore: Douglas Sirk in Bourbon Street Blues (1979), pellicola girata a 6 mani con Hans Schönherr e Tilman Taube. Sarà poi la volta di Lili Marleen (1980) con il nostro Giancarlo Giannini e il telefilm Berlin Alexanderplatz (1980). Lola (1981) con una delle sue attrici feticcio, l'ottima Barbara Sukowa, e il nostro Mario Adorf, è una prova di regia impeccabile, similmente si potrà dire anche di Veronika Voss (1982), che rende omaggio a Viale del tramonto di Billy Wilder e che, meritatamente, vincerà l'Orso d'Oro.
Querelle de Brest (1982) è il suo ultimo film, la morte porta via Fassbinder in una notte di giugno del 1982, dopo un'overdose di cocaina associata all'uso eccessivo di sonniferi. Lasciò incompiuta una sceneggiatura sulla vita di Rosa Luxemburg.