Venerdì, 23 Settembre 2022 07:52

"L'Italia che sarà: giovani, lavoro e cultura": la riflessione dell’ideatore e fondatore Claudio Gubitosi alla vigilia delle elezioni politiche

Il prossimo 25 settembre, eleggeremo un nuovo Parlamento ed un nuovo Governo per il nostro Paese. Già oggi, però, viviamo una fase delicatissima. Siamo dentro una campagna elettorale che si svolge nel pieno di una crisi energetica nazionale e internazionale mentre continuano a soffiare venti di guerra in Europa.

Nel mezzo di tutto questo, la nostra classe politica è chiamata a presentare programmi, proposte, idee e progettualità per costruire il futuro del Paese, della nostra società e dei nostri giovani. Ebbene si, anche dei nostri giovani. Nelle ultime settimane, ho infatti registrato con un certo stupore un nuovo interesse della politica nei riguardi dei giovani. Da giorni i maggiori esponenti politici fanno continuamente riferimento ai giovani; sui giornali si parla tanto della “questione giovanile”. In generale, mi sembra che tutti si siano ricordati o in qualche modo accorti solo ora che i giovani esistono, sono in mezzo a noi, fanno parte dell’Italia - ricordate il tema di Giffoni 2022: invisibili.

Da un lato, questa nuova attenzione mi rincuora perché adesso finalmente la politica dice cose che da anni, a Giffoni, diciamo e sosteniamo con forza. Dall’altro, questo rinnovato interesse mi preoccupa: non vorrei che i giovani venissero strumentalizzati da una politica latitante, assente, spesso lontana dalle reali esigenze della nostra società e, in particolare, dei nostri ragazzi. La mia sensazione è che, nonostante le tante parole dei programmi elettorali e le tantissime promesse dei dibattiti, i giovani non siano ancora centrali, non siano una priorità per chi - destra o sinistra - dal 26 settembre, avrà il compito di governare il nostro Paese. Anzi: mi sembra che, in un certo senso, la politica pensi ai giovani solo quando vengono contratti i debiti che loro - i giovani - dovranno ripagare, tra venti o trent’anni.

Davanti a tutto questo, come operatore culturale e “papà adottivo” di giffoner, non ho intenzione di restare in silenzio, a braccia conserte. Non posso tenermi lontano da certi argomenti e dalle questioni che mi toccano sul vivo. Su questi temi ho più volte espresso le mie considerazioni, proposte e, perché no, attacchi durissimi. Per questo, già da diverse settimane, ho deciso di far sentire la mia voce, dire la mia, ho iniziato ad avanzare proposte rivolgendomi a tutti gli schieramenti politici e a tutti i partiti, nessuno escluso.

Bisogna riportare con forza all’attenzione di tutti quei temi che da sempre sono molto cari a me e a Giffoni: i giovani, la cultura, il futuro, il lavoro, la scuola e l’Università. Come sempre, ci ho messo la faccia e la mia esperienza di cinquantadue anni di lavoro accanto ai giovani di tutto il mondo. Per restituire ai nostri ragazzi il futuro che meritano, la politica deve dialogare, confrontarsi con gli esponenti della società civile, aprirsi alle proposte ed alle critiche di chi, come me, è dentro la storia del nostro Paese. Questo confronto deve continuare dopo il voto con franchezza, onestà e senza pregiudizi ideologici. Qualunque sia la coalizione o il partito che uscirà vincitore dalle prossime elezioni, il presente dei nostri giovani - il loro presente, non il loro futuro; l’oggi, non il domani - dovrà essere un tema centrale. Non è una questione di destra, centro o sinistra: ne va del destino della nostra società perché un paese senza bambini e senza ragazzi è un paese senza futuro.  

