Mercoledì, 10 Aprile 2019 19:35

Amnesty e Giffoni Experience insieme per combattere l’odio sui social

Presentato ai giffoners dei Movie Days “Silence Hate”, progetto promosso dall’organizzazione non governativa e co-finanziato dall’Unione Europa

Negli ultimi anni l’odio online è diventato un fenomeno diffuso e preoccupante, una problematica che ha radici culturali e sociali profonde e pone nuovi sfide alla libertà di espressione sul web: è da questa urgenza che nasce “Silence Hate”, un progetto promosso da Amnesty International, co-finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea, e attivo in 4 scuole di diverso ordine e grado, coinvolgendo studenti e studentesse in workshop di approfondimento del fenomeno.

Presentato martedì 9 aprile, in occasione dei Movie Days, “Silence Hate” è stato spunto di riflessione e di dibattito, grazie anche alla proiezione del film “Manuel, del regista Dario Albertini, che in sala ha risposto alle domande dei giffoners, provenienti dagli istituti secondari di secondo grado “Don Milani” di Gragnano, “Piranesi” di Capaccio e “Pitagora” di Pozzuoli. In rappresentanza di Amnesty, invece, è intervenuto Claudio Nicosia, dell’Ufficio educazione e formazione.

Il film proposto durante la giornata di cinema per la scuola, infatti, è strettamente collegato alla missione che da quasi 60 anni Amnesty International conduce in tutto il mondo: portare avanti campagne di sensibilizzazione per i diritti di tutti, uno sforzo collettivo per migliorare la vita non solo dei singoli ma di intere comunità, difendendo i diritti umani, contrastando l’odio e proteggendo le minoranze.

Il protagonista (interpretato da Andrea Lattanzi) è Manuel, un ragazzo di diciott'anni che esce da un istituto per minori privi di sostegno familiare e, per la prima volta, assapora il gusto dolceamaro della libertà. Sua madre Veronica, in carcere, vorrebbe tanto tornare indietro e ricominciare. Questi i personaggi strappati dalla realtà e trasportati dentro un film che è prima di tutto un pedinamento sull'uomo, sulle sue speranze e le sue piccole viltà. Ma è anche la storia di un'attesa, un giro a vuoto dell'anima in un contesto periferico che diventa esso stesso personaggio.

“Il personaggio di Manuel e la sua storia – spiega ai giffoners Nicosia – rappresenta il lavoro di Amnesty. Manuel, infatti, porta avanti un sacco di scelte nella sua vita. Nella saga di “Harry Potter”, Silente dice ad Harry che sono le scelte che facciamo che descrivono chi siamo, e non le qualità che possediamo. Sono le scelte prese a determinarci davvero, e questa frase rappresenta molto il nostro lavoro. Non a caso la creatrice di Harry Potter, J.K. Rowling, ha scritto la storia mentre lavorava per Amnesty”.

“Tutti avete i social – prosegue - e questi strumenti possono essere usati per veicolare non solo cose molto belle ma anche messaggi di odio. Con “Silence Hate” noi lavoriamo sulle forme di odio silenziose, che riguardano tutti ma colpiscono soprattutto i deboli, le minoranze e in special modo le donne, che sono il bersaglio di 7 commenti su 10 nei social network. L’odio, quindi, non è solo nei confronti del diverso, del migrante, del rifugiato, ma anche delle vostre madri, sorelle, delle vostre compagne di scuola, delle persone con cui viviamo o lavoriamo”.

I giffoners hanno avuto modo di fare domande anche al regista del film, in molti sono stati incuriositi dalla scelta di questo tema così delicato e complesso: “Inizialmente mi sono trovato in questa casa famiglia per girare un documentario sulla vita dei ragazzi che vivevano lì - spiega Albertini – ed è stata in quell’occasione che ho incontrato il vero “Manuel”. Così abbiamo deciso di scrivere un film che raccontasse davvero la loro storia. All’inizio ero spaventato, però. Venendo dal mondo dei documentari ero molto impaurito. Gli attori, invece, sono stati così bravi da recitare, spesso, spontaneamente, riscrivendo i dialoghi, inserendo le proprie emozioni e personalizzando i personaggi”.