Sabato, 12 Giugno 2021 13:21

La docente universitaria Barbara Maussier ai direttori delle rassegne di cinema ospiti di Giffoni: “Oggi più che mai i festival devono creare relazioni e puntare sul capitale sociale”

Come ripartire dopo la pandemia? Come conciliare la tradizione consolidata degli eventi in presenza con le nuove potenzialità offerte dall'on line? E, soprattutto, come riuscire a far crescere il capitale sociale che dovrebbe essere tra i principali obiettivi di un festival o di una manifestazione culturale? Sono alcune delle tematiche emerse in occasione dell'incontro che Barbara Maussier, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università Tor Vergata di Roma, ha tenuto con i duecento direttori e organizzatori di rassegne di cinema ospiti di Giffoni.

Maussier si è focalizzata sull'analisi delle caratteristiche della società post moderna, caratterizzata da un forte bisogno di intellettualizzazione, cioè dalla necessità di creare attività che offrano possibilità di crescita, inseguendo tre direttrici precise: creatività, valori e benessere. Con un'attenzione particolare a quello che il sociologo De Masi, ospite del primo giorno della riunione voluta dal fondatore e direttore di Giffoni Claudio Gubitosi ha definito ozio creativo.

Un evento – ha sottolineato la docente universitaria – è concepito come esperienza sociale, culturale e di intrattenimento, come ci spiega uno dei massimi esperti del settore, Donald Getz”. Una volta stabilite le caratteristiche del proprio “prodotto culturale”, l'analisi del contesto sociale, la programmazione, la promozione, è necessario procedere alla valutazione qualitativa e quantitativa che non può prescindere da analisi, ricerca e progettazione, basi indispensabili per la crescita.

Oggi più che mai obiettivo dei festival dovrebbe essere quello di creare relazioni e far crescere il capitale sociale. Ad esempio – ha continuato Maussier – consentendo ai giovani di una piccola realtà territoriale di entrare in contatto con esponenti del mondo culturale, politico, sociale e istituzionale”. Un meccanismo virtuoso di crescita, che si traduce in marketing urbano, turistico e territoriale, teso al miglioramento dell'immagine di quell'evento, alla diffusione capillare della sua identità, all'incremento degli investimenti e dei finanziamenti e alla moltiplicazione degli effetti economici.

In quest'ottica è fondamentale “puntare sul concetto di identità. E' su questo che si deve lavorare, cercando di diventare un brand che regali due caratteristiche: riconoscibilità e diversità”. Esattamente come ha fatto negli anni Giffoni.

Ma quale sarà il futuro dei festival? Maussier ha invitato a non aver paura degli eventi cosiddetti ibridi, perché “se tutti auspichiamo di riprendere tante cose in presenza, è anche vero che le piattaforme digitali hanno consentito di raggiungere pubblici che altrimenti non sarebbero stati coinvolti”. La pandemia ha infatti modificato alcune abitudini, “e non è scontato che si torni al prima, anzi”. L'importante, però, è affrontare le nuove sfide “con una capacità di visione”.