Mercoledì, 15 Marzo 2023 15:20

Abolire il numero chiuso per la facoltà di Medicina, oggi sull'edizione nazionale de "Il Mattino" la posizione di Claudio Gubitosi

Abolire il numero chiuso per l'accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia in Italia, oggi, sull'edizione nazionale de "Il Mattino" la posizone del fondatore di Giffoni, Claudio Gubitosi. Ecco il testo dell'editotriale.

"A leggere con attenzione il Giuramento di Ippocrate emerge con tutta la sua potenza come la professione del medico abbia una dimensione etica insopprimibile. Quella del medico è una missione, prima che una professione. Ed è probabilmente la più nobile delle arti, quella di mettersi al servizio degli altri per guarirne il corpo e l’anima.

Uno Stato che vuole, perciò, testimoniare la sua volontà di essere vicino ai propri cittadini, alle proprie comunità, partendo proprio dai più deboli, da chi vive l’incubo di una malattia, deve determinare tutte le condizioni possibili perché accedere a questa professione sia un processo equo, giusto e meritocratico. In Italia non sempre ci troviamo di fronte al verificarsi di queste circostanze.

Trovo, perciò, sacrosanta la posizione assunta in merito dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che sta portando avanti una battaglia istituzionale e politica perché si elimini una volta e per tutte la discutibilissima pratica del numero chiuso per le Facoltà di Medicina e Chirurgia previsto in tutte le Università italiane. Una modalità iniqua e che non corrisponde alle esigenze di assistenza sanitaria di un Paese come il nostro in cui si sconta una carenza strutturale di personale medico ed in cui si registrano evidentissime sperequazioni tra aree diverse della nostra Italia.

Il numero chiuso tra l’altro significa affidarsi alla cabala dei quiz che non sempre, direi quasi mai, individuano tra i candidati quelli che davvero hanno questa innata attitudine ad essere medico proprio come il Giuramento di Ippocrate lo delinea. Il numero chiuso, perciò, non sempre seleziona il meglio ma soprattutto impedisce al nostro servizio sanitario di essere efficiente come ogni cittadino vorrebbe ed auspica.

Come al solito la memoria corta rappresenta un male antico del nostro Paese. La pandemia, dalla quale non senza difficoltà siamo venuti fuori e che tante morti ha purtroppo prodotto, ha fatto emergere le fragilità del nostro sistema sanitario, le carenze, i deficit strutturali che spesso determinano veri e propri default organizzativi. Uno dei problemi di fondo è proprio determinato dalla penuria di medici. In Campania, cito l’esempio a me più vicino, siamo riusciti ad evitare l’implosione del nostro sistema sanitario solo grazie al pugno duro di certe scelte che potevano apparire odiose, ma che hanno determinato una sostanziale tenuta della struttura sanitaria regionale. E’ un dato di fatto. Dopo aver contenuto il Covid, però, si impone a chi di dovere di effettuare scelte che siano in linea e che prevengano il ripetersi di circostanze analoghe. Mantenere in vita il numero chiuso significa accanirsi inutilmente e penalizzare un campo nel quale l’Italia, grazie all’intelligenza e alla bravura dei suoi medici, vanta eccellenze riconosciute a livello mondiale.

Eliminare la pratica del numero chiuso significa, inoltre, essere vicino ai nostri giovani che spesso per inseguire il loro sogno e le loro legittime aspirazioni di vita lasciano la propria terra, non solo dal Sud al Nord, ma anche fuori Italia, in un’Europa che a volte è matrigna perché si prende i nostri migliori talenti, le nostre intelligenze più vive, quella classe dirigente di cui il nostro Paese ha maledettamente bisogno. Questo non è accettabile.

E l’Italia si conferma Paese dei paradossi perché da un lato finanzia le Università pubbliche, come è giusto, e consente a tanti ragazzi di formarsi e di diventare buoni medici e dall’altro lato non sa valorizzare queste professionalità che di fatto scelgono spesso il percorso della sanità privata o, peggio ancora, la strada dell’estero. E’ un’assurdità.

Così come non è accettabile che ci siano pezzi di territorio, in particolare nel Mezzogiorno, le nostre aree interne, che si ritrovano spessissimo a non aver diritto nemmeno alla medicina di base sempre per assenza di personale. Lo stesso accade per gli ospedali di montagna o anche per gli ospedali di comunità che sono stati finanziati dal Pnrr ma che non possono entrare in funzione perché medici non ce ne sono.

Non è normale, inoltre, che per colmare questa carenza siamo stati recentemente obbligati a far venire in Italia medici di altre Nazioni, addirittura di altri continenti. O, ancora, come spesso accade nei piccoli ospedali, si sceglie di reimpiegare il personale andato in pensione attraverso convenzioni e consulenze.

Non è, ancora, tollerabile che per effettuare un esame clinico in ambito pubblico sia necessario attendere liste d’attesa lunghissime e non sono spesso da Paese civile le immagini che arrivano dai Pronto Soccorso di tutta Italia, un sistema, quello dell’emergenza e del primo intervento, che ormai è fuori controllo con personale costretto a turni lunghissimi, massacranti. Tutto e sempre perché i medici sono pochi, pochissimi rispetto al nostro fabbisogno.

Giffoni è da sempre vicino alle speranze dei ragazzi. Insegna loro la bellezza e la forza dei sogni che guidano ciascuno di noi nella più nobile delle aspirazioni, quella di realizzare sé stessi e la propria esistenza. Ne è testimonianza il fatto non casuale di avere un team molto giovane, formato da persone del posto, ragazzi che per realizzarsi non hanno dovuto spezzare il legame con le proprie radici. Spessissimo, al contrario, questi nostri giovani, preparatissimi, formati, ricchi di creatività e voglia di fare, vengono mortificati nelle loro aspettative perché non hanno intorno a sé un sistema che li valorizzi per come meriterebbero. Restano così vittime di una disoccupazione giovanile che è diventata un male infernale e purtroppo endemico dalle nostre parti. Il numero chiuso in medicina è una delle cause, in questo settore, che alimenta questa forma orribile di disoccupazione.

E’ per tutti questi motivi che da Giffoni sosteniamo con forza questa battaglia contro il numero chiuso, che è innanzitutto una battaglia di civiltà. Se dovesse servire, siamo pronti a mobilitare la nostra community, i nostri GIffoner presenti in ogni parte d’Italia con banchetti pubblici davanti alle Università, agli ospedali, nelle piazze e nei luoghi simbolo del nostro Paese per chiedere con forza una riforma dell’accesso alla facoltà di medicina che è diventata ormai non più procrastinabile. Al fianco dei giovani sempre e della loro voglia di rendere il mondo migliore. Proprio come potrebbe essere migliore un mondo con più medici che svolgono questa professione con serietà, umanità e passione". 

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