NEELE LEANA VOLLMAR
Nata nel 1978 a Brema, in Germania. Dal 2000 al 2005 ha studiato all’Accademia di Cinema Baden-Württemberg, a Ludwigsburg. Nel 2003 ha partecipato al Berlinale Talent Campus. Durante i suoi studi, ha diretto i cortometraggi WATTENMEER (1999), ZU ZWEIT (1999), EINE REISE (2000), SANS UNE PAROLE (2001), WEISS (2001), TOTE FISCHE SCHWIMMEN OBEN (2002), MY PARENTS (MEINE ELTERN, 2003). Nel 2005 ha realizzato il suo saggio di fine corso all’Accademia di Cinema, ossia il suo primo lungometraggio, VACATION FROM LIFE (URLAUB VOM LEBEN, 2004). In seguito ha girato i lungometraggi PEACEFUL TIMES (FRIEDLICHE ZEITEN, 2008), la co-produzione italo-tedesca INDOVINA CHI SPOSA MIA FIGLIA (MARIA, IHM SCHMECKT'S NICHT!, 2009) con Sergio Rubini e Lino Banfi, e tre film per ragazzi: THE PASTA DETECTIVES (presentato a Giffoni nel 2014), RICO, OSKAR AND THE MYSTERIOUS STONE (2015) e MEIN LOTTA-LEBEN - ALLES BINGO MIT FLAMINGO (2018).
Dichiarazioni del regista
"Come cineasta, mi interessano e commuovono le persone che vogliono essere diverse, che vogliono uscire dalla routine. Sono queste le persone al centro del film AUERHAUS: un gruppo di sei giovani che si uniscono per impedire al loro amico di suicidarsi. Già nel romanzo di Bov Bjerg, ero incuriosita dalla tensione tra lo slancio umoristico dei ragazzi di campagna che cercano di vivere una vita selvaggia nel loro piccolo villaggio e la profondità delle loro lotte di amicizia, crescita, amore e morte dall'altra parte - eppure tutto ciò si intreccia con ironia e umorismo. In AUERHAUS i protagonisti sono una banda di ragazzi e ragazze in viaggio verso l'indipendenza che si ribellano per lottare per i loro sogni, ma poi non riescono ad essere all’altezza delle loro enormi responsabilità e sono costretti a crescere molto più velocemente di quanto desiderassero. La trama si svolge nel retroterra tedesco negli anni '80 - tutti conoscono tutti - e il desiderio di distanza e del mondo là fuori è più che comprensibile. Per la maggior parte della gente del posto, un tentativo di suicidio non è accettabile, una vergogna per l'intera famiglia. Non si parla delle debolezze. Una questione rilevante oggi come allora. La posizione anomala rispetto alla scuola e all'intera comunità consente agli abitanti di AUERHAUS di condurre una vita con pochi controlli e pochi confini. Ma significa anche che sono soli. Già il titolo indica la distanza tra questi due mondi: il nome "our house" gira per le strade, ma gli abitanti del villaggio non conoscono l'inglese e quindi la casa del gruppo diventa per loro "AUERHAUS" proprio come la parola tedesca Auerhahn che significa beccaccia. I nostri protagonisti vivono proprio come su un'isola, ognuno alla ricerca del proprio vero sé, cercando di trovare un posto nel mondo. Una sfida che ognuno di noi ha già affrontato!"