Venerdì, 30 Luglio 2021 19:44

Film in concorso 30 luglio: la forza dell’Amore ha la potenza di cambiare le nostre vite

Ancora film in concorso, ancora grandi storie, ancora grandi emozioni al #Giffoni50Plus. Alle 10:00, in sala Truffaut, per la categoria Generator +16 è stato proiettato THE WHITE FORTRESS (Bosnia-Canada, 2021) scritto e diretto da Igor Drljača. Ambientato a Sarajevo, il film racconta le vicende parallele di Faruk, giovane che ha perso la madre, vive con la nonna e si arrangia con diversi lavori (alcuni anche poco ‘puliti’) e Mona, ragazza benestante figlia di politici. Entrambi voglio scappare dalle loro vite: seppure così diversi si innamoreranno e troveranno, l’uno tra le braccia dell’altro, la forza di andare avanti. Il film ha colpito molto i giurati. “Entrambi i protagonisti – dice Enrico – vivono in una realtà difficile e tramite il loro amore capiscono che l’unica cosa da fare è scappare e godersi il tempo insieme. Un film – continua – che ci fa riflettere sul tempo che abbiamo e che dobbiamo sfruttare in tutta la sua pienezza, perché anche se il tempo che passa è tanto, l’amore fa volare le ore. Carpe diem!”. Riflessioni giungono anche dai diversi hub collegati da tutta Europa. “Questo film è bellissimo – dicono dall’hub della Macedonia – dolce e triste allo stesso tempo. E inoltre riflette sulla realtà contemporanea, aprendo molti spunti di dibattito non solo sulla situazione attuale dei giovani in certe parti del mondo, ma anche sulla situazione sociale e politica”.

Alla vigilia della chiusura di #Giffoni50Plus, gli Elements +10 hanno guardato, in sala Alberto Sordi, il loro ultimo lungometraggio, BIRTA (Islanda, 2021), diretto da Bragi Thor Hinriksson: Birta, bambina di undici anni, sveglia e capace, ascoltando sua madre al telefono, percepisce che per problemi finanziari in famiglia quest’anno il Natale non potrà essere festeggiato e si adopera per aiutare sua madre. “Hai undici anni ma sembri più grande!” le dicono tutti quelli che la conoscono. È una sportiva e suona la chitarra, sa quello che vuole ed è molto responsabile. Dopo qualche tentativo a vuoto e qualche imprevisto, Birta riesce a raccogliere quasi tutta la cifra per il suo Natale e grazie a lei la festa diventa veramente speciale. Tanti gli applausi e i complimenti al regista e come sempre tante le domande. “Ma la storia è vera o è inventata?”. ha chiesto Sara. “Assolutamente vera! – risponde il regista presente in sala - ed è la storia che mia moglie ha vissuto durante la sua infanzia”. Lo spirito di sacrificio e amore per il Natale, ha spinto Birta a tentare di capire il punto di vista di sua madre e lo ha fatto provando ad aiutarla nel concreto. Manuela, infatti, nota come: “Il film sia bello perché Birta di sua iniziativa ha trovato il modo di raccogliere i soldi necessari. Però – osserva la giovane giurata – sarebbe stato bello vedere che la madre di Birta fosse stata promossa a lavoro per poter offrire alle figlie maggiore tranquillità economica”. Il regista prontamente coglie la palla al balzo: “Sarà l’occasione giusta per girare un Birta 2!”. Paola ha accompagnato alle osservazioni dei suoi compagni una domanda a Bragi Thor Hinriksson: “A me il film ha trasmesso molto, soprattutto ho capito che con il sacrificio e la volontà si può fare qualsiasi cosa. Lei cosa voleva mettere in evidenza con il suo film?”. Il regista ha risposto senza esitazione alcuna: “Il messaggio è quello di aiutarsi a vicenda ed essere consapevoli che in famiglia e con gli amici sia fondamentale la collaborazione”. I giurati non si sono fatti sfuggire neppure un dettaglio, come Claudia, che leggendo il messaggio a fine proiezione, ha chiesto: “La dedica “In memoria di mia sorella”, era un pensiero per sua sorella o per la sorella di sua moglie?”. “Innanzitutto complimenti per lo spirito di osservazione - ha risposto il regista islandese - la dedica è per mia sorella alla quale sono molto legato”. Anche le fasi preliminari al film hanno incuriosito i giurati: “È stato facile trovare l’attrice giusta?” chiede Antonia. “Assolutamente no – precisa il regista - non avevo ben chiaro cosa cercassi dalla protagonista, ho solo sentito che la ragazza giusta era quella che poi ho scelto”. Chiara, in tono un po’ polemico, ha osservato come fosse ingiusto che il padre di Birta e sua sorella non versasse gli alimenti alle due ragazze ma si limitasse a fare loro semplicemente regali. All’appunto della giurata, il regista ha spiegato che: “È una scelta della madre di Birta non accettare denaro dell’ex marito. Credo sia una questione di orgoglio e di voler essere in grado di farcela da sola. E con tutte le difficoltà, devo dire che ci è riuscita bene”. Spazio poi agli aneddoti: “Riguarda la sorellina di Birta. Quell’attrice è un fenomeno perché a fine ciak si avvicinava al catering e mangiava senza sosta le caramelle che le facevamo arrivare apposta. Era bravissima anche ad improvvisare – conclude il regista - tanto che aggiungeva ogni volta un tocco suo personale al personaggio”

