Venerdì, 21 Luglio 2017 15:56

Il Giffoni Film Festival tra i promotori della prima legge regionale contro il cyberbullismo

Cyberbullismo: una ferita aperta, una aggressione netta. Alla 47esima edizione del Giffoni Film Festival, parlarne non fa paura. Lo spavento è dato invece dalla superficialità con cui troppo spesso si va ad affrontare un tema tanto delicato. È nella direzione opposta che è andato così a proiettarsi l’incontro centrato sulla presentazione della legge sul cyberbullismo della Regione Campania nella cornice dell’Antica Ramiera.

Un confronto scrupoloso e sensibile, accorato e ragionato nel “Festival necessario”, quello dei ragazzi e bambini del Mondo. “Siamo al giorno prima degli esami, ci avviciniamo ad una giornata di emozioni forti – ha introdotto il direttore del Festival, Claudio Gubitosi -. Questo incontro sul bullismo avrebbe potuto avere una valenza differente, qualche mese fa con l’episodio di Gragnano e di quella foto condivisa sui social dal papà della vittima, ho sentito forte l’esigenza di immaginare un’iniziativa in grado di riuscire a fare realmente qualcosa”. Una proposta vista come una provocazione quella di Gubitosi: “Pochi hanno realmente capito le mie intenzioni – ha continuato -, avrei semplicemente voluto al Festival i quattro ragazzi responsabili dell’aggressione a Napoli e la vittima. Volevo fargli vedere il nostro mondo, questo posto dove non esiste emarginazione, dove c’è rispetto. Non è stato possibile, ma il Gff non dimentica mai ed è sempre attento. Il dramma che mi spinge a voler fare qualcosa per aiutare questi giovani è non sapere dove vanno a finire, come faranno ad essere dei cittadini di questa Regione?”.

Coraggio e immediatezza, per un’idea che avrebbe approfondito, arricchito e sicuramente analizzato con sensibilità una realtà così vicina. “Questa scelta sarebbe andata ad inserirsi in quelle azioni concrete di cui il nostro Paese ha bisogno – ha commentato l’Assessore alla Formazione e Pari Opportunità della Regione Campania, Chiara Marciani -. In Campania sono tanti gli episodi di cronaca che meritano risposte concrete. Esisteva già una legge nazionale, ma non potevamo relegare solo ai progetti scolastici l’azione forte di cui necessitiamo. Non poteva essere rivolta solo ad un pubblico di minori, basta pensare al caso di Tiziana Cantone per rendersi conto che episodi di cyberbullismo non conoscono limiti di età”. Dare un filo conduttore alle attività messe in atto per arginare fenomeni tanto drammatici e in continua evoluzione: “Vogliamo con questa legge creare e strutturare una regia in grado di coordinare i vari progetti che si occupano del tema – ha spiegato la Marciani - e diffonderli in modo da farli diventare utili e necessari su scala regionale”. Un tema tanto delicato, affrontato nel posto dove i pensieri e le aspirazioni di bambini e ragazzi sono invece tutelate e stimolate.

Il Festival si fa megafono di un messaggio importante, di un’analisi che risulta sempre più necessaria. “Claudio, come sempre, è avanti anni luce – ha spiegato il Presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo -. Va strutturato un percorso di recupero per questi ragazzi che vivono una situazione di assenza educativa, lavoriamo da anni nella gestione e nel coordinamento di azioni che si sviluppano in questa direzione. In questi ultimi anni sono cambiate tante cose, prima ci trovavamo ad ascoltare bambini e ragazze che raccontavano di violenze domestiche. Oggi sentiamo forte la drammaticità della violenza che li travolge, anche sui social. Fare rete è quindi importante, ma va stimolata una politica nazionale in grado di passare tra i vari territori. Bisogna partire dal basso, dalle strutture sportive, dagli oratori”.

Costruire una comunità attenta e scrupolosa, pronta a prevenire ma soprattutto curare. “Quando minacciarono di spegnermi a Forcella, mi trasferirono in fretta a Roma in un comitato sul bullismo dove tutto è purtroppo rimasto sulla carta – ha invece raccontato Don Luigi Merola -. Non voglio dire che non abbiamo bisogno delle leggi, ma che urgono atti concreti e visivi. La verità è che c’è un vuoto educativo e che i genitori non sanno più fare i genitori. Se la preside di un Istituto richiama uno studente, il giorno dopo arrivano nel suo ufficio la mamma, il papà e pure l’avvocato”.

Un monito diretto, lontano dai giri di parole. “Ho avuto la fortuna e l’opportunità di seguire i lavori che hanno preceduto questa legge tanto sentita, aspettata e fortemente voluta – ha spiegato in chiusura il Consigliere Regionale della Campania, Maria Ricchiuti -. Abbiamo raccolto spunti affinché questo testo legislativo riuscisse ad essere esaustivo ed efficace. Spesso si ha una visione distorta della legge, la vediamo e sentiamo come un qualcosa di arido e senza anima – ha continuato -. In questa, ad esempio, è forte il messaggio ed il cuore. Vanno recuperati i valori e i principi che oggi purtroppo abbiamo perso”. Capire, analizzare, istruire per riuscire ad agire con immediatezza e concretezza. A scongiurare la faccia di quella medaglia che permette ad ognuno di noi di essere in tutti momenti su ogni momento ma che riesce, allo stesso tempo, a sopraffare e distruggere intere famiglie. Quel vortice inarrestabile del cyberbullismo, in grado di spazzare via il buono dei social, della rete, delle persone.