Dal canto mio, sono sempre stato dalla parte dei ragazzi e sarò sempre pronto al confronto con chiunque, senza paraocchi o barriere ideologiche, con tutte le coalizioni politiche e tutti i partiti. La storia di Giffoni lo dimostra: in oltre cinquant’anni, abbiamo accolto al Festival chiunque, dando a tutti la possibilità di parlare, rispondere ed essere ascoltato. Dal 1970 ad oggi, il Festival che ho ideato e dirigo ha dato a tantissimi rappresentanti politici e esponenti delle istituzioni la possibilità di incontrare i giovani, ascoltare la loro voce e conoscerli. Proprio così: venire a Giffoni serve anche (e forse soprattutto) a conoscere i ragazzi. I nostri protagonisti hanno un’età compresa tra i 3 e i 30 anni e sono a tutti gli effetti un specchio della gioventù del nostro Paese. Conoscere i giovani è importante perché credo che molti dei problemi che riguardano le nuove generazioni dipendano proprio dal fatto che gli adulti - i politici, gli analisti, gli editorialisti, i cosiddetti esperti - non conoscono i giovani, non sanno cosa pensano, cosa si aspettano dal futuro, di cosa hanno paura e di cosa hanno maggiormente bisogno. Partiamo quindi da una domanda: chi sono, oggi, i giovani in Italia?

L’ITALIA NON È UN PAESE PER GIOVANI
Alle prossime elezioni ci saranno circa 10 milioni di elettori fra i 18 e i 35 anni e più di 27 milioni di elettori over 50. Questo significa che per ogni potenziale elettore under 35 ce ne sono altri 3 che hanno più di 50 anni. In un Paese in cui i giovani sono così pochi, gli stessi dovrebbero essere considerati come la fonte più preziosa di capitale umano e sociale, come la risorsa unica da cui ripartire per poter crescere sia economicamente che demograficamente. Ma questo in Italia non accade.
Gli Under 35 a livello europeo sono la generazione più istruita di tutti i tempi, secondo i dati di EU Youth Report, il rapporto sui giovani della Commissione Europea. Allo stesso modo, a questo dato così incoraggiante, in Italia se ne affianca uno che non va nella stessa direzione: gli Under 35 italiani sono la generazione più povera nella storia della Repubblica (possiedono circa il 17% in meno di ricchezza rispetto alle precedenti generazioni).

INVISIBILI E LONTANI DALLA POLITICA
Gli invisibili della nostra generazione sono i NEET vale a dire la quota di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione. Secondo i dati dell’OCSE, nel 2020 in Italia circa il 24% dei giovani fra i 15 e i 29 anni appartiene a questa categoria.
Cosa pensano questi ragazzi della politica? Secondo un sondaggio SWG di inizio settembre, solo l'8% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è appassionato dalla politica e impegnato attivamente in questo campo. Le ultime rilevazioni elettorali indicano inoltre che il 42,7% di loro si asterrà, un dato superiore a quello delle altre fasce della popolazione ma in linea con il trend negativo registrato dal 2018 ad oggi. In questi anni, l’affluenza elettorale nel nostro Paese è calata di più di 10 punti percentuali: un dato allarmante che conferma la disaffezione e il distacco dei giovani dalla politica. Non c’è da meravigliarsi: quali insegnamenti stiamo dando a questi ragazzi perché possano trovare nella politica un riferimento, una stella polare, uno strumento per comprendere il mondo? Perché i ragazzi dovrebbero credere nel voto se anche questa volta la politica non ce l’ha fatta e ha mostrato il suo volto più deteriore, quello dei paracadutati su territori che non conoscono, svuotando di senso il concetto stesso di rappresentanza? Questa brutta pratica andrebbe proibita per legge. I giovani sentono che le Istituzioni non gli sono vicine: non sanno per chi e perché votare.