Nonostante l’estate calda a Giffoni arriva anche il Natale con il divertente film CHRISTMAS IN THE JUNGLE diretto da Jaak Kilmi proiettato nella sala Lumière alle 10:00 per i piccoli giurati Elements +6. La storia racconta della famiglia della piccola Paula, che si trasferisce dall’Europa all’Indonesia. A causa di questo cambiamento radicale molte cose in famiglia vanno male e addirittura si comincia a parlare di divorzio tra i genitori. Paula pensa allora che solo un miracolo di Natale può salvare la sua famiglia, ma in Indonesia non esiste! Ad aiutarla il piccolo Akim, che la guida nella foresta alla ricerca dei famosi sciamani del Natale! Ce la faranno a portare il Natale nella giungla? La platea di piccoli giurati ha accolto il regista in sala con un boato caloroso, inondandolo di curiosità e domande. “Il film è tratto da una storia vera?” chiede Gaia. “Sono papà di quattro bimbi – risponde il regista - e il Natale è uno dei momenti dell’anno più importanti per noi. Anche se la vicenda è tutta inventata, l’idea mi è venuta dal loro amore per questa festa e per il fatto che non potrebbero vivere senza”. Il piccolo Domenico invece vuole sapere perché ha deciso di fare il regista. “Avevo questo sogno fin da piccolo – precisa Kilmi – mi piacciono le avventure e volevo fare un film in una giungla, un deserto e un mare tempestoso e ce l’ho fatta!”. Molti giurati hanno chiesto come mai proprio il Natale. “Fate domande difficili! – esclama divertito il regista – volevo raccontare un periodo bellissimo dell’anno, in cui tutti ricevono ma allo stesso tempo donano e volevo farlo in maniera originale, un Babbo Natale diverso!”. Un film ambientato nella giungla ha aumentato la curiosità dei giurati. “Ci sei andato veramente? Quali sono state le scene più difficili?” chiedono le piccole Suani e Aurora. “è stato molto bello girare nella giungla! – continua il regista - anche i piccoli attori sono stati molto professionali nonostante per tre mesi si siano dovuti svegliare alle 5:30 del mattino perché in Indonesia ci sono precisamente 12 ore di luce e 12 di buoi totale e tutti abbiamo dovuto combattere contro il tempo per finire questo film. A parte questo – conclude – penso che fare un film non debba mai essere stressante, ma invece bisogna divertirsi e divertire”. Un altro giurato chiede se già c’è un altro film in cantiere. “Ho molte idee – risponde il regista – ma vorrei fare una sorta di horror-poliziesco per bambini, dove il padre di un ragazzo viene rapito e lui fa di tutto per salvarlo…”. Prima di salutare la sala con un grande applauso c’è tempo per un ultimo intervento: “Questo film mi è piaciuto tantissimo – conclude Francesco – perché ci fa capire che anche i piccoli possono fare cose che fanno gli adulti. Nulla è impossibile!”.

