Lunedì, 12 Ottobre 2020 10:38

“Metà dei ragazzi utilizza profili falsi sui social network”: lo studio di Kaspersky e Giffoni raccontato a Il Mattino dal direttore Gubitosi

Pubblicato oggi, sulle pagine de “Il Mattino”, un editoriale a firma del direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi dal titolo “Metà dei ragazzi utilizza profili falsi sui social network”. Di seguito la versione integrale:

Quali effetti ha avuto sull'equilibrio degli adolescenti la precarietà di quei giorni fuori dal tempo? Come hanno sopperito all'assenza di socialità? Che ruolo ha avuto la rete in quelle giornate in cui erano banditi incontri, serate, lezioni, palestre e comitive? I ragazzi hanno scoperto l'iper connessione. E come ogni scoperta, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad aspetti positivi e negativi da valutare, oltre alla preoccupazione legata ancora una volta all'incertezza. Ma anche al disagio, perché nulla può sostituire il contatto fisico, l'abbraccio reale, la chiacchierata al parco, il giro con gli amici.

È sull'onda di questo momento così delicato che si deve guardare con attenzione ai risultati di uno studio condotto dal Dipartimento Innovazione di Giffoni, in collaborazione con Giffoni Innovation Hub, insieme a Kaspersky, azienda leader nel mondo per la sicurezza informatica. Si tratta di una ricerca di grande importanza, condotta con responsabilità e impegno dai giovani innovatori di Giffoni Innovation Hub, che si è soffermata in particolare sul fenomeno del catfishing, ovvero delle false identità in rete. E che ci restituisce - oggi in tempo di pandemia ancor di più - le fragilità di una generazione che va tutelata e salvaguardata, protetta e seguita, perché, se la rete rappresenta una grande opportunità, non bisogna trascurare le insidie che pure esistono, i rischi che possono in alcuni casi portare a conseguenze dannose o addirittura drammatiche, come la cronaca di questi giorni purtroppo ci racconta.
Dai dati emerge un quadro che va necessariamente monitorato costantemente. I ragazzi iniziano a frequentare molto presto il mondo dei social: quasi il 40% apre il primo profilo prima dei 12 anni e oltre l'80% prima dei 14. Ad oltre 6 intervistati su 10 è capitato di incrociare profili falsi, il punto è saperli riconoscere. Se oltre il 65% considera dunque fondamentale informarsi e l'85% è cosciente della serietà del fenomeno, le ragazze risultano essere le più preparate sul tema (62%), contro il 43% dei ragazzi. Le giovani sono anche quelle più attente, ritenendo importante sapere con chi si chatta realmente: il 73%, infatti, dà un voto massimo a questo aspetto, rispetto al 50% dei maschi.
In generale il fenomeno del catfishing sembra coinvolgere soprattutto i giovanissimi (citato dal 72% degli intervistati), anche se il 17% pensa che interessi principalmente il mondo degli adulti e il 13% solo persone molto deboli e fragili. Alcuni, inoltre, sottovalutano il pericolo, a meno che non si tramuti in truffa economica, ricatto o minaccia (14%).
Dall'indagine emerge anche che ben il 44% degli intervistati ha utilizzato almeno una volta profili falsi sui social (minima la differenza tra maschi e femmine), sostenendo di averlo fatto soprattutto per divertimento (27%), oppure per la possibilità di commentare e postare contenuti liberamente (14%). L'8% confessa invece di averlo fatto per timidezza, il 5% per aumentare like e commenti sul profilo personale, mentre il 2% ammette di averlo creato per fare l'hater in rete e con gli altri.
La scuola sembra doversi ancora adeguare a questi nuovi strumenti: solo il 29% dichiara di averne parlato con i propri insegnanti e, anche in questo caso, sono le ragazze a preoccuparsene maggiormente, nello specifico il 32%, rispetto al 25% dei ragazzi. I dati ci dicono, perciò, di una generazione non pienamente consapevole dei pericoli digitali, non totalmente in grado di decodificare i messaggi che vengono veicolati attraverso la rete, la loro autenticità, quel sottotesto che spesso nascondono, quel sottotraccia che in molti casi si cela. In più, molti di questi ragazzi confessano di utilizzare piuttosto normalmente le false identità sul web per il desiderio di essere maggiormente accettati dagli altri, per sottrarsi al giudizio spesso impietoso dei pari, per potersi nascondere dietro un'altra faccia che in tanti casi è una maschera d'attore dove si annidano debolezze e frustrazioni. E' difficile essere giovani in questi tempi, altrettanto complicato è essere adulti, essere genitori, educatori, operatori culturali.
Cosa possiamo e dobbiamo fare? Tenere alta la guardia. Non stancarsi mai di monitorare, studiare, entrare dentro questi fenomeni. Mai smettere di farsi venire un dubbio o di interrogarsi, perché è solo con un livello altissimo di attenzione che possiamo radiografare l'esistente, formulare un diagnosi, individuare una terapia.
La conoscenza oggi più che mai ci salverà. La speranza, quella di un domani migliore che saremo in grado di costruire, ci illuminerà. Solo così potremo essere ancora una volta faro nella tempesta. La nostra ricerca ed i risultati ci obbligano ad agire. E già da oggi faremo la nostra parte.