“Erano anni che speravo di riuscire ad essere qui. Tutti i miei colleghi mi hanno sempre detto: devi andare a Giffoni. Quello sì che è un posto speciale. Ed è proprio così: c’è una bella energia. È straordinario ci sia un festival dedicato a loro, i ragazzi hanno bisogno di stimoli e opportunità. Qui trovano entrambi”. Valentina Bellè arriva a #Giffoni50Plus con lo sguardo limpido ed il sorriso autentico di chi si trova a casa, di chi da subito entra in sintonia con lo spirito di un posto: “Sono qua – ha aggiunto - per prendere qualcosa da questi ragazzi, curiosa di vedere cosa succede insieme a loro. Voglio meravigliarmi”.
Giovanissima ma con una carriera davvero invidiabile, partecipazioni prestigiose, serie di successo, grandi autori con cui ha lavorato e, poi, esperienze internazionali. Con i giurati della Sala Lumiére snocciola tutte le sue esperienze. Il comune denominatore? L’occasione di costruire, di crescere che ognuna ha rappresentato: “Questo mestiere – dice – va costruito, va organizzato e respirato. C’è bisogno di tempo e pazienza”. I Medici, un’esperienza internazionale, una grande produzione: “Avevo 23 anni – dice – ed è stato molto bello. C’era un cast fatto principalmente di inglesi. Vedere come lavoravano loro è stato molto interessante: sono molto precisi, molto seri. Noi italiani siamo un po’ fuori dagli schemi ed è una cosa che a loro serve e a noi fa bene questo loro ordine, questa precisione”.
Poi “Principe Libero” ispirato alla storia di Fabrizio De André. La Bellé interpreta la moglie di Faber, Dori Ghezzi: “E’ stata molto presente sia nella preparazione – ha raccontato – che nella lavorazione del film. Poter stare a casa del personaggio che interpreti non è cosa da tutti i giorni. Abbiamo avuto modo di condividere tempo e spazio insieme. Dori è una vera e propria forza della natura. Avevo un enorme rispetto per lei e per la sua vita, per le sue esperienze. La salvezza è stata dire che io non avrei mai imitato Dori, ma ho provato a riportare quel che percepivo di lei”. Poi l’impegno per il sociale con l’associazione “Paper pen peace” a cui si è avvicinata per l’amicizia con Luca Marinelli: “L’associazione – ha detto – si occupa della situazione delle scuole di Haiti. Ma con la pandemia abbiamo dato vita ad un progetto dedicato ai ragazzi italiani, a come poterli aiutare in un momento così difficile. E’ stata un’esperienza bellissima e che ora vogliamo replicare”.
I grandi autori italiani con cui ha lavorato: i fratelli Taviani e Francesca Comencini: “Esperienze molto formative – dice – Con Paolo e Vittorio Taviani si lavorava in un’atmosfera magica, surreale. E’ un modo di fare cinema meraviglioso. Sono molto affezionata a quell’esperienza. Amori che non sanno stare al mondo di Francesca Comencini è un film che amo. Il personaggio che ho interpretato mi ha dato moltissimo”. Buffo e sui generis il personaggio di Yara nella serie “Sirene” di Raiuno: “Quando mi è capitato questo ruolo – ha confessato – vivevo un periodo difficile della mia vita e non credevo che un personaggio comico potesse essere nelle mie corde. A me Yara ha insegnato tanto, invece: l’entusiasmo e la follia di quegli anni, mi ha ricordato che potevo essere ancora un po’ bimba. Mi ha fatto ricordare che è bello giocare. Ecco, è stato un po’ come il mio Giffoni”.
In sala il saluto a Valentina Bellé del direttore Claudio Gubitosi: “Ci tenevo molto ad essere qui – ha detto – a portarti il mio saluto. Sono giornate molto intense che vivo con grande emozione. Un saluto a tutti gli hub presenti. Stanno facendo un grande lavoro. L’auspicio è poter tornare ad essere tutti qui, in presenza”. La consegna del Giffoni Award chiude l’incontro. Valentina Bellé saluta con il sorriso di chi ha vissuto un’esperienza che difficilmente dimenticherà.