Ultimo film in concorso anche per i ragazzi della Generator +13: presso la sala Truffaut alle 14:30, è stato proiettato il film I DON’T WANNA DANCE (Paesi Bassi, 2021) diretto da Flynn Von Kleist presente in sala. Un film intenso, facilmente rappresentativo di una generazione in difficoltà e in realtà familiari difficili. Il film ha colpito molto i giovani giurati, i quali hanno apprezzato la bellezza e la forza di una storia raccontata con la giusta sensibilità. Come sempre curiosità e domande di ogni tipo hanno permesso ai giurati di conoscere anche un po’ meglio Joey, attore e protagonista della storia nella vita reale. Dopo diverso tempo torna a vivere con la madre e con suo fratello minore: Daphne è una donna problematica che i primi tempi sembra voler mettere la testa a posto e garantire tranquillità e serenità ai suoi ragazzi. Questo idillio dura per poco, perché le vecchie pessime abitudini sono dure a morire per una persona fragile come Daphne. Joey vive momenti di forte difficoltà, cercando di tenere lontani gli assistenti sociali e i problemi di Daphne influenzano considerevolmente la vita a Joey. Riuscirà il ragazzo a non farsi sopraffare dalla figura di sua madre e a realizzare il suo sogno di dedicarsi al ballo? Mariarosa oltre a complimentarsi per il film, ha apprezzato la determinazione di Joey di realizzare il suo sogno. Teresa invece dice: “Ho pensato a quanto sono fortunata ad avere una famiglia unita. Per quale motivo – aggiunge rivolgendosi al regista – ha scelto come attore il vero protagonista della storia?”. “Chi meglio di lui avrebbe potuto interpretare sé stesso in modo così impeccabile? – spiega il regista - è stato bravissimo”. Giorgio invece chiede come è nata l’idea di fare questo film. “Avevo intenzione di fare un documentario – continua il regista - e quando ho trovato la storia di Joey, ho voluto realizzare un film. Ho studiato molto e ho parlato con la famiglia del ragazzo. Ho incontrato questo ragazzo quando aveva 12 anni e oggi ne ha 17. A 15 anni – aggiunge - abbiamo cominciato a girare e sono rimasto sorpreso per la sua preparazione e per la sua bravura nell’interpretazione”. Domande anche dall’ hub di San Donà di Piave: “Che responsabilità ha provato nel lavorare con una persona che ha vissuto realmente esperienze tanto terrificanti?” chiede un giurato. “È stato altamente formativo e io e mia moglie, la produttrice del film, siamo stati felicissimi di sviluppare questa storia che ci ha dato la forza di andare avanti” ha spiegato Von Kleist. “Joey ha fatto pace con Roxanne?” ha chiesto alla fine Giulio. “Ovviamente – conclude il regista - Roxanne rappresenta la folta schiera di ragazze di cui si attorniava Joey. Quelle che volevano fare breccia nel suo cuore, ma Joey ha altre priorità”.

