Venerdì, 21 Luglio 2017 18:00

Giorgio Colangeli ai Masterclasser: "Al Giffoni mi commuovo"

Uomo di teatro prestato al cinema, Giorgio Colangeli ha incontrato i tantissimi giurati della Masterclass dando vita a un ampio dibattito sul valore dell'industria del cinema, sul suo ruolo di artista e sul delicato ruolo dell'attore. "Mi soffermo sempre con affetto sui miei esordi teatrali", ha raccontato. "Ricorderò sempre l'ansia da palcoscenico come una delle più grandi scuole di vita", ha raccontato. "In quegli anni difficili, in cui si viveva un'Italia in grande fermento culturale e sociologico, il teatro era un micro cosmo complessissimo e per questo affascinante. Pensare di divenire attore, prescindendo da questo passaggio, non era assolutamente concepibile. Probabilmente nessun regista avrebbe dato spazio a un artista privo di questo tipo di gavetta".

Forte dell'esperienza formativa offerta dal palcoscenico, Colangeli ha potuto recitare sotto la direzione di alcuni dei mostri sacri della cinematografia del novecento: "Non avrei mai immaginato che Marco Tullio Giordana potesse decidere di affidarmi un ruolo all'interno di quel magnifico ritratto di vita che è stato Pasolini, un delitto italiano. Un ruolo a cui devo ancora oggi moltissimo, perché a quello fece seguito la chiamata di un maestro indiscusso come Ettore Scola per La cena, Concorrenza Sleale e Gente di Roma", ha aggiunto.

Il nome di Colangeli, nonostante un David di Donatello vinto nel 2007 per il ruolo nel film L'aria salata di Alessandro Angelini, continua a ricorrere soprattutto all'interno delle grandi produzioni per la televisione: "La mia adesione alla recitazione televisiva non è mai stata vissuta come un limite o un aspetto di cui vergognarsi", ha chiarito. "Partecipare, spesso con un pizzico di azzardo, a opere come Liberi di giocare, Rino Gaetano, I Liceali, mi ha permesso di reinventarmi, di guardami sotto una luce differente. All'interno di produzioni dalla logica a sé stante, le tue convinzioni, le tue certezze artistiche e professionali devono cedere il passo ad altre necessità. Ancora oggi, quando mi viene proposto un nuovo lavoro per la televisione, vengo assalito da un entusiasmo e da una enfasi che non è mai scemata nemmeno con il trascorrere degli anni".

Il lungo incontro ha avuto spazio anche per una riflessione accorata sul mondo dei ragazzi e sul ruolo del Giffoni Film Festival: "Sono giunto amaramente a credere che questo non sia davvero un Paese per giovani. Questo Festival, la portata della sua capacità attrattiva, però mi commuove sempre profondamente, perché mi lascia ancora ricredere: i giurati di Giffoni sanno ancora abbagliare con la forza della loro intelligenza e dei loro sogni", ha concluso.