Lunedì, 28 Dicembre 2020 18:08

Avventura e amicizia sullo sfondo di un mistero criminale: tutti i segreti di Triple Trouble

Impossibile credere in un vero amico, se prima non si acquisisce fiducia nelle proprie possibilità: sembra essere questo il messaggio che Marta Karwowska ha voluto regalare ai juror di #Giffoni50 – Winter edition con il suo Triple Trouble, una storia di avventura e sentimenti che ha incuriosito moltissimo gli Elements +6. 

Cosa c'entra La plage a Pourville di Monet, custodito nel National Museum di Poznan, in Polonia, con le vite di tre ragazzini e di una zia accusata ingiustamente di furto? La trama è veramente intrigante e la narrazione riesce a tenere sul filo della suspance l'occhio di chi guarda, catturandolo grazie a un cast che ha fatto presa sui baby giurati.

Con la guida ironica delle facilitator Elena Scisci e Carla Paglioli, i giffoner hanno tempestato di domande la regista e la produttrice, Agnieszka Dziedzic, per conoscere tutti i segreti di un film dove l'impronta femminile è decisamente marcata. Rosa, Claudia, Gabriella, Maria Rosaria, Chiara, Marisa, Zaira, Giuseppe sono stati solo alcuni dei piccoli cinefili incuriositi dal lungometraggio che fa dell'avventura il suo punto di forza.

“Le riprese sono durate trentadue o trentatrè giorni, ma in totale abbiamo impiegato quasi tre mesi per realizzare Triple Trouble: molti giorni sono stati impegnati nella scelta delle location e nel lavoro svolto con gli attori”. Una sorta di laboratorio psicologico, da cui ha preso vita una delle scene più belle del film, quella in cui una delle protagoniste parla con il suo io più profondo allo specchio. “Ci siamo dette – hanno spiegato Marta e Agnieszka – che poteva essere la soluzione migliore per trasmettere agli spettatori le emozioni del personaggio”.

Triple Trouble è il sequel di Double Trouble, “una storia – ha precisato la regista – che non meritava di avere la parola fine. C'era ancora qualcosa da raccontare e abbiamo scelto di farlo”. Tra gli stratagemmi narrativi, quello che ha solleticato maggiormente i juror è stato il furto del quadro di Monet, “un elemento che si ispira a un fatto di cronaca realmente accaduto. Vent'anni fa, in Polonia, un uomo riuscì a staccare la tela dalla cornice con un taglierino e per un lunghissimo periodo ha tenuto nascosta l'opera dietro il suo armadio. La cosa più buffa è che è stato scoperto solo dopo molto tempo e grazie a un'indagine che riguardava tutt'altro”. Julka, Olek, Felka, sono i pilastri attorno a cui si riammaglia una storia di gelosia e di amicizia, sullo sfondo di un mistero criminale che li aiuterà a riscoprirsi più veri.

“Julka aveva ancora molto da dire dopo Double Trouble – ha concluso Marta – Mi sono imbattuta in una grande squadra, persone che non solo sono decisamente capaci, ma si preoccupano del film tanto quanto me. Amo lavorare con la gente, sentire che siamo una buona squadra e abbiamo lo stesso obiettivo. E' allora possono accadere le cose più belle”.