Ottavo e ultimo documentario della sezione Gex Doc, Empty Man - L’arte di Federico Clapis oltre i social è stato proiettato in sala Galileo alle 14:45. Il docufilm cerca di delineare un ritratto della vita dell’ex youtuber Federico Clapis a partire dal 2015, quando abbandona la sfera dell’intrattenimento e decide di dedicarsi totalmente all’arte contemporanea. Applauditissimo, in sala il regista Davide Romeo Meraviglia, il produttore e montatore Adalberto Lombardo e lo sceneggiatore Marco Ferrarini hanno risposto alle curiosità dei presenti. “Grazie per il vostro calore! Siamo felici di essere qui – esordisce il regista – dopo due anni di lavorazione. In un mondo di influencer, la storia di Federico sembra andare molto controcorrente perché vuole uscire completamente da questo mondo”. Un film che sembra riflettere molto sul concetto di felicità interiore e apparenza, il tutto mediato dalla tecnologia e dai social. “Spesso misuriamo le cose e la nostra felicità con quanti like riceviamo – spiega lo sceneggiatore – siamo ogni giorno a inseguire i social. Solo che c’è il rischio di perdersi. Federico in questo senso tiene molto all’inclusività e al fatto che le sue opere non servano a dire quanto è bravo ma a scatenare una reazione da condividere”. Bisogna allora seguire le proprie passioni? “Federico – spiega il produttore Lombardo – studia molto bene questo percorso, dividendosi tra una forte necessità di staccarsi dal suo mondo precedente e vivendo appieno la sua realtà artistica, avendo la libertà di essere finalmente quello che vuole essere e apparire, come se avesse un’urgenza espressiva che non può fermare. Ora – conclude – è tra i più quotati della crypto arte”. Un’opera non è mai figlia di un solo autore: “Quanto questa vicenda riguarda anche voi?” chiede un’altra giurata. “Quando faccio un film – spiega il regista – cerco innanzitutto di concentrarmi su una tematica che mi sta a cuore. Conoscevo Federico dai tempi di YouTube e a un certo punto ho deciso di parlargli di questo mio progetto. Ovviamente – continua – è come se mi fossi anche io un po’ raccontato, con le mie paure, i miei spettri, come la possibilità condivisa da molti miei coetanei di essere ambiziosi o perdere il motivo per cui lo fai. Per questo il film racconta la vite di gente che ha il coraggio di cambiare: come chi come me o i miei colleghi per seguire una passione, lavorare con la cultura, rischia di perdere la propria motivazione tra le tante difficoltà che arrivano”. Il ritratto che emerge è quello di un uomo molto solo notano dalla sala. “Federico dice una cosa significativa – continua Meraviglia – ‘c’è un gap tra il mondo sociale e quello reale’. Lui difficilmente ha rapporti sociali perché gli procurano un certo disagio e riesce ad aprirsi soltanto sui social. Ma – continua – paradossalmente non fa che aumentare questo divario e contrasto”. Lo sceneggiatore Ferrarini aggiunge: “puoi fare questo lavoro se sei pronto a svegliarti e relazionarti non con delle persone, ma con dei follower che non hanno volto. Non vogliamo demonizzare i social – precisa – ma solo lanciare un campanello d’allarme”. Il saluto della sala Galileo è di una giurata che precisa: “In un mondo sommerso da video che inneggiano a cose inutili e senza nessun tipo di contenuto, vi prego, siate voi, nuove generazioni di registi, sceneggiatori, produttori, a essere contenuto per i nostri giovani!”.

La tornata dei lungometraggi si è conclusa in sala Lumière dove i Generator +18 alle 19:30 hanno visto il singolare NINJABABY (Norvegia, 2021) diretto dalla norvegese Yngvild Sve Flikke e tratto dalla graphic novel Fallteknikk di Inga Sætre (vincitrice del Brageprisen per la migliore letteratura giovanile nel 2012). Il film racconta della 23enne Rachel che un giorno scopre di essere incinta di sei mesi, dopo una avventura d’amore di una sola notte. Il mondo cambia completamente: il suo fidanzato, che non è il padre del bambino che porta in grembo, vuole tenerlo mentre lei non se la sente proprio di diventare madre, così decide per l’adozione. Ed ecco apparire il singolare personaggio Ninjababy, che salta fuori dal suo blocknotes e le rende la vita un inferno, ricordandole quanto sia una cattiva persona. A metà strada tra il film JUNO (del 2007 con Ellen Page) e un lavoro d’animazione, NINJABABY riflette, in maniera sarcastica, emotiva e diretta su una problematica quanto mai attuale e sentita. 