VOTO AI SEDICENNI
D’altro canto, mi sembra che la politica - o, in generale, il “mondo degli adulti” - abbia una sorta di paura dei ragazzi che impedisce di lasciare ai giovani lo spazio che meriterebbero. Ma perché avete paura dei giovani? Affidiamogli davvero il Paese - la politica, la società civile - e sono certo che lo troveremo molto meglio di come lo abbiamo lasciato. Tanto per cominciare, quindi, propongo di estendere ai sedicenni il diritto di voto. In Europa, alcuni paesi hanno già abbassato i limiti di età al voto: in Austria chi ha sedici anni può votare in tutte le elezioni dal 2007 così come a Malta dal 2018. I giovani di oggi sono molto più svegli, consapevoli e informati di quanto lo erano i loro coetanei di una generazione fa. Sono quindi certo che i sedicenni siano oggi sufficientemente maturi per esercitare il voto in modo intelligente e far sentire la propria voce. Forse, se i giovani potessero votare già a 16 anni, la politica si interesserebbe di più a tematiche come la scuola, la didattica, l’inserimento nel mercato del lavoro e le modalità di accesso alle Università. Abbinare l’estensione del diritto al voto a un potenziamento della cittadinanza nelle scuole, potrebbe essere il modo più efficace per rafforzare l’interesse dei giovani a capire meglio le sfide del proprio tempo e percepirsi come parte attiva delle soluzioni da dare.

NUOVA LEGGE PER IL VOTO DEI FUORISEDE
Le persone fuori sede rappresentano circa il 10% del corpo elettorale italiano. Tra questi, circa 5 milioni di studenti e lavoratori non voteranno alle prossime elezioni politiche a causa di impedimenti di vario genere. Tutto questo perché l’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi in Europa dove non si può votare fuori sede. Bisogna mettere subito mano ad una riforma affinché anche in Italia, come accade nella maggior parte dei Paesi europei, si consenta ai cittadini - molto spesso giovani - che si trovano lontani dalla propria residenza di esercitare un diritto-dovere, quello di votare.

AFFIDIAMO I COMUNI AI GIOVANI
L’Italia, tutta, deve riconoscere i giovani come risorsa unica e preziosa da cui ripartire, come fonte di capitale umano irripetibile. Avviciniamo i giovani alla realtà politica più vicina: i consigli comunali. Apriamoli ragazzi under 25, affidiamogli la gestione del loro territorio e, soprattutto, valorizziamoli. In tutti i comuni italiani, specialmente nei borghi con meno di 10.000 abitanti, affidiamo la gestione della cosa pubblica alla generazione che può avere con le proprie idee una lungimiranza, un’energia, una voglia di fare e un’intraprendenza fuori dagli schemi già noti che possono solo far del bene al paese intero.

NUOVE RISORSE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Secondo la stessa logica, dobbiamo far entrare subito i ragazzi negli ingranaggi dello stato e della società civile. Occorre favorire l’ingresso di giovani diplomati e laureati nella pubblica amministrazione attraverso procedure concorsuali più veloci, semplici e, soprattutto, più meritocratiche. Allo stesso tempo, è necessario avviare un dibattito serio e franco sul numero chiuso e sulle modalità di accesso alle Università. Penso, ad esempio, ai famosi “test di medicina” e a tutte le facoltà che danno accesso all’insegnamento scolastico. Sanità e istruzione pubblica sono due ambiti messi a dura prova dalla pandemia e che, oggi, fanno i conti con una carenza di personale davvero spaventosa - che spinge talvolta a chiamare professionisti da altri paesi. Ripensare le modalità di ammissione nelle Università e le procedure di immissione in questi settori nevralgici per il sistema Paese è un impegno con il quale il nuovo governo dovrà cimentarsi. Immettere nuove risorse nella pubblica amministrazione è anche un modo per arginare la fuga dei cervelli e fare in modo che tanti ragazzi - spesso, laureati - non siano più costretti a lasciare il proprio Comune, la propria Regione o addirittura il proprio Paese, l’Italia, per trovare uno stipendio adeguato e un impiego consono al proprio livello d’istruzione.

SINDACATO DEI GIOVANI
Secondo un recente studio OCSE, sia le iscrizioni ai sindacati che la copertura dei contratti collettivi si sono notevolmente ridotte negli ultimi anni. Il calo è particolarmente rilevante per i giovani, la categoria che più avrebbe bisogno di rappresentazione e tutela: solo il 7% degli iscritti a un sindacato nei Paesi OCSE ha meno di 35 anni. Questo calo di iscrizioni (e di fiducia) non vuol dire che le esigenze di tutela dei diritti del lavoro siano venute meno. In alcuni casi sono anzi più complesse e pressanti. Chi se ne occuperà? Una proposta concreta è l’istituzione di un vero e proprio “sindacato dei giovani” - esiste quello dei pensionati, dopotutto - un ente che rappresenti la parte e gli interessi dei giovani nei contratti di lavoro e nell’impiego professionale.

