Sabato, 26 Dicembre 2020 21:04

GILEAD'S PROTOCOL: la lotta al cancro e la voglia di vivere raccontata ai GEX DOC

Gilead Kahn aveva 15 anni e mezzo quando è morto di cancro il 1° marzo 2018. La sua storia è stata raccontata attraverso GILEAD'S PROTOCOL (Israele) di Dvorit Shargal, in concorso nella sezione GEX DOC della Winter Edition. Nei digital cinema di Giffoni in centinaia si sono ritrovati per vedere il docufilm realizzato per aiutare i genitori, gli amici e i parenti di chi è affetto da malattie devastanti.

A parlarne con il pubblico a casa sono stati la regista Dvorit Shargal e i genitori del giovane protagonista. “Se avete la possibilità di vivere la vostra vita fatelo a pieno - hanno raccomandato ai juror i signori Kahn - noi ci crediamo molto, proprio Gilead diceva che si ha una sola occasione e non va sprecata. Cerchiamo di fare questo: andare avanti nel modo miglior perché credo che nostro figlio avrebbe voluto questo per tutti noi”.

Gilead era un giocatore di calcio molto promettente e ha combattuto il cancro per due anni. Ha vissuto non solo agonia e dolore, ma anche molti momenti di gioia durante la sua malattia. Ha anche trovato il suo primo amore. Il documentario nasce da un’idea dei suoi genitori, non è un film commemorativo, ma un’opera per aiutare genitori, figli, parenti e amici ad affrontare una situazione così difficile. Esamina le opzioni di trattamento, come comportarsi, cosa fare, il valore della cannabis medica e il contributo della medicina complementare.

Per molti versi, grazie a questo film, abbiamo imparato a conoscere Gilead in modo più approfondito. I racconti degli amici ci hanno restituito un altro ragazzo, con tante sfaccettature a noi sconosciute - continuano i coniugi Kahn - nessuno ha detto a nostro figlio cosa sarebbe successo ma crediamo che a un certo punto l’abbia capito. Rivedendo il documentario ci siamo resi conto di quante volte ci abbia detto addio”.

Costantemente al fianco della famiglia la regista: “È stata un’esperienza toccante - spiega Shargal - spero che con questo film abbiamo aiutato a riflettere sul senso degli affetti e del vivere, contribuendo a rendere il cancro questione di rilevanza collettiva”.

 

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