Giovedì, 27 Agosto 2020 12:12

Balto e Togo - La leggenda in anteprima a #Giffoni50

Lo scroscio di applausi ripetuti durante la visione del film BALTO E TOGO - LA LEGGENDA (distribuito da Notorious Pictures nelle sale italiane dal 3 settembre e in anteprima a #Giffoni50) ha echeggiato per tutta la Cittadella del Cinema e la Multimedia Valley di Giffoni Valle Piana. L’emozione palpabile delle sale è tutta merito della storia vera trasposta sullo schermo nella pellicola ambientata in Alaska ad inizio del secolo scorso. Scritta, diretta e interpretata da Brian Presley, lo vede nei panni del protagonista Leonhard Seppala, un cercatore d’oro che si trasferisce in questa zona remota del mondo. Non ha scovato neppure una pepita, ma ha trovato l’amore in una donna nativo-americana, Kiana, che poi diventa sua moglie.

La vicenda, già trasformata nel cartoon Disney Balto, ripercorre l’eroica Corsa del Siero di quest’uomo, un musher (ossia conducente di una slitta di cani), e del suo fedele amico a quattro zampe Togo, che assieme ad altri professionisti della neve sfidano una temperatura di 60 gradi sotto zero percorrendo 700 miglia in mezzo ad una bufera. Lo scopo? Salvare un intero villaggio, Nome, dove i bambini stanno morendo di difterite e hanno bisogno di una medicina che non può arrivare via aria a causa delle condizioni atmosferiche avverse. Una di questi piccoli si chiama Singrid ed è la figlia del protagonista, ecco perché lui si offre di coprire una distanza sette volte maggiore di quella dei colleghi e vuole al suo fianco solo Togo, nonostante l’età avanzata (12 anni) e la stanchezza evidente. Vedere le foto di Leonhard che solleva sulle spalle l’husky siberiano quando è troppo debole per camminare sulle sue zampe ha commosso i giurati, che a stento sono riusciti a trattenere le lacrime. Succede quando una storia tocca le corde più intime del cuore, tira in ballo emozioni e sentimenti e – in questo periodo storico – anche la paura che una pandemia possa spazzare via il futuro di un’intera generazione.

Per mettere in scena in maniera realistica la storia, il regista ha impiegato dieci anni e ha trascorso otto giorni a meno 25 gradi per una spedizione di slitte lungo il Mare di Bering. È così che ha sperimentato gli stati d’animo dei protagonisti, che hanno sfidato i propri limiti e la natura in una corsa fisica e mentale contro il tempo per salvare il villaggio. Coraggio, altruismo e tanta incoscienza: in condizioni estreme, questi uomini e questi cani hanno messo a repentaglio le proprie vite per il bene dei piccoli abitanti della loro terra. Un racconto edificante, quindi, che ristabilisce la fede nel genere umano.

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