Sinossi
Riccardo, un ex attivista ormai sulla trentina, riparato troppo frettolosamente in Venezuela per sottrarsi alla polizia che neppure lo cercava, torna a Milano. E' l’estate del ’78, sono passati 5 anni. Se l’abbraccio con la mamma finisce in lacrime, i pellegrinaggi sui luoghi depurati del Movimento sono, ahimè, una specie di passeggiata archeologica. Il cortile della Statale, la fabbrica abbandonata dove il visitatore evoca nel silenzio il ritmico battimani delle assemblee, i telefoni pubblici dai quali chiamare ragazze che ormai hanno altro per la testa. I vecchi compagni parlano più o meno lo stesso linguaggio del Riflusso. C’è chi va a studiare all’estero, chi si è messo nell’antiquariato, chi accumula quattrini come dirigente industriale; e se i ricchi tirano cocaina, al sottoproletario non resta che distruggersi con le droghe pesanti. Riccardo si arrangia, cerca di vendere certi berretti felpati che ha portato dal Sudamerica, si dà a un piccolo commercio di sopravvivenza. Ma si scopre circondato da un mondo più brutto di prima. È difficile formarsi un’etica al giorno d’oggi: Riccardo gira a vuoto, butta i King, ha brevi e deludenti incontri di sesso, sospetta (ma solo in sogno) che la bambina senza padre di un’antica compagna sia sua figlia.