La giornata si è poi arricchita di una doppia proiezione di cortometraggi per le sezioni Parental Experience e Elements +3. Per quanto riguarda la prima categoria, i lavori proiettati sono stati 7, a partire dalle 10:15 nella nuova sala Galileo. Si parte dal singolare e straniante BAD SEEDS scritto e diretto Claude Cloutier (Canada, 2020) alla sua seconda partecipazione al Giffoni dopo quella del 2015. Il corto ci porta in un mondo bizzarro popolato da piante carnivore che possono cambiare forma come un camaleonte cambia colore. Il regista collega la crescita con la rivalità e l’evoluzione con la competizione, creando un duello costellato di allusioni al western, alla Guerra Fredda, ai giochi da tavolo e molto altro. Il successivo BUTTERFLY (Australia, 2020) scritto e diretto dal duo Stephen de Villiers e Chloe Gardner si concentra su una bambina che è costretta a vivere con una patologia cronica. Sola e abbandonata su una scogliera capirà presto che solo accettandosi potrà trovare uno spiraglio di felicità per il suo futuro.  L’animazione torna con il corto successivo, FLOWING HOME (Francia, 2020), diretto da Sandra Desmazieres e che racconta, con poesia e sensibilità, la drammatica storia di due sorelle costrette a separarsi a causa della guerra del Vietnam. Le loro strade si dividono, soffriranno, ma grazie alle lettere che continuano a scambiarsi, un giorno si ricongiungeranno. L’animazione più sperimentale è al centro del corto THE INFINITE del pesarese Simone Massi, che dirige, scrive, cura l’animazione e produce un lavoro ispirato alla poesia L’infinito di Giacomo Leopardi. Il piccolo Johnny è al centro del cortometraggio successivo, JUST JOHNNY (Irlanda, 2021) diretto da Terry Loane e che racconta della volontà del giovane di volersi vestire totalmente di bianco per la sua prima comunione. Ne nascerà un conflitto familiare, dove l’unico sostegno del bambino è sua madre. A metà strada tra La finestra sul cortile e un film thriller, THE RECYCLING MAN (Italia, 2020) scritto e diretto dal genovese Carlo Ballauri, racconta del rapporto che si crea tra Jacob, immobilizzato su una sedia a rotelle ha con Sarah sua coetanea che lui spia con un binocolo. Un giorno qualcuno si avvicina alle spalle della ragazza con un cacciavite e Jacob farà di tutto pur di salvarla. Il corto successivo è stato l’intrigante SPACEBOY (Belgio, 2020) diretto, scritto e prodotto dalla regista olandese-belga Veerle De Wilde. La vicenda è incentrata su Max, sei anni, che sta scoprendo il mondo insieme al fratello maggiore Billy, che non capisce molto bene il mondo ma sa tutto sullo spazio. I due hanno deciso di inviare un loro messaggio nello spazio, ma le cose non vanno come previsto. Ultimo corto proiettato per questa categoria è stato STICKER (Macedonia, 2020) scritto e diretto dal newyorkese Georgi M. Unkovski e incentrato sulla vicenda di un padre, Dejan, che ce la mette tutta per essere un genitore responsabile. Le sue intenzioni però sono messe a dura prova quando deve scontrarsi con i giganti della burocrazia per un semplice rinnovo di targa. Riuscirà a ritrovare sé stesso e la sua famiglia?

Cortometraggi anche per gli Elements +3 nella Sala Alberto Sordi proiettati a partire dalle 19:30. Primo della lista è stato HAPPY BANANA (Iran, 2020) diretto dal duo Reyhane Kavosh e Ali Raeis che racconta la storia surreale di Golin, gorilla scontroso che vive nella foresta. Un giorno però gli sorride una banana e la sua vita cambia. Girato invece con la tecnica stop motion MITCH-MATCH (Ungheria 2020) è una serie di bizzarre avventure dirette dal candidato all’Oscar Géza M. Tóth, che decide di raccontare le strambe ed esilaranti vicende di un fiammifero con la testa blu, che ogni volta è sempre costretto a tornare nella sua scatola. Animazione classica per il successivo MONKEY DOMINO (Germania, 2021) scritto, diretto, animato e prodotto da Ulf Grenzer: una scimmia allo zoo sta ricordando la sua vita nella giungla, ma l'incontro con un manager e sua figlia cambia per sempre la sua vita in gabbia. L’abbraccio di un amico può cambiarti la vita. Questo il filo rosso che troviamo nell’esilarante e colorato SMILE (Svezia, 2021), scritto e diretto da Jonas Forsman, alla sua seconda presenza al Giffoni, dopo THE ROBOT AND THE WHALE del 2018. Come è la vita di una fatina dei denti? E come deve comportarsi con un nuovo arrivato che vuole ‘imparare il mestiere’? Queste le domande al centro del divertente e onirico TWINKLE THE TOOTH FAIRY (Corea del Sud, 2021) della regista Han Seoa. Un piccolo orsetto polare, Ursa, è nel freddo dell’Artico e sta cercando la sua mamma. Continuerà a cercarla dirigendosi verso la stupenda aurora boreale. Questa è la commovente storia raccontata in URSA-THE SONGS OF THE NORTHERN LIGHTS (Norvegia, 2021) scritto e diretto da Natalia Malykhina. Il successivo VALS&RUMBA (Spagna, 2020) vede al centro della vicenda una statua che sogna di poter danzare e Rumba, un robot che pulisce le stanze di un museo. Questa avventura musicale è scritta, diretta, animata e prodotta dal duo Laura Delgado e Eduardo Rodriguez. Si chiude con l’essenziale, divertente e onirico WARM STAR (Russia, 2020) diretto Anna Kuzina: un uccellino spolvera il cielo e malauguratamente gli cade una stella. Saranno i bambini sulla terra a recuperarla.

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