Sabato, 27 Luglio 2019 19:51

Mahmood spiega il successo (e i suoi pericoli) ai masterclassers

“Te lo aspettavi? È questa la prima domanda che mi fanno tutti. No! Io parto sempre con aspettative basse e così se arriva qualcosa sono felice. E comunque gestire tutto questo non è facile, ci vuole tempo”. Mahmood non teme i giudizi dei ragazzi o di Andrea Laffranchi quando ammette che è davvero difficile capire, imparare a gestire quello che gli sta succedendo. Questo cambiamento non è sempre bellissimo, travolge te e le persone intorno a te, soprattutto le più care. Finisci per aver paura, per chiederti se davvero fosse questo quello che volevi. La settimana dopo Sanremo la gente citofonava continuamente a casa della mamma di Alessandro (Mahmood), se accendeva la tv vedeva sempre la sua faccia, una cosa che gli metteva una grande ansia addosso. Anche la famiglia, gli amici ora si fanno tantissimi problemi che prima non si ponevano: hanno paura di chiedere cose già chieste da altri, di stressare inutilmente; questo timore è chiaro nei loro occhi ed è inutile cercare di rassicurarli: anche loro hanno bisogno di tempo. “Insomma il prossimo pezzo anziché Soldi si chiamerà tempo” scherza sornione Laffranchi che riprende il filo del discorso con una domanda sul modo di lavorare; “Cambia il mezzo (di trasporto) ma non il metodo – risponde Alessandro - ora scrivo in aereo, prima scrivevo sull’autobus; registro tutto sul telefono, non salvo neanche niente in cloud, se mi rubano mi rubano tutto il disco: amo il pericolo!”. Ha parole di grande stima per la scena milanese negando sia così povera, che siano lui e Coma_cose le rare eccezioni, “è solo che il successo non è ancora arrivato, ma sono in tanti a scrivere, se non sono ancora emersi succederà. Non bisogna fare di tutta la città un fascio!” dice ridendo. Si passa alla domanda sul Mahmood autore (quando scrive per gli altri si sente molto più libero di quando scrive per se stesso) e sull’Eurovision, che ha aperto la strada del mercato internazionale a lui ma anche a tanti altri artisti italiani. Ed è da una domanda dei masterclassers che nasce il vero scoop dell’incontro: alla ragazza che riprende il tema del metodo di scrittura, lui risponde che prima registrava una o due frasi di testo quando gli venivano in mente e poi le recuperava e ci faceva su il pezzo. Ultimamente invece ha scritto una melodia su un bit che gli avevano mandato; su quella ha messo un fake italian (“no, non sul fake english perché se lo uso poi non riesco a cambiare dopo”). Così il pezzo che sta per uscire racconta di come non sia l’abito a fare il monaco. E quando i ragazzi gli chiedono se ha paura di sparire lui risponde che è normale averne, rifare il picco di Soldi è impossibile, ma a lui basterebbe riuscire a fare musica tutta la vita e poter vivere di quello.

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