Domenica, 27 Dicembre 2020 18:24

Pierpaolo Spollon ai ragazzi della Factory: “Credete in questa arte e metteteci entusiasmo. Le crisi e le incertezze ingegnano la creatività”

Recitare è respirare, scoprirsi libero in qualsiasi luogo. In qualsiasi veste. La passione per questa arte gli ha salvato la vita, dando forma e sostanza a quei sogni di bambino passati tra lego, costruzioni e disegni lasciati qua e la in giro per casa. Pierpaolo Spollon ha grinta da vendere, sguardo intenso e intraprendente, ironico e esuberante. Ospite della Winter Edition ha conquistato i ragazzi della Factory, per un Giffoni in digital experience che ha la bellezza dell’immediatezza, della semplicità che racconta grandezza. “Mi sembra di essere alla mia prima lezione di didattica a distanza – ha subito detto ai giffoner Spollon -. Mi chiamate a Giffoni per la prima volta e non ho la fortuna di potervi incontrare, mi hanno parlato di una magia fuori dal normale. È il classico mai na gioia edizione Spollon”. Carismatico, sognatore, irriverente: con Giffoni, amore a prima vista. Una chiacchierata tra amici quella tra il giovane attore e i ragazzi della Factory, qualche consiglio e la spinta a fare sempre di più, perché la meraviglia è tutta lì: “Riempitevi di cazzimma, mettetevi in gioco sempre – ha suggerito -. Lo studio, la conoscenza, vi migliorano ma voi cercate sempre di approcciarvi a questo mestiere con la testa e con il cuore. Non c’è una ricetta precisa per fare l’attore, se avete questo sacro fuoco provateci e datevi dei tempi ma non arrendetevi ai primi no, fatevi stimolare dalle sconfitte, costruite su quelle nuove ripartenze”. Lo specializzando di medicina nella serie record di ascolti Doc – Nelle tue mani, Riccardo Bonvenga, ha fatto di lui uno dei volti più apprezzati del piccolo schermo. “Tutti nascondiamo una parte di noi, c’è la ribalta e poi i retroscena. Tendiamo a mostrare quello che pensiamo sia bello da mostrare – ha raccontato Spollon -. Con il ruolo di Riccardo, mi è tornata in mente la mia adolescenza quando per nascondere la timidezza esageravo con l’ironia. Mi ero costruito una comfort zone, dove sapevo primeggiare e dove la timidezza non riusciva a limitarmi. Quell’insicurezza che ho cucito addosso a lui era la mia di qualche tempo fa, l’ho pensato in pace con se stesso alle prese con il mondo che lo circondava per affrontare finalmente la disabilità senza il peso delle maschere”. Recitare è la cosa che riesce a farlo sentire vivo, in pace con il mondo, nel posto in cui ha sempre desiderato stare: “Mi capita di non sentirmi all’altezza – ha continuato raccontandosi senza filtri ai giffoner -. Senza questo mestiere però non saprei stare, credo in quello che faccio e cerco di migliorarmi costantemente. Quando riesci a individuare gli errori che fai sei giù un passo avanti, è nei momenti di incertezza che si ingegna la creatività. Proprio durante le crisi e quando vengono fuori le fragilità che si aguzza l’ingegno. Le cose più belle nascono così e voi non fatevi scoraggiare dalle fasi negative, dalle strade che sembrano troppo lunghe e tortuose, studiate e poi improvvisate. Improvvisate e poi riprendete a studiare, le accademie ti formano ma non è detto che solo chi studia può fare l’attore”. Un fiume in piena, per uno scambio di emozioni e vita, arte e cultura. “Trovate la verità nel mezzo – ha così salutato la Factory -. Non sottovalutate mai l’arte di questo mestiere e difendetela, metteteci tutta la grinta che avete e credeteci sempre più forte”.