Sabato, 15 Luglio 2017 16:28

Paolo Giordano: "A Giffoni si impara ad amare l'arte: i ragazzi sono le querce di domani"

"Giffoni è la metafora del mio personale rapporto con il cinema e la letteratura: un luogo fisico e morale in cui imparare ad amare l'arte in senso lato. Questo Festival, del resto, somiglia infinitamente a un vivaio e questi ragazzi sono le querce di domani". Così lo scrittore Paolo Giordano ha salutato un'entusiasta platea di masterclasser accorsi per ascoltare l'autore de La solitudine dei numeri Primi, il libro con cui il fisico teorico ha raggiunto il successo letterario nel 2008.

"Pur non essendo mai stato un feticista, mi considero un estimatore assoluto della scrittura sin da quando ho memoria", ha raccontato Giordano. "Aver amato così tanto un universo intero di carta e di inchiostro - ha aggiunto - è stata la conditio sine qua per la mia esperienza compositiva. Il risvolto della medaglia, però, continua a pesarmi: essere diventato scrittore ha in parte affievolito la mia libertà di estimatore. Continuo ad amare la lettura, ma certamente in maniera meno vergine rispetto alla fase da pre scrittore. Continuo ancora a stupirmi solo al cinema".

Una passione, quella per la settima arte, che ha permesso a Paolo Giordano di approcciarsi con assoluta neutralità anche alla trasposizione cinematografica del suo primo scritto: "Quando Saverio Costanzo ha iniziato a lavorare al film tratto dal mio libro non mi sono preoccupato. La sua opera - ha detto - non doveva illustrare per immagini il mio parto letterario. Se così fosse accaduto, io in primis avrei pensato a un atto becero. Il regista, viceversa, ha subito mostrato di possedere una propria istanza artistica, estetica e non di rado anche etica e - ha concluso Giordano - tanto più è riuscito a trasformare il testo in qualcosa di personale, maggiormente il suo ruolo ha trovato una reale ragione d'essere".