SOSTEGNI PER L’INDIPENDENZA E SALARIO MINIMO
A questo aggiungo anche che occorre favorire l’indipendenza dei giovani non attraverso la logica del “bonus una tantum” ma per mezzo di misure serie a sostegno dell’occupazione e dell’autoimprenditorialità. Alcuni esempi: obbligo di retribuzione per gli stage curriculari, incentivazione dell’apprendistato come forma privilegiata per l’ingresso nel mercato del lavoro, contributo affitti per studenti e lavoratori Under 35, potenziamento del Fondo di Garanzia mutui per la prima casa.

INNOVAZIONE
Viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni tecnologiche. Affinchè l’innovazione possa avere davvero un impatto positivo e duraturo per le nuove generazioni, va utilizzato un approccio critico e content oriented. Ovvero, individuare linguaggi e contenuti idonei agli strumenti tecnologici, con un approccio che stimoli i ragazzi ad essere creativi, evitando l’errore di utilizzare uno strumento nuovo con un linguaggio e contenuti “vecchi”. Bisogna quindi educare i ragazzi a coltivare lo strumento che differenzia l’essere umano dalle macchine: il proprio cervello, l’intuizione, la conoscenza, la creatività e la capacità critica. Per far questo, occorre utilizzare lo strumento che da sempre l’uomo impiega per far parte di una comunità: la narrazione e il racconto di storie, possibilmente nuove e originali e pensate per essere divulgate e fruite anche attraverso gli strumenti del futuro come il metaverso.

RICONOSCIMENTO E TUTELA DELLE PROFESSIONI DIGITALI
Occorre un forte impegno politico per disciplinare e tutelare i creatori di contenuti digitali intesi come una nuova categoria professionale, sempre più importante per l’economia e fondamentale non solo per l’intrattenimento ma anche per l’informazione e la formazione. Sarebbe un apripista verso una discussione che deve essere più ampia e portare al riconoscimento di tutte le dinamiche del settore digital & tech italiano.

CULTURE HUB
Ci sono tanti hub che si occupano di innovazione, ricerca scientifica e nuove tecnologie. Pochissimi - anzi, quasi nessuno - invece, sono dedicati alla cultura, al pensiero, all’arte e alla filosofia intesa come capacità di riflessione. Una misura utile per aiutare i giovani ad avvicinarsi a questi territori potrebbe essere l’istituzione di Culture Hub, punti di incontri tra menti brillanti ma anche luogo di divulgazione, promozione di progetti ad alto impatto sociale.

EMERGENZA CLIMATICA
Per il 90% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, ambientalismo e lotta al cambiamento climatico dovrebbero essere temi prioritari nell'Italia in cui vorrebbero vivere. Anche grazie all’esperienza di Verde Giffoni dello scorso aprile - evento totalmente dedicato alla sostenibilità che ripeteremo il prossimo anno - mi sono reso conto che c’è un senso di urgenza nelle parole dei ragazzi e delle ragazze quando parlano dell’emergenza climatica, un generale bisogno di risposte radicali. Non basta più fare la raccolta differenziata. Il cambiamento sarà obbligatorio e la transizione non potrà essere solamente energetica. Quando pensiamo alla transizione ecologica tendiamo a vederla come una collezione di potenziali privazioni: cosa non potremo più fare, cosa non potremo più mangiare. Dobbiamo invece sforzarci di immaginare un cambiamento futuro in positivo. Abbiamo bisogno, ad esempio, di città che non siano a misura di automobile, ma che siano progettate a misura di cittadino, di bambino, di ragazzo e di famiglia con spazi verdi e strutture pubbliche per lo studio e l’intrattenimento.

CONCILIAZIONE TRA LAVORO, MATERNITÀ E FAMIGLIA
Particolarmente in Campania e in tutto il Sud Italia, occorre mettere in campo ogni sforzo ed ogni impegno per valorizzare le risorse femminili favorendo le condizioni per l'ingresso nel mondo del lavoro, per la conquista di migliori condizioni retributive e la conciliazione tra lavoro, maternità e famiglia. Prevedere in tutte le aziende servizi di asilo nido e miniclub potrebbe essere una prima risposta al problema dell'affidamento dei bambini durante le ore lavorative.

RIDUZIONE DEI COSTI DEL TRASPORTO PUBBLICO
A partire dal 1 giugno 2022, la Germania ha testato un biglietto unico per i mezzi pubblici a 9 euro al mese che permetteva a chiunque di viaggiare per tre mesi in tutto il Paese con bus, tram e treni regionali. L'adesione è stata massiccia: 52 milioni i biglietti venduti. La stessa misura potrebbe essere applicata in Italia, con un focus particolare per i giovani e gli studenti. Su questo va detto che la Regione Campania qualcosa ha fatto prevedendo gli abbonamenti gratuiti per gli studenti.

ESTENSIONE OBBLIGO SCOLASTICO FINO A 18 ANNI
Per preparare realmente i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro può essere utile allungare l’obbligo scolastico estendendolo dalla scuola dell’infanzia, frequentabile a partire dai 3 anni, fino ai 18 anni. La scuola dell’infanzia dovrebbe essere inoltre universale, gratuita e quindi obbligatoria per aiutare sia le famiglie sia i bambini. Non solo: per quanto riguarda gli asili nido, sono tanti gli studi che hanno evidenziato che avere un sistema educativo accessibile su cui fare affidamento aiuterebbe le famiglie a vivere una condizione di maggiore equilibrio e benessere.

SUPPORTO PSICOLOGICO NELLE SCUOLE
Lo psicologo andrebbe introdotto come “figura sistematica” nell’organigramma della scuola. È necessario fornire maggiore supporto psicologico agli studenti di tutte le età per aiutarli a rispondere a traumi e disagi derivanti ad esempio dall’emergenza Covid-19 e per dare supporto nei casi di stress, difficoltà relazionali, nonché, prevenire l’insorgere di forme di disagio e malessere psico-fisico.

EMERSIONE - SHOCK GIFFONI
Dobbiamo andare incontro al cambiamento senza indugi. Non è una scelta confortevole, ne sono consapevole, ma è l’unica possibilità che abbiamo per entrare nella vita quotidiana delle nuove generazioni e far risplendere l’immenso potenziale dei nostri ragazzi. Anche a questo servirà Shock Giffoni, il nuovo e dirompente format che lanceremo nel mese di Novembre. Sarà la sezione più innovativa del Festival, uno spazio dedicato a chi non si accontenta del linguaggio comune, a tutti i ragazzi e le ragazze che hanno voglia di esplorare sguardi diversi e nuove frontiere della creatività.

TORNIAMO A STUPIRCI, TORNIAMO A MERAVIGLIARE                                                                                    
Le mie sono solo riflessioni che non sono chiamate a portare rivoluzioni o sancire manifesti. Dobbiamo permettere ai nostri ragazzi di emergere. Emersione, è questa la parola che vorrei fissare come promemoria per tutti noi e per chi dal 26 settembre dovrà governare il Paese: dobbiamo dare ai nostri giovani l’opportunità di emergere dalla palude della burocrazia, dalla nebbia del nichilismo, dall’ansia per l’emergenza climatica, dall'analfabetismo funzionale e dal disagio emotivo. I nostri ragazzi potranno emergere da ciò che oggi li opprime se offriamo loro opportunità di studio e lavoro, occasioni di incontro e possibilità di mettersi in gioco in prima persona, direttamente e senza reti di protezione. Diamo l’Italia ai nostri giovani e sono sicuro che non ce ne pentiremo: solo grazie a loro, potremo tornare a meravigliarci e a stupirci e - a poco a poco - fare in modo che il nostro Paese torni a meravigliare e stupire il Mondo intero.

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