Lunedì, 22 Luglio 2019 20:21

Allevi ai giffoners: “Per essere innovatori occorre studiare il passato”

Tantissimi i giffoners che hanno preso parte alla masterclass Music&Radio con il talentuoso compositore Giovanni Allevi. Paolo Giordano, giornalista de Il Giornale, non teme di essere indelicato sottolineando che Allevi è sinceramente emozionato perché ogni volta che parla in pubblico si mette a nudo. È un artista che ha tenuto la barra dritta anche quando le critiche erano durissime, ha continuato a fare ciò in cui credeva, anche quando le sue non venivano recepite come innovazioni. E dunque, la domanda centrale è: cos’è un innovatore? “È una persona che sente un vuoto laddove tutti sono soddisfatti”, sottolinea Allevi e prosegue raccontando un aneddoto personale: “Dopo aver studiato dieci anni pianoforte, otto di composizione, mi sedevo in un punto preciso di piazza San Babila a Milano e pensavo che c’era qualcosa che mi mancava. Vedevo i ragazzi col violino andare in conservatorio e i fighetti per un'altra strada. Mi sembrava che il mondo della musica classica fosse per sempre separato, allontanato dal nostro tempo.

Quei piccoli violinisti apparivano dei disadattati. Di qui la mia insoddisfazione, questo senso di vuoto angoscioso”. Ma il senso di inadeguatezza può infastidire il prossimo? Pronta la risposta di Allevi: “Sono arrivato a Milano a 28 anni, disoccupato. Ero sempre da solo. Mi ero già laureato in filosofia e mi ero iscritto all’ottavo anno di composizione per terminare il corso. Per due o tre anni non ho parlato con nessuno, chiuso nel mio monolocale. Ho scritto la mia musica, studiato tanto. Il mio sogno era però riprendere una musica classica nelle forme e contemporanea nei contenuti, ovvero tradurre Rachmaninoff o Chopin in suoni attuali”. La lezione che rivolge ai ragazzi è chiara: per potersi avventurare nel futuro occorrono la conoscenza, lo studio, che ci danno la capacità di guardare nel passato per addentrarsi nel domani. Quindi – chiosa rivolto ai ragazzi – Se anche voi vi sentite dei disadattati …siete sulla buona strada!”. I giffoners chiedono del concerto a Napoli di cui racconta nel libro La musica in testa: c’erano soltanto cinque persone nel pubblico: “La vera barriera che ho dovuto vincere non riguardava solo le persone, ma la sala da concerto vuota: il nostro è un tempo che vive la dittatura dei grandi numeri e se non abbiamo le folle idolatranti davanti a noi crediamo di non valere niente. Quando ho capito che stare dietro ai numeri mi condannava all’infelicità, ho suonato felice per quei cinque fan”.

Rispondendo ad un’altra sollecitazione arrivata dai masterclassers, Allevi ha rivelato ciò che di fondamentale ha scoperto di se stesso attraverso la filosofia, Socrate soprattutto: non essere nulla. “Una liberazione! In questo mondo dove dobbiamo apparire ed essere qualcosa per tutti per essere giudicati, essere nulla è liberatorio. Noi non siamo nulla, quindi non possiamo giudicare gli altri né esserne giudicati: è un punto di forza, non è una posizione debole”, ha stigamtizzato. Tra i vari aneddoti confidati ai ragazzi, quello che ha segnato la sua rottura con il mondo accademico: era al terzo/quarto anno di pianoforte quando portò a lezione una sonata di Mozart, ma cambiandone il finale. La professoressa inorridì e alla fine gli tirò in testa il libro; mentre era chinato a raccoglierlo, vide con la coda dell’occhio un sorrisino compiaciuto sulle labbra dell'insegnante...