Nino Manfredi, all'anagrafe Saturnino Manfredi (Castro dei Volsci, 22 marzo 1921) è un attore, regista, sceneggiatore e cantante italiano. Interprete versatile e incisivo, tra i più validi e apprezzati del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. Con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, Manfredi è considerato uno dei 'mostri' della commedia all'italiana. Nei primi anni trenta si trasferisce a Roma, e nel 1944 si iscrive all'Accademia nazionale d'arte drammatica, dove si diploma nel 1947.
Nell'autunno dello stesso anno fa i suoi esordi al Teatro Piccolo di Roma, sotto la direzione del suo maestro Orazio Costa, nella Compagnia Maltagliati-Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, recitando in testi perlopiù drammatici, per poi proseguire sotto la regia di Giorgio Strehler e in seguito di Eduardo De Filippo. I suoi due più significativi successi sul palcoscenico li ottiene comunque più avanti, nelle commedie musicali "Un trapezio per Lisistrata" di Garinei e Giovannini (1958), accanto a Delia Scala, e, soprattutto, nel "Rugantino" sempre di Garinei e Giovannini (1962), insieme ad Aldo Fabrizi e Bice Valori, notevolmente apprezzato anche in tournée negli Stati Uniti d'America.
Nel frattempo si aggiunge alle altre l'esperienza, poi prevalente, del cinema, in cui Manfredi debutta nel 1949 con "Torna a Napoli" di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, "Monastero di Santa Chiara" di Mario Sequi (1949) e "Anema e core" di Mario Mattoli (1951), e passando poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1955 partecipa per la prima volta a due film di rilievo, "Gli innamorati" di Mauro Bolognini e "Lo scapolo" di Antonio Pietrangeli.
Sul piccolo schermo appare per la prima volta nel 1956, nello sceneggiato "L'Alfiere" diretto da Anton Giulio Majano, ma è nel 1959 (annata chiave della sua carriera) che ottiene un importante successo di pubblico con la sua partecipazione a "Canzonissima", con la regia di Antonello Falqui, accanto a Delia Scala, Paolo Panelli e il ballerino e coreografo statunitense Don Lurio. In questa trasmissione crea la macchietta di "Bastiano, il barista di Ceccano", la cui battuta tormentone "Fusse che fusse la vorta bbona" (soprattutto come invito all'acquisto del biglietto della lotteria) entrerà nel linguaggio comune. Parallelamente all'attività attoriale, si cimenta anche come doppiatore.
Sull'onda del suo successo televisivo in "Canzonissima 1959", nello stesso anno venne chiamato nella parte del meccanico Piedeamaro in "Audace colpo dei soliti ignoti" di Nanni Loy, sequel del fortunato "I soliti ignoti" diretto da Mario Monicelli l'anno precedente, rispetto al quale in pratica si trova a sostituire lo stesso Mastroianni nella parte del "tecnico" della sgangherata banda di ladri. Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film "L'impiegato" diretto da Gianni Puccini, diventa una delle colonne portanti della commedia all'italiana.
Nel 1968 appare in compagnia di uno strepitoso Ugo Tognazzi nel film "Straziami ma di baci saziami" diretto da Dino Risi. Nel 1974 interpreta invece l'emigrante italiano in Svizzera costretto a tingersi i capelli di biondo in "Pane e cioccolata" di Franco Brusati e il portantino d'ospedale idealista in "C'eravamo tanto amati", che segna il suo ritorno sotto la regia di Ettore Scola insieme a "Brutti, sporchi e cattivi" di due anni dopo. Da ricordare anche l'interpretazione del venditore abusivo di caffè sui treni Michele Abbagnano in "Café Express" (1980), nuovamente di Nanni Loy: a detta di molti la sua interpretazione più intensa e sofferta.
In qualità di attore si aggiudica cinque Nastri d'argento e cinque David di Donatello. Nel 1962 debutta anche dietro la macchina da presa con "L'avventura di un soldato", un episodio del film "L'amore difficile" tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia è l'autobiografico lungometraggio "Per grazia ricevuta" (1971), col quale si aggiudica la Palma d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d'argento per il miglior soggetto: il film, oltre al successo di critica, è il più visto della stagione.