Martedì, 10 Marzo 2020 09:09

Oggi su Il Mattino l'intervento del direttore Gubitosi: "La bellezza, l'antidoto che salverà l'Italia"

Pubblicato sull'edizione nazionale odierna de Il Mattino un intervento a firma del fondatore e direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi, dal titolo "La bellezza, l’antidoto che salverà l’Italia". Si tratta di una riflessione dedicata all’emergenza coronavirus vista dalla parte dei ragazzi che, in questi giorni, restano a casa per la sospensione delle lezioni scolastiche e delle attività universitarie. La televisione italiana ha il dovere di ripensare i propri palinsesti per fornire un servizio culturale e formativo in questo momento così difficile. Ecco di seguito il testo dell'intervento pubblicato stamane:

Siamo di fronte ad un evento spartiacque. Usciremo sicuramente rinnovati dall’epidemia del coronavirus. Nulla sarà più come prima perché questo evento modifica le nostre vite e le nostre coscienze. E questo cambiamento sarà mondiale. Avremo un prima Covid 19 ed un dopo, in un contesto già molto precario. Siamo nel tempo delle stagioni mutanti. Anche il clima si ribella ed il calendario si sfarina, perde quelle rassicuranti certezze su cui abbiamo fondato radici, tradizioni, cultura. L’alba del nuovo giorno verrà, ne sono certo, ma per ora, che siamo forse nel punto più buio della notte, ci scopriamo fragili. Come fragile si è rivelato quell’equilibrio mondiale che oggi vede i pilastri di ieri come giganti dai piedi d’argilla. Oggi abbiamo regole che evitano il contatto e suggeriscono la diffidenza. Una risposta, però, c’è. La bellezza è uno degli antidoti al virus che potrà aiutare l’Italia. Viviamo ore dure: l'epidemia ci costringe ad anestetizzare i nostri slanci emotivi, legittimando il concetto di debita distanza. Stiamo cambiando d’urgenza le nostre vite, seguendo, come è naturale, il richiamo al senso di responsabilità. E’ doveroso farlo. Un nostro errore può essere letale per il prossimo. Una nostra leggerezza può essere fonte di contagio.

Come si reagisce? Lasciandoci travolgere dalla bellezza, a partire dalla nostra televisione. Chiediamo che a cambiare d’urgenza siano anche i palinsesti televisivi. Forse vi sembrerà un dettaglio, una goccia nel mare dell’incertezza in cui in queste ore navighiamo e purtroppo a vista. E, invece, sarebbe fondamentale. Perché la televisione è uno strumento che produce cultura, che fa formazione, che svolge un ruolo educativo. E in questo momento è chiamata a farlo più che mai.

Mi appello alla sensibilità dei vertici Rai, in quanto servizio pubblico, ma anche a tutti i responsabili degli altri network, al mondo oggi così articolato dell’entertainment televisivo: cambiate i palinsesti, fatelo subito, trasformate la precarietà di questi giorni in un’opportunità di crescita per i nostri ragazzi, per le nostre famiglie. Fate presto!

Da cinquant’anni mi occupo di futuro nei passaggi delle generazioni che insieme a me hanno costruito quel sogno chiamato Giffoni. Conosco bene la fatica che si fa a crescere, l’attrito che si crea con la vita nel tentativo di trovare una propria strada nel mondo, un proprio spazio, una propria forma. Vicende come questa del coronavirus possono segnare i più giovani, dai bambini delle scuole dell’infanzia fino ai nostri universitari. Perché un’epidemia così insidiosa trasferisce il senso della paura, instilla l’idea di rischio, nutre, forse per la prima volta, la percezione del pericolo. E allora ci vuole un vaccino contro il panico. La televisione può rappresentare lo strumento giusto, soprattutto in Italia, Paese pioniere in termini di promozione culturale attraverso il tubo catodico prima fino all’interattività di oggi tra smart tv e streaming.

In questi giorni i nostri ragazzi non vanno a scuola perché le lezioni sono sospese. Sembra una banalità ma ci troviamo di fronte ad un evento senza precedenti nella nostra storia. I virologi ci dicono che i nostri ragazzi devono stare in casa, e che tutti dovremmo starci molto più tempo, con l’obiettivo di creare un argine al contagio. Fa male vedere la nostra Italia che si impantana ma, come diceva Einstein, dietro una crisi c’è sempre un'opportunità, perché la creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte buia.

Voglio guardare a quella luce e vorrei che la televisione potesse accompagnare questi giorni così diversi per i nostri ragazzi, ma anche per i genitori che, inevitabilmente, in un clima d’ansia per un futuro un po’ meno saldo, dovranno modificare l’equilibrio delle loro giornate.

Sia la televisione strumento al servizio delle famiglie. Chi oggi è chiamato a pensare la televisione ed i suoi contenuti, si renda conto dell’eccezionalità di questo momento di sospensione che siamo costretti a vivere: si tolga l’effimero dal piccolo schermo, il litigio acchiappa-Auditel, il gossip frivolo. Si faccia cultura, educazione, formazione.

Abbiamo talenti, intelligenze, genialità che spesso si tengono lontani dalla tivvù. Questo non è tempo di disertori, ma di partecipazione e di testimonianza.

Ho molto apprezzato le parole del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Sono certo che l’Italia ce la farà, che ce la faremo. Anche io sono convinto che sia necessario uno sforzo in più, da fare insieme. Nessuno deve sentirsi escluso e ciascuno deve fare la sua parte. La televisione può essere veicolo di speranza, può favorire un incontro più intimo tra genitori e figli fuori dalla frenesia di una quotidianità sempre più violentemente individualista. La televisione può e deve scuotere in questo momento i nostri figli dalla solitudine da smartphone e tablet, per favorire una socialità più autentica, soprattutto tra le pareti domestiche.

Dobbiamo essere fiduciosi e lucidamente ottimisti. E se già da domani, facendo zapping, incroceremo Dante, Pirandello, il neorealismo, il teatro di Eduardo, il miglior cinema italiano, i classici Disney e la nostra grande lirica, vorrà dire che lo spavento di questi giorni un senso l’avrà avuto. E se oggi i grandi talenti, quelli che emozionano e scuotono la pubblica opinione, penso a Benigni, a Servillo, a Piero ed Alberto Angela, oppure a Pierfrancesco Favino o Alessandro Siani, giusto per citarne alcuni tra i tanti, senza necessità di essere chiamati, bussassero alle porte dei grandi network, decidendo di mettere al servizio di questa emergenza, che ci ha fatto scoprire così fragili e così inermi, la loro arte e la loro cultura, avremmo davvero dato senso a quel nuovo umanesimo che da questa epidemia dovrà per forza di cose germogliare".

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