Lunedì, 20 Aprile 2020 10:50

Oggi su Il Mattino il contributo del direttore Gubitosi: “Cinefestival, il futuro è online. O no?”

Pubblicata sull'edizione odierna de Il Mattino un articolo, a firma della giornalista Titta Fiore, con il contributo del direttore di Giffoni OpportunityClaudio Gubitosi. L’articolo, dal titolo “Cinefestival, il futuro è online. O no?”, vuole far riflettere su quello che accadrà ai grandi eventi - in particolari quelli cinematografici - nei prossimi mesi. Ecco di seguito il testo dell'intervento:

Alla fine, anche Cannes ha dovuto arrendersi: rimandato a data da destinarsi il Festival che, in un primo momento, era stato spostato da metà maggio a fine giugno, andrà on line il Marché, il mercato del cinema più importante del mondo. E così, la rassegna che aveva fatto della guerra allo streaming un fiore all'occhiello (ricordate la polemica innescata dal presidente di giuria Almodovar contro la presenza in gara di film prodotti per le piattaforme?) in tempi di emergenza sanitaria è stata costretta a fare di necessità virtù: in attesa che il Festival vero e proprio assuma «nuove forme» per l'edizione 2020, il Marché si terrà dal 22 al 26 giugno in edizione digitale per supportare la filiera dell'industria cinematografica terremotata dalla pandemia e alle prese con una delle crisi più difficili della sua storia. Dice Thierry Frémaux, delegato generale della kermesse: «Nessuno sa cosa ci riserva il secondo semestre dell'anno e se sarà possibile organizzare nuovamente grandi eventi di cinema nel 2020, incluso il Festival di Cannes». Tuttavia, nessuno sulla Croisette ha intenzione «di abbandonare il campo», ovvero di cedere posizioni. Quindi la formula di una manifestazione che coinvolge l'indotto di tutta la Costa Azzurra e determina un giro d'affari imprescindibile nel campo delle produzioni internazionali evolverà, adattandosi alle necessità di una stagione particolare e alle richieste «dei professionisti di tutto il mondo», favorevoli per l'80 per cento alle contrattazioni on line di progetti già realizzati o ancora su carta. Perché mai come in tempi di lockdown, con la gente chiusa in casa, si è visto che c'è bisogno di contenuti audiovisivi. E mai come ora, con il blocco dei set e lo stop forzato imposto dalla pandemia, i nuovi contenuti cominciano a scarseggiare. È un problema - e un'opportunità - che i grandi festival, da Cannes a Venezia passando per Toronto, hanno ben presente. E a cui stanno cercando di rispondere con strategie diverse.
Come sarà, dunque, il nuovo Marché ai tempi del coronavirus? In tutto e per tutto simile a quello «live», con incontri dal vivo, per facilitare il networking fra gli operatori delle diverse parti del mondo. Ci saranno stand virtuali per le compravendite, padiglioni virtuali per le istituzioni, proiezioni con link criptati, riunioni e conferenze da remoto, speciali proiezioni con i caschi per la realtà virtuale. «Stiamo ricreando in digitale l'essenza del Marché, offrendo ai professionisti del settore una piattaforma efficace e performante per mostrare film, comprarli, finanziare progetti, trovare dei partner nelle coproduzioni» spiega il direttore del Mercato Jerome Paillard. Dietro tanta prudenza anche il timore che l'accelerazione tecnologica in modalità smart working imposta dalla pandemia possa imprimere al tradizionale appuntamento di primavera una svolta difficilmente recuperabile: «Nello stesso tempo», aggiunge infatti Paillard, «sperimentiamo un nuovo modello di mercato che permetterà ai professionisti che non hanno i mezzi o il tempo di venire a Cannes di partecipare».
Programmata dal 2 al 12 settembre, la Mostra di Venezia gode rispetto a Cannes di un piccolo vantaggio temporale e coltiva la speranza di poter essere per quella data fuori dal tunnel. Il suo direttore, Alberto Barbera, continua quindi a lavorare alla selezione come sempre e precisa: «Solo quando sapremo in tempi utili quello che si può fare o non si può fare prenderemo una decisione, ma una cosa è certa: qualsiasi cosa sia, saremo pronti». Di fronte a dati certi, aggiunge, si prenderanno «decisioni condivise». E questo entro la fine di maggio. Anche per il futuro delle sale, penalizzate da una chiusura senza precedenti e minacciate dalla diffusione dello streaming, le strade a suo parere restano aperte: «La storia ci insegna che dopo periodi tragici, cataclismi mondiali si sviluppano molte inaspettate energie». Diversamente da Toronto, che sta pensando a un'edizione ibrida (dal 10 al 20 settembre), con limitati eventi in sala e una più ampia rassegna solo digitale, dalla Laguna non filtrano per ora scenari alternativi a quelli tradizionali. Né si commenta l'ipotesi lanciata da Frémaux in un'intervista a «Variety» di una possibile collaborazione tra Venezia e Cannes qualora il festival francese venisse definitamente cancellato.
In Campania guarda alla filiera nel suo complesso Claudio Gubitosi, il direttore del Festival del cinema per ragazzi di Giffoni che quest'anno si prepara a festeggiare i cinquant'anni di vita e la crescita esponenziale della rassegna. Dice: «Non si può programmare una manifestazione senza tenere conto delle esigenze della produzione, della distribuzione, dell'esercizio. I festival sono un elemento di raccordo in questo circuito virtuoso e hanno nel pubblico il referente necessario. Senza pubblico un festival non ha valore. Oggi ci troviamo catapultati dalle circostanze in una fase completamente nuova, non dobbiamo avere la frenesia di percorrere strade già collaudate, ma prepararci alla nuova sfida con fiducia e tutelando ai massimi livelli la sicurezza dei partecipanti». La progettualità non manca, così come le idee: «Aspetterò il 30 maggio per decidere, ma siamo già pronti. Giffoni vive tutto l'anno, non solo a luglio». Sull'edizione speciale del cinquantenario Gubitosi è all'opera da gennaio. «Abbiamo varato tante iniziative, come le masterclass on line, accolte con entusiasmo dai Giffoners. E siamo collegati con le scuole, con le istituzioni, con le aziende per progetti innovativi. Tra le cose che ci stanno a cuore, la tutela della rete dei festival e delle realtà di settore che operano sul territorio. Se lasciamo che le sale travolte dalla bufera coronavirus chiudano, le manifestazioni rituali a che cosa serviranno?». Quindi, conclude il direttore, non è corretto chiedersi se Giffoni si farà o meno: «Si farà, ma nei modi giusti. E con la consueta capacità di rinnovarsi. Faremo molte cose nel 2020. E non cambierà nulla se, invece dell'edizione numero 50, celebreremo quella 49 e mezzo».