Mario Monicelli (Roma, 16 maggio 1915) è un regista, sceneggiatore e scrittore italiano. Monicelli è stato uno dei più celebri e apprezzati registi italiani. Insieme a Dino Risi e Luigi Comencini, fu uno dei massimi esponenti della commedia all'italiana, che ha contribuito a rendere nota anche all'estero con film come "Guardie e ladri", "I soliti ignoti", "La grande guerra", "L'armata Brancaleone", "Amici miei", "Il marchese del Grillo".
Nel 1945 Monicelli è aiuto-regista nel primo film di Pietro Germi: "Il testimone". Nel 1946 Monicelli fu scelto, insieme a Steno, da Riccardo Freda per realizzare la sceneggiatura di "Aquila nera". Il film ebbe molto successo e la coppia Monicelli-Steno fu chiamata per scrivere alcune gag e battute per il film "Come persi la guerra", di Carlo Borghesio, e prodotto da Luigi Rovere. La collaborazione con Steno, che durerà fino al periodo tra 1952 e 1953, produrrà alcune delle commedie più interessanti del dopoguerra; tra queste vi è "Guardie e ladri", film del 1951 con Totò premiato al Festival di Cannes con il premio alla miglior sceneggiatura.
Fu sceneggiatore insieme a Federico Fellini anche per film di Pietro Germi "In nome della legge" (scritto con Pinelli, Germi e Giuseppe Mangione). Nel 1957 Monicelli vince il premio al miglior regista del Festival di Berlino con "Padri e figli". Il film considerato lo "spartiacque" nella carriera di Monicelli è "I soliti ignoti", del 1958, il quale segna l'avvio verso la cosiddetta "commedia all'italiana". L'anno dopo è la volta di "La grande guerra", che vince un Leone d'oro ad ex aequo con "Il generale Della Rovere" di Roberto Rossellini ed ottiene una nomination all'Oscar al miglior film straniero. Nel 1963 Monicelli è autore del film "I compagni", il quale varrà la seconda nomination ad un premio Oscar, quello alla migliore sceneggiatura originale.
"I soliti ignoti", del quale Monicelli è anche sceneggiatore assieme ad Age e Scarpelli e a Suso Cecchi D'Amico, rovescia per la prima volta la dialettica di "Guardie e ladri" con la quale lo stesso Monicelli (insieme a Steno che lo affiancò alla regia) aveva impostato fin dal 1951 la rappresentazione del rapporto tra autorità e libertà, tra giustizia togata e semplice sopravvivenza delle classi più umili. Quattro anni dopo, Monicelli inverte i ruoli: in "Totò e Carolina" (1955) lo straordinario attore napoletano non è più un ladruncolo ma un carabiniere, e la censura dell'epoca non prende affatto bene l'ironia intorno alle forze dell'ordine: il film subisce pesanti e talvolta inspiegabili tagli, e benché in tempi recenti ne sia stata restaurata la copia originale, continua a essere trasmesso nella versione "epurata" e inquinata da un demenziale titolo di testa imposto dalla censura di allora, francamente insultante anche solo nei confronti del livello attoriale di Totò.
Così con "I soliti ignoti" Monicelli abbandona la dialettica antagonista tra tutori e trasgressori della legge, rappresentando esclusivamente il lato mite, confusionario e frustrato di un manipolo di aspiranti ladri votati all'insuccesso. "La grande guerra", lontano dagli stereotipi classici della commedia, svaria notevolmente da un estremo all'altro del registro tragicomico affrontando un argomento doloroso e complesso come la tragedia della Prima guerra mondiale, ed è impreziosito dalle memorabili interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio Gassman. I compagni, film sulla storia del sindacalismo e, ancor prima, sulla fratellanza tra operai delle fabbriche, è poco noto al grande pubblico ma molto apprezzato dalla critica (con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori e Annie Girardot).
Negli anni sessanta Monicelli si dedica anche a film a episodi: "Boccaccio '70" del 1962, "Alta infedeltà" del 1964 e "Capriccio all'italiana" del 1968 (anche se l'episodio da lui diretto in Boccaccio '70 fu tagliato dal produttore Carlo Ponti, scatenando la protesta dei registi italiani che decisero quasi tutti di boicottare il Festival di Cannes del 1962, che avrebbe dovuto essere inaugurato appunto da questo film). Ne "L'armata Brancaleone" (1966) e, con minor efficacia, nel seguito intitolato "Brancaleone alle crociate" (1969), Monicelli mette in scena un singolare Medioevo tragicomico, costellato dall'uso di un'inedita lingua maccheronica divenuta memorabile nel cinema italiano. Il film del 1966 viene anche selezionato per il festival di Cannes.
Nel 1973 il film "Vogliamo i colonnelli" è selezionato per il festival di Cannes. Tra gli altri film di rilievo occorre ricordare "La ragazza con la pistola", terza nomination all'Oscar (1968), "Romanzo popolare" (1974) e i primi due capitoli della trilogia di "Amici miei" (1975, 1982) - quello conclusivo (1985) verrà infatti diretto da Nanni Loy. "Caro Michele" vale per Monicelli l'Orso d'argento al festival di Berlino nel 1976. Il film successivo, girato nel pieno degli anni di piombo, ne esprime il dramma ispirandosi a un'opera dello scrittore Vincenzo Cerami: "Un borghese piccolo piccolo" (1977) è un'opera interamente e profondamente drammatica, estranea alle suggestioni tragicomiche delle opere precedenti e successive ("Il marchese del Grillo", 1981, che pure si avvale di un'ottima interpretazione dello stesso Sordi). La sua regia nel Il marchese del Grillo gli fa vincere l'Orso d'argento al festival di Berlino